Veneto Banca, l’assemblea presenta il conto agli ex

UDINE. Veneto Banca farà causa agli ex amministratori dell’istituto considerati responsabili del crac che ha trascinato il valore delle azioni da un massimo di 42 euro agli attuali 10 centesimi, polverizzando grandi e piccoli capitali. Lo ha deciso ieri, con una maggioranza plebiscitaria, l’assemblea dei soci svoltasi a Volpago del Montello, in provincia di Treviso.
L’assise ha detto dunque di sì all’esercizio dell’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici per il dissesto della ex Popolare, con parecchie filiali anche in Fvg. Interesserà i componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale di Veneto Banca in carica sino al 26 aprile 2014, nonché Vincenzo Consoli «in qualità di direttore generale, sulla base e nei limiti delle responsabilità riscontrabili e imputabili a carico di ciascuno».
Niente azione verso la società di revisione, Pricewaterhouse Coopers, nello specifico. All’assemblea erano presenti oltre 500 aventi diritto al voto, titolari di circa 9,9 miliardi di azioni pari al 97,69%. I sì sono stati pari al 99,99%.
L’azione di responsabilità, così come previsto dalla relazione elaborata dal nuovo Cda, riguarda gli ex amministratori di Veneto Banca succedutisi dal primo gennaio 2006 al 26 aprile 2014, data dell’assemblea in cui Flavio Trinca si presentò dimissionario dalla presidenza e al suo posto venne eletto Francesco Favotto. Il documento ha come elemento centrale il resoconto di un’attività istruttoria commissionata da Veneto Banca a una società di conseguenza (Forensic) sulla regolarità di 40 posizioni di clienti e altre operazioni rilevanti.
«L’analisi svolta - si legge nel documento - ha permesso di individuare la presenza di anomalie nella fase di concessione e successiva gestione degli affidamenti, unitamente a potenziali responsabilità in capo ai soggetti deliberanti con particolare riferimento ai membri del Consiglio di amministrazione».
Quale conseguenza della gestione degli affidamenti alle 40 posizioni prese in esame, è il calcolo eseguito dagli advisor, «la Banca, al 31 dicembre 2015, risultava esposta per complessivi 402 milioni, con un valore di perdite già realizzate e accantonamenti per perdite previste pari a circa 198 milioni».
Rispetto ad anomalie su operazioni rilevanti, Forensic avrebbe poi riscontrato «anomalie in relazione, tra l’altro e in specie, a condotte attinenti o comunque collegate all’irregolare gestione degli ordini di compravendita di azioni di Veneto Banca e/o alla assunzione da parte della Banca di specifiche obbligazioni negoziali in favore di determinati clienti azionisti nella prospettiva di favorire il mantenimento o l’accrescimento della partecipazione azionaria dei medesimi nella Banca».
Anomalie sarebbero poi state rilevate su «pagamenti e contestazioni di consulenti ed altri prestatori di servizi in assenza di contratto o mandato».
Intanto l’urgenza di attivare al più presto i tavoli di conciliazione è uno dei punti più frequentemente toccati dai circa 20 soci intervenuti nel corso dell’assemblea di Vb. Gli azionisti danneggiati dalla svalutazione quasi totale intervenuta la scorsa primavera sui titoli, il cui valore oggi è di 0,10 euro contro i 39,50 di meno di due anni fa, sono circa 88 mila (oltre 3 mila in Friuli Venezia Giulia) ma le ipotesi di conciliazione, secondo quanto ipotizzato, prevederebbero risarcimenti non superiori al 20% del valore.
La maggioranza degli azionisti (pari al 47% del totale), poco più di 40 mila, risultano essere detentori di meno di 300 azioni. Altri 26 mila possiedono dalle 300 alle mille azioni. L’insieme di questi piccoli azionisti potrebbe essere risarcito dalla banca con un esborso di poco superiore ai 170 milioni.
Su questi temi non manca la presa di posizione di Federconsumatori Fvg che assiste anche centinaia di azionisti beffati di Veneto Banca, oltre ai quasi 3 mila di Banca Popolare di Vicenza. «Non è che siamo molto soddisfatti - puntualizza la presidente dell’associazione di tutela dei consumatori, l’avvocato Barbara Puschiasis -. Era un’iniziativa che chiedevamo da un anno e più e adesso leggiamo che riguarda solo alcune operazioni su fidi e acquisto azioni e non vengono coinvolte le società di revisione dei bilanci.
Così però non ci sono garanzie per il recupero delle somme, anche se l’azione dovesse andare bene. I tempi saranno lunghi e stiamo comunque in attesa dell’esito del procedimento penale e di quelli sanzionatori dell’autorità di vigilanza. Le conciliazioni con il 20% del valore originario delle azioni? Non ci sta bene, la banca faccia una proposta seria. Da giugno non abbiamo più alcun contatto con i vertici».
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