VENZONE RIPARTÌ DALLA SUA STORIA
Venzone è un monumento nazionale, lo era anche prima delle scosse dei terremoti che il 6 maggio e il 15 settembre 1976 distrussero il Friuli. La cittadella medievale è stata ricostruita com’era e dov’era rendendola unica a livello internazionale.
«Il nostro obiettivo era ricostruire Venzone» afferma il sindaco di allora, Antonio Sacchetto, osservando con un po’ di fastidio le auto parcheggiate nella piazza lastricata, davanti al municipio. «Questa piazza andrebbe pedonalizzata» insiste con un velo di commozione che gli segna lo sguardo. Pensa al dolore e alla rabbia vissute nel 1976 quando la gente considerava il vincolo delle Belle arti la causa di tutti i suoi mali. Nei crolli morirono 47 persone, centinaia le case distrutte, tante anche le chiese. Tutti, in vario modo, si sono battuti per salvare Venzone e il suo centro storico, per ricostruire il duomo caduto nella mattina del 15 settembre.
«Ho visto crollare il duomo di Venzone» scriveva il collega Giampaolo Carbonetto, sulle pagine del Messaggero Veneto. «Sono le 11.21 e sono fermo in colonna alle porte di Venzone. Vedo il duomo ed è diverso dal solito; manca la mole massiccia del campanile, crollato con lo scrollone delle 5.15. Mentre faccio notare la cosa al fotografo, la macchina ha un fremito e, subito dopo, comincia a ondeggiare in maniera violentissima. Sulla destra vedo un muro che si sta inclinando pericolosamente su di noi. Ingrano la prima e mi porto a centro strada. Poi, in un fracasso tremendo, riusciamo ad aprire le portiere e a mettere i piedi a terra senza, però, riuscire a mantenere l’equilibrio. La macchina fotografica, comunque, comincia a scattare immediatamente. Non c’è possibilità di regolare il diaframma e tempo: bisogna premere il pulsante e basta, dirigendo l’obiettivo verso il polverone che si alza dal posto dove sorgeva fino a quel momento il duomo e verso i fianchi delle montagne coperti dalla polvere sollevata dalle numerosissime frane staccatesi contemporaneamente dai versanti».
Quarant’anni dopo, di quel polverone è rimasto solo il ricordo. Venzone è rinata, ma, come sostiene l’ex sindaco, deve guardare avanti senza dimenticare la sua storia. Il Messaggero Veneto, assieme ai lettori, lo sta facendo. Chiediamo a chi si riconosce nelle immagini di raccontarci le loro storie, ai tanti volontari arrivati da tutta Italia e dall’estero di inviarci (terremoto1976@messaggeroveneto.it) i loro pensieri, agli abitanti di Portis di rivelarci cosa significa abbandonare per sempre le case minacciate dalle frane.
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