Verona d’accordo: è friulana la storia di Giulietta e Romeo

L’arte a Shakespeare, il mito a Verona, ma la storia appartiene al Friuli... Ed è la storia dei cugini Luigi da Porto e Lucina Savorgnan, meglio noti come Romeo e Giulietta. Sono loro ad avere ispirato il poeta inglese ed è il loro amore che viene raccontato nella più celebre tragedia degli amanti divisi contro il loro volere.
A sostenerlo ci sono documenti, immagini e il parere di studiosi come Bergamini, Comelli, Ellero, Ganzer e Tesei, solo per citarne alcuni. Ma anche il Comune di Verona che ha concesso il patrocinio all’iniziativa della Provincia di Udine voluta dall’assessore Elena Lizzi e dal presidente Pietro Fontanini. Iniziativa che, con un investimento di poco superiore ai 50 mila euro, ha portato alla pubblicazione de Il volto gentile della patria - una novella per un amore friulano, abbinata a una mostra in Sant’Antonio abate. Un libro che, scritto in due versioni bilingui (italiano/friulano e inglese/friulano), racconta, a 500 anni di distanza, la storia di Lucina e Luigi, la nascita del mito di Romeo e Giulietta e molto altro. A incominciare dall’inquadramento storico. «Il 1511 fu un anno terribile per il Friuli - racconta infatti Alessandro D’Osualdo, che ha curato l’intero progetto -: in un solo anno, oltre ai disastri della guerra di Cambrai che vide contrapposti veneziani e imperiali, il Friuli subì il massacro della “crudel zobia grassa”, la rivolta dei contadini, un violento terremoto, forse il peggiore dell’intera storia friulana, e la peste. Eppure è proprio in questa situazione estrema che nacque il seme di un amore contrastato che diverrà l’amore più celebre a livello mondiale, quello di Giulietta e Romeo».
I fatti sono ormai noti: alla vigilia del massacro del giovedì grasso, Maria Griffoni Savorgnan tiene un ballo di carnevale dove si esibisce al canto, alla danza e, forse, anche al clavicembalo, la figlia Lucina. «Tra gli intervenuti - spiega D’Osualdo - c’è un capitano di cavalleria della fazione avversa, Luigi da Porto, inviato, forse, per spiare. Tra Luigi e Lucina, che sono cugini, c’è già del tenero, forse si sono addirittura sposati nella chiesa di San Francesco: il palazzo che la ospita confina infatti con l’orto e il cimitero dei Frati Minori proprio come nella tragedia scespiriana. Ma il loro amore è destinato a naufragare sia per ragioni di Stato (Lucina finirà per sposare un altro cugino così da mettere pace tra le due famiglie e su ordine di Venezia); sia perché di lì a poco Luigi viene ferito gravemente a Manzano durante un contrasto con cavalieri imperiali. Obbligato a ritirarsi nel suo castello di Montorso Vicentino, Luigi viene informato delle prossime nozze dell’amata e così scrive una novella autografa che invia a Lucina a ricordo del loro amore. In breve la novella (ambientata a Verona, forse per non inguaiare Lucina) e molto apprezzata dal Bembo, è data alle stampe con il titolo di “Giulietta” e, infine, con quello di “Giulietta e Romeo” giungendo così a conoscenza del giovane Shakespeare che ne ricava un mito immortale». Adesso la Provincia vuole però recuperare la storia che c’è dietro a questo mito. Con una pubblicazione, una mostra e anche un marchio: “1511-2011 Giulietta&Romeo”, quelli veri, quelli friulani.
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