Verso il via libera per i test sierologici: ricercatori già al lavoro nei laboratori

Il direttore del Dipartimento di medicina di laboratorio dell’Azienda sanitaria universitaria del Friuli centrale, Francesco Curcio: pensiamo di farcela entro la prossima settimana, poi potremo offrirlo al pubblico

UDINE. A un passo dal test. Le premesse perché il percorso possa essere ultimato in tempi rapidi ci sono tutte: i ricercatori contano di riuscire a validare entro la prossima settimana i migliori test sierologici presenti sul mercato.

Il direttore del Dipartimento di medicina di laboratorio dell’Azienda sanitaria universitaria del Friuli centrale, Francesco Curcio, è fiducioso e conferma che «tutti i laboratori del Fvg stanno lavorando in collaborazione con l’assessorato e la Direzione regionale salute: la prossima settimana – aggiunge – dovremmo riuscire a validare il miglior prodotto presente sul mercato.

La ricerca

Il team di ricercatori è sulla buona strada. Riuscire a validare il test significa creare una base scientifica per organizzare la ripartenza, la cosiddetta fase 2 che, se la situazione non precipiterà, scatterà dopo il 3 maggio. «Una volta definito quale sarà il migliore test presente sul mercato potremo offrirlo al pubblico», continua il direttore del Dipartimento di Udine nel precisare che il test sierologico ci dirà se una persona è entrata in contatto con il SarCov2.

A differenza del tampone che consente di individuare i positivi al virus nel momento in cui vengono sottoposte all’esame, il test sierologico consentirà di rivelare i falsi positivi, ovvero gli asintomatici, che comunque possono trasmettere l’infezione. Persone che dovendo restare in quarantena non potranno andare a lavorare. Seppur validato, il test non darà invece garanzie per la ricerca delle persone immunizzate perché, spiega Curcio, «al momento non conosciamo ancora quali anticorpi neutralizzano il virus». Il lavoro di squadra caratterizza da sempre l’impegno della comunità scientifica che, anche in questo momento, continua a lavorare condividendo tutte le informazioni.

«Non c’è nessuna competizione», conferma il professore citando il test di Pavia dove hanno già fatto una primissima pre validazione. «Noi riusciamo ad avere anche il test del policlinico San Matteo di Pavia per fare la validazione dei prodotti presenti sul mercato» rivela il professore sapendo bene di avere addosso gli occhi degli imprenditori che non vedono l’ora di poter contare su un test valido.

È una sorta di corso contro il tempo quella che porterà alla validazione del test sierologico in tutto il Paese visto che l’indagine sulla popolazione è uno dei punti fondamentali previsti dal ministro della Salute, Roberto Speranza, per programmare la fase 2. Tra una decina di giorni, infatti, circa 150 mila persone dovrebbero essere sottoposte al test in strutture che saranno indicate dalle Regioni. Ecco perché anche il programma del Friuli Venezia Giulia per la validazione del test prosegue di pari passo con la programmazione definita dal commissario Domenico Arcuri.

Gli imprenditori

I primi a sperimentare il test sierologico saranno gli imprenditori. Solo l’altro giorno Confcommercio Udine, attraverso Antonella Colutta, si è detta disponibile a «fare da area test» per garantire la riapertura delle attività nella massima sicurezza, tutelando così il diritto alla salute. Questa è anche la filosofia del Comitato scientifico della raccolta fondi promossa dall’imprenditore Antonio Maria Bardelli e dal commercialista Gianattilio Usoni, per sostenere alcuni progetti di ricerca contro il coronavirus.

Tra questi c’è anche la validazione del test sierologico. Bardelli punta sulla conoscenza per ridurre gli effetti di una crisi che si preannuncia inevitabile. Il numero uno di Città Fiera, invita, infatti, i comitati scientifici a definire protocolli comportamentali da distribuire ai cittadini.

«Se in una famiglia ci sono degli anziani – spiega –, dobbiamo insegnare a tutti i componenti di quella stessa famiglia ad adottare comportamenti idonei per tutelare i nonni. Se non lo facciamo prima di riaprire le aziende rischiamo di perdere tempo prezioso e di arrivare impreparati». Lo stesso vale per i lavoratori impegnati nelle aziende classificate dal Comitato nazionale della Protezione civile ad alto rischio.

«Non contesto la chiusura totale, al contrario la ritengo indispensabile per bloccare il contagio, ma queste misure non possoo essere portate avanti all’infinito. Se la chiusura va oltre un certo limite può creare danni irreparabili». Il messaggio di Bardelli è chiarissimo: «Prepariamoci perché arriverà il momento in cui apriremo e dovremo farlo in totale sicurezza».


 

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