Verso il voto, intervista a Bolzonello: "Rischiamo l'annessione al Veneto"

UDINE. Sergio Bolzonello alza il livello dello scontro nei confronti del suo principale competitor, Massimiliano Fedriga evidenziando la sensazione, a più o meno tre settimane dal voto del 29 aprile, che il (lungo) rush finale delle Regionali sia destinato a diventare particolarmente bollente. Certo, sul territorio il vicepresidente della Regione prosegue negli incontri con categorie e semplici cittadini, ma a differenza del passato, questa volta, lascia ampiamente da parte il fioretto per giocare di spada.
Bolzonello, si dice in giro che lei sia particolarmente infastidito dal fatto che Fedriga abbia scelto, in campagna elettorale, di ridurre al minimo i confronti diretti. È vero?
«Io mi permetto soltanto di sottolineare come esista un problema, enorme, di par condicio vista la sua presenza, praticamente quotidiana, sulle televisioni nazionali. In questi anni si è ripetuto, come un mantra, che Debora Serracchiani era sempre a Roma, da dove peraltro sono arrivati miliardi di finanziamenti a favore del Fvg. Bene, adesso sappiamo già che, in caso di vittoria del centrodestra, Fedriga qui non ci sarà mai».
Alla fine, dicono in tanti, quella del leghista è una precisa strategia politica che esiste, in Italia, almeno dal 1994: se pensi di essere in vantaggio, riduci al minimo i confronti, e resta tra la gente, perché hai soltanto da perdere...
«Mah, capisco il non essere ovunque. È impossibile per ognuno di noi, ma a me piacerebbe, per rispetto dei cittadini del Fvg, incontrarlo in una sorta di uno contro uno politico. All’interno di un teatro, o scelga lui dove visto che per me è indifferente, a discutere di programmi, di futuro della regione, senza trincerarsi dietro a facili slogan oppure mandare altre persone a fare le sue veci».
Si riferisce a Riccardo Riccardi, possibile vicepresidente in caso di vittoria del centrodestra?
«Sì, ma sia chiaro che il problema non è Riccardi. Non la persona in sé, né il politico con il quale ci siamo confrontati negli ultimi cinque anni in Consiglio. Io non ho alcun problema a discutere con lui, ma contesto il metodo, la forma. I confronti si fanno tra candidati, altrimenti tutti noi possiamo farci sostituire da tecnici, anche se non avrebbe alcun senso perché i cittadini devono scegliere, e votare, il prossimo presidente, non un esperto».
Fedriga utilizza, lecitamente, il trend nazionale della Lega e lo stesso fa Alessandro Fraleoni Morgera con il M5s. Lei, invece, pensa di essere penalizzato da un Pd che, a Roma, pare immobile?
«Anche questa è una strumentalizzazione mediatica. Il Pd ha compiuto una scelta precisa che io condivido. Le elezioni sono state vinte dal centrodestra e dal M5s. Ci pensino loro a creare un esecutivo e voglio proprio vederli governare. Auguri, perché questa volta non tocca a noi».
Lei però viene accusato di nascondere tout court il simbolo dem...
«Il giorno dopo la sconfitta del 4 marzo potevo arrendermi oppure reagire. Ho scelto la seconda strada avviando l’affissione dei cartelloni elettorali per le Regionali. Non avevamo, però, ancora chiuso l’accordo con Open-Sinistra Fvg e quindi cosa avrei dovuto fare? Attaccare qualcosa di monco? Ho deciso di metterci la faccia, come sempre, e di andare avanti. La verità è questa».
Lei parla spesso di rischi per il Fvg in caso di successo di Fedriga. Quali sarebbero?
«Intanto quello di assistere a una guerriglia continua, per cinque anni, delle diverse anime, opposte tra loro, che compongono la coalizione, come sta avvenendo a Roma. Oltre a questo, sarebbe dannoso lasciare in mano la Regione a una persona che ha maturato una buona esperienza parlamentare, da rispettare, ma che di amministrazione, e dei nostri territori, non sa nulla».
Ed è sempre convinto che la Specialità del Fvg sarebbe a rischio?
«È un ragionamento quasi matematico. Qui rischiamo l’annessione al Veneto in nome di una visione complessiva leghista che guarda al Fvg soltanto come a una pedina. D’altronde, e lo ha detto chiaramente Giancarlo Giorgetti, a Roma non si sta creando il Governo in attesa delle Regionali. Perché il peso di un Nord interamente a trazione leghista avrebbe un impatto devastante. E da noi è evidente che, così come è stata sacrificata la candidatura di Riccardi sull’altare dello scacchiere nazionale, l’Autonomia del Fvg verrebbe totalmente azzerata per privilegiare gli interessi complessivi della Lega al Nord, a partire ovviamente da quelli di Veneto e Lombardia. Le prove, d’altronde, ci sono già».
Può spiegarsi meglio?
«Basta andare a rileggersi il modello che propone Fedriga per la sanità per capirlo. Per anni ci hanno accusato di macelleria sociale. E cosa sarebbe, allora, quella del Veneto dove Luca Zaia sta chiudendo dieci ospedali e dove, soltanto negli ultimi tempi, una cinquantina di medici si è dimessa per passare nel settore privato? Questi sono fatti, non chiacchiere».
Da qui al voto resta meno di un mese di tempo. Come pensa di convincere i friulani a ribaltare il risultato delle Politiche?
«Continuerò a fare campagna elettorale basandomi su idee concrete, senza slogan, ma raccontando il mio progetto di regione avanzando proposte concrete con coperture certe, come ho sempre fatto in questi mesi. Partecipando a tutti confronti e, soprattutto, stando tra la gente. Mi muoverò, cioè, come sono abituato da tutta la vita: lavorando. Anche in politica non esistono scorciatoie, a parte per qualcuno che ha dalla sua parte qualche televisione romana in più».
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