Verso le elezioni: Bolzonello tenta lo sprint, a destra è partita a scacchi
UDINE. Gli occhi di tutti, anche in Friuli, sono puntati in questi giorni su Montecitorio dove si cerca la quadratura del cerchio sulla legge elettorale per le Politiche la cui approvazione – è evidente pure agli occhi di un neofita – spalancherebbe le porte al voto anticipato in autunno.
Alle nostre latitudini si attende di capire se davvero Matteo Renzi andrà fino in fondo, ma soprattutto come verranno definiti, nel dettaglio, i collegi perché un conto è provare a correre per il Parlamento con lo schema a sei aree disegnato da Emanuele Fiano, un altro – come è sembrato nelle ultime ore – applicando alla Camera i vecchi collegi del Mattarellum per il Senato.
Squadra e compasso serviranno a tutti, ma al di là degli scenari parlamentari e delle geografie dei collegi, oggi va in archivio una settimana che – a centrosinistra – ha segnato un’altra tappa di avvicinamento da parte di Sergio Bolzonello alla candidatura a governatore.
Il vicepresidente, prima di tutto, ha incassato il placet ufficiale del capogruppo Pd in Consiglio regionale Diego Moretti, ma, pur indirettamente, ha beneficiato anche delle notizie arrivate dal Nazareno. La conferma di Debora Serracchiani nella segreteria dem, infatti, non soltanto rafforza il ruolo della presidente ai vertici del partito, ma la avvicina – e non di poco – a una corsa per il Parlamento.
E a quel punto, in uno schema che prevede l’annuncio sulla decisione ufficiale di Serracchiani in piena estate e la strategia della maggioranza dem che preme per una candidatura da presidente in modo tale da approvare la legge di Bilancio regionale e portare il Fvg a scadenza naturale, Bolzonello diventerebbe una scelta quasi automatica.
Certamente esistono ancora porzioni di centrosinistra che continuano a mettere in circolazione di Alberto Felice De Toni e che, alla fine, potrebbero pretendere le primarie di coalizione con il rischio, però, di scontrarsi con la “macchina da guerra” già allestita da Bolzonello e le inevitabili ripercussioni che ne deriverebbero all’interno della coalizione.
Se il vicepresidente, dunque, tenta lo sprint finale, dall’altra parte della barricata – leggasi il centrodestra – si gioca una sorta di partita a scacchi. Le parole di Renzo Tondo secondo cui in caso di grande coalizione a Roma ci sarebbe la necessità di un presidente di garanzia per il Fvg – e in molti hanno letto in queste dichiarazioni una sorta di autocandidatura –, non paiono aver scalfito la sensazione che, alla fine, la partita vera era e resta una corsa a due tra Riccardo Riccardi e Massimiliano Fedriga.
Forza Italia ha rispedito al mittente, come peraltro pure il Pd, qualsiasi ipotesi di inciucio locale e resta in attesa. Di valutare il peso interno dei singoli partiti della coalizione alle prossime amministrative, senza dubbio, ma soprattutto di capire come si muoverà la Lega Nord in caso di elezioni anticipate.
I fari, infatti, sono puntati soprattutto sulle scelte legate a Fedriga che da quasi un anno, ormai, si è «messo a disposizione dell’alleanza», ha il totale appoggio dei vertici nazionali del partito – da Matteo Salvini a Luca Zaia fino a Roberto Calderoli, come riferiamo nella pagina a lato –, ma continua a rappresentare uno dei pochi elementi del Carroccio del Fvg davvero di peso e potenzialmente “spendibili” anche dopo l’eventuale voto in autunno a Roma.
Per cui, alla fine, la Lega potrebbe anche chiedergli di ritornare a Montecitorio e a quel punto sarebbe complesso pensare che possa correre per piazza Unità. Perché saremmo già in piena campagna per le Regionali e Fedriga, quindi, dovrebbe lasciare lo scranno alla Camera per tentare la scalata a Trieste oppure candidarsi da parlamentare in carica offrendo il fianco ai possibili attacchi del centrosinistra sul doppio ruolo e l’eventuale “paracadute” romano in caso di sconfitta in Fvg.
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