Verso le elezioni, Rosato scalza Serracchiani nel listino alla Camera. E nel centrodestra Pittoni capolista al Senato

Fallito il tentativo di darle un posto sicuro fuori Fvg. Ritorna a Trieste il duello con Tondo, Illy al Senato senza “paracadute”. Shaurli si autosospende, Marsilio minaccia l’addio. Il presidente del Carroccio, invece, guiderà la truppa di Salvini in Fvg per palazzo Madama. Se Savino correrà nel colleggio, diventa chiave il posto al plurinominale



UDINE. Partita chiusa e – pare – sigillata.
Debora Serracchiani
sarà candidata nel ruolo di numero due al listino della Camera e pure nel collegio uninominale di Trieste dove sfiderà
Renzo Tondo
. Niente da fare, dunque, per la presidente che non è riuscita a scalfire la titanicità di
Ettore Rosato
, difeso a spada tratta da
Matteo Renzi
come capolista del Fvg.




L’esito finale a Montecitorio, esattamente quello di cui si parlava da mesi, arriva al termine di una giornata in cui la temperatura all’interno del Pd sfiora il livello di ebollizione. Quando in mattinata si diffondono le liste emerse nella nottata del Nazareno, infatti, queste confermano lo schema con Rosato primo, Serracchiani seconda e
Franco Iacop
addirittura terzo alla Camera con, dunque, un piede e mezzo fuori dal Parlamento. Il primo a scatenarsi, letteralmente, è
Cristiano Shaurli
che diffonde – a nome della minoranza orlandiana – un comunicato di fuoco.

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«La composizione delle liste è difficile e lascia sempre alcuni scontenti – si legge –, ma in Fvg non era complicato chiudere con una proposta forte e condivisa. Ovviamente serviva quell’attenzione al territorio e quel senso di comunità politica che qualcuno si dovrà assumere la responsabilità di non avere o di non aver voluto avere: la disponibilità, senza alcun “paracadute”, di personalità come Riccardo Illy o di uscenti come Giorgio Brandolin e Giorgio Zanin, dava forza e credibilità al nostro partito, a cui aggiungere nel proporzionale figure come Serracchiani e Iacop fondamentali in questi anni di governo regionale». Shaurli se la prende soprattutto con le candidature dell’udinese Tommaso Cerno come numero uno al Senato – che definisce un «esterno che secondo me non è sicuramente un valore aggiunto per il territorio e il Pd regionale» – oltre al ruolo di capolista di Rosato aggiungendo di leggerci una «umiliazione della sinistra del partito».

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Insomma, tanto basta a Shaurli per «uscire dagli organismi dirigenti del Pd e, come molti, limitarmi a continuare a lavorare per il Pd su quei territori che stiamo dimenticando». Uno scenario in cui, tra l’altro, si aggiungono anche le voci di un Enzo Marsilio particolarmente imbufalito e che, vista la composizione delle liste, starebbe minacciando di abbandonare al Pd portando con sé le migliaia di preferenze che è in grado di garantire in Carnia. Nel corso della giornata, poi, ai mal di pancia si somma la componente che fa riferimento a Iacop – di cui scriviamo a parte – e intanto al Nazareno si accorgono di aver sbagliato i conti. All’appello nazionale, infatti, mancano nove donne da schierare da capolista e quindi si fa largo la possibilità che a Serracchiani venga garantita una pluricandidatura, anche fuori regione.

La presidente fuori regione

YouTrend pubblica, addirittura, una bozza del listino di Pescara-Chieti in cui viene inserita al secondo posto alle spalle di Camillo D’Alessandro. Non è vero, si dice in giro, e in realtà pare che l’ipotesi su cui si stesse lavorando fosse legata alla Sicilia più che all’Abruzzo. Con il passare delle ore, però, ci si rende conto che la pressione di ampie fette di Pd locale non trova terreno fertile al Nazareno: Rosato non si tocca in Fvg e Serracchiani resta “solo” al secondo posto in regione con anche la possibilità di correre a Trieste. Prendere o lasciare, spiegano da Roma. La presidente, evidentemente, prende se è vero che spiega di essere «soddisfatta di correre nella mia regione come avevo chiesto da tempo» aggiungendo che si sarebbero potute «chiudere meglio le liste del Fvg, ma adesso guardiamo avanti e pensiamo a vincere le elezioni» affermando pure di essere «molto motivata dalla candidatura nel collegio uninominale di Trieste, dove ho lavorato molto: è un collegio impegnativo, ma proprio per questo stimolante».



Il tutto una manciata di minuti prima che Renzi (che in tarda serata in un tweet ringrazia Illy per essere candidato senza paracadute) dirami le liste definitive. Ci sono soltanto due cambi, rispetto alla mattinata: Iacop torna terzo al Senato con Paolo Coppola trasferito nella stessa posizione alla Camera, oltre alla sostituzione, al quarto posto dello stesso listino di Antonella Grim con Patrizia Del Col. Confermato il resto. Illy si «mette al servizio da indipendente» al Senato, con Isabella De Monte nell’altro collegio e Tatjana Rojic seconda al listino. Zanin corre a Pordenone, Silvana Cremaschi a Codroipo, Francesco Martines a Udine e Giorgio Brandolin a Gorizia. Game, set, match e buona campagna elettorale a tutti.

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Matteo Renzi e Maria Elena Boschi ANSA/ GIUSEPPE LAMI


La battaglia di Serracchiani al Nazareno

Urla, proteste, vertici barricati all’interno di una sorta di bunker immersi nella definizione delle liste che, con i complicati meccanismi del Rosatellum-bis e il rispetto delle quote del genere, rappresenta quasi un parto gemellare rispetto agli elenchi bloccati del defunto Porcellum.


 
Dalle parti del Nazareno, a partire dalla nottata tra giovedì e venerdì, è andato in onda una sorta di psicodramma collettivo con un vero e proprio assalto al gruppo di fedelissimi di Matteo Renzi impegnato in una serie di tagli agli uscenti destinati, comunque, a lasciare ferite. E in questo scenario si inserisce anche la due giorni romana di Debora Serracchiani la quale, tra una visita in Vaticano per l’udienza del pontefice e un’ospitata televisiva, si è giocata, sino all’ultimo istante, prima della direzione di venerdì notte, la sua personalissima battaglia per “scalzare” Ettore Rosato dal ruolo di capolista alla Camera in Fvg.
 
Questione di politica, si dirà, ma anche di pesi e contrappesi interni in uno scenario in cui il capogruppo a Montecitorio è diventato – pur non essendo per provenienza geografica parte integrante del Giglio Magico – uno dei più stretti collaboratori dell’ex premier. Insomma, la sensazione, netta, è che Rosato all’interno di un partito sempre più cucito su misura da Renzi pesi ormai molto più di Serracchiani. Al punto che, quando la presidente si presenta al Nazareno, non viene accolta dall’ex premier, bensì da Luca Lotti, ministro dello Sport, ma soprattutto braccio destro del segretario nazionale. E Lotti, in estrema sintesi, le conferma lo schema iniziale, e noto da mesi: in Fvg sarà seconda nel listino, dietro, appunto, a Rosato con la possibilità di correre pure all’uninominale.


 
Cosa cambia, viene da chiedersi, tra primo e secondo posto considerato che il numero due alla Camera non sarà blindatissimo, ma garantisce quasi scontate possibilità di elezione, a meno che il Pd non crolli attorno al 17-18%? Questione di rapporto di forza, secondo tanti dem, in un partito che, tra l’altro, in Fvg in poche ore ha visto cambiare, per scelte centrali, non soltanto la propria geografia regionale, ma anche la forza dei singoli soggetti. Il ritorno di Riccardo Illy e il ciclone Tommaso Cerno hanno modificato, nettamente, gli equilibri con il rischio quindi, molto concreto, di mettere politicamente in ombra la presidente che, proprio per quello, al Nazareno non si arrende. Un giovane dem, racconta la Stampa, confida di averla vista con gli occhi lucidi – e minacciare di andarsene – prima di entrare in “conclave” dove, poco prima di mezzanotte, i fedelissimi di Renzi cedono.


Rosato sarà candidato fuori regione, Serracchiani diventa capolista alla Camera, Franco Iacop passa al secondo posto di Montecitorio e Paolo Coppola finisce terzo al Senato. La presidente esce sorridendo e lascia il Nazareno prima della direzione. Tutto risolto? Mica tanto. Quando Vincenzo Guerini porta l’accordo sul Fvg al tavolo di Renzi, questi, di fatto, lo straccia. L’ex premier prende la penna e capovolge l’ordine degli addendi riportandolo a quello di partenza: Rosato primo, Serracchiani seconda con Iacop che scala in terza piazza e vede “allontanarsi” Roma.


 
È questa la lista che viene trasmessa, in piena notte, in regione e che per il gruppo a sostegno della presidente rappresenta una vera doccia gelata. Certo, al termine della direzione, i dem si accorgono di non aver rispettato il 60% delle quote di genere per i capolista perché all’appello mancano 9 donne. Serracchiani, quindi, torna in corsa. Per “obbligo”, però, non per scelta del segretario. Perciò, al netto di cambi, o di pluricandidature, il dato politico resta: la presidente ha combattuto, ma ha perso. E in prospettiva non è una sfumatura da poco. 

La partita del centrodestra: Pittoni capolista al Senato
 
Le valigie sono, di fatto, già pronte e, al netto di sorprese dell’ultimo minuto sempre possibili considerato come Matteo Salvini completerà il proprio elenco delle candidature entro la giornata odierna, Mario Pittoni torna a vedere da vicino Roma e il Senato.


 
L’attuale consigliere comunale leghista a Udine, presidente del Carroccio Fvg e già a palazzo Madama dal 2008 al 2013, infatti, è stato inserito nell’elenco degli ex padani per il Senato nel ruolo di capolista. Pittoni, dunque, ottiene uno dei due posti davvero blindati della Lega – l’altro, cioè il numero uno al listino della Camera va di diritto al segretario regionale e capogruppo uscente a Montecitorio Massimiliano Fedriga –, anche se il Carroccio, in questa regione, punta a eleggere almeno due deputati.

Le proiezioni delle ultime settimane, nel dettaglio, danno il centrodestra (la coalizione è fondamentale nei collegi, nell’epoca del Rosatellum-bis) avanti al centrosinistra sia all’uninominale per Montecitorio di Pordenone, dove verrà schierata Vannia Gava, sia, pur in maniera minore, in quello di Udine, territorio nel quale Fedriga ha deciso di mettere in campo il sindaco di Corno di Rosazzo Daniele Moschioni. Interessante, poi, è anche capire chi piazzerà la Lega al secondo posto del proporzionale alla Camera. Essere alle spalle del segretario regionale, infatti, non è banale, perché, secondo i meccanismi di riparto della legge elettorale, il Carroccio potrebbe, specialmente in caso di arrivo davanti a Forza Italia alle urne, eleggere non uno, ma due deputati in quota proporzionale. Si vedrà, probabilmente oggi, anche se le voci danno in corsa una tra Federica Seganti e la consigliera regionale Barbara Zilli.

Sandra Savino vede Codroipo
 
A proposito di Forza Italia, quindi, lo stato maggiore azzurro – a partire dalla coordinatrice Sandra Savino e dal capogruppo in Consiglio Riccardo Riccardi – ieri si è diviso tra palazzo Grazioli e la sede nazionale del partito per cercare di completare il mosaico delle candidature. Il problema, al momento, non è tanto in Fvg, quanto nel meccanismo di incastri a livello nazionale che deve tenere conto di pesi e contrappesi generali. Il vero nodo da sciogliere, tra gli azzurri locali, resta il collegio di Codroipo. Dopo l’addio alla candidatura di Massimo Blasoni, infatti, quell’area – che i sondaggi danno per vincente – è diventata meta ambita per parecchi amministratori locali azzurri, ma, in fondo, anche per i vertici nazionali berlusconiani. Il Rosatellum-bis, però, impone alla coalizione, se non si vuole toccare lo schema di spartizione deciso con gli alleati, di schierare una donna.
E allora la soluzione più logica porta a ritenere che Forza Italia possa schierare, anche per mantenere una sorta di status quo interno, la stessa Savino in quel collegio.

Politiche, nel Centrodestra Blasoni fuori corsa e Fi cerca l’incastro
Udine 07 aprile 2017.Palazzo Kechler, conferenza stampa del gruppo di destra per la prossima corsa a Sindaco di Udine..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone


A quel punto, inoltre, diventerebbe molto interessante la situazione nel listino proporzionale. Se, infatti, la coordinatrice regionale dovesse battere Silvana Cremaschi all’uninominale, libererebbe il secondo “slot” che diventa, quindi, particolarmente appetibile. Sui nomi, tenendo in considerazione come il ruolo di capolista al Senato dovrebbe andare a Stefano Balloch, il quartier generale azzurro, mantiene il riserbo, ma si mormora del possibile inserimento di Franco Dal Mas, oppure dell’attuale eletto a piazza Oberdan Roberto Novelli.


Questo, dunque, lo schema di lavoro azzurro per quanto, storicamente, Arcore sia foriero di colpi di scena dell’ultimo minuto e dunque è meglio prendere tutto con le pinze fino al deposito delle liste, mentre è tutto, o quasi, stabilito negli altri petali della coalizione.



Fratelli d’Italia, che si è conquistato il collegio senatoriale di Udine e Pordenone, ha messo in campo il consigliere regionale Luca Ciriani e, parallelamente, punta sulla coppia formata da Walter Rizzetto e Fabio Scoccimarro nei proporzionali di Camera e Senato. A Noi con l’Italia, infine, è andato l’uninominale di Trieste dove Renzo Tondo pregusta la sfida elettorale – dal sapore di una vera e propria rivincita rispetto alle Regionali 2013 – contro la presidente Debora Serracchiani. Per quanto riguarda i listini, invece, è probabile che a Montecitorio tocchi – in quota Udc – all’ex onorevole Angelo Compagnon e sono stati preallertati, come possibili candidati di servizio, anche parecchi consiglieri regionali locali come Alessandro Colautti e Paride Cargnelutti.

 

Argomenti:elezioni 2018

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