verso le regionali »il centrodestra

UDINE. Ricordate il famoso punto interrogativo – lanciato dalle colonne del Messaggero Veneto – di Renzo Tondo su Riccardo Riccardi, una manciata di mesi fa? In quell’occasione, l’ex governatore, disse che, in relazione alla possibilità che il suo “vecchio” assessore potesse diventare nel 2018 il candidato del centrodestra per la Regione, c’era la necessità di «capire se possiede la stoffa del vero leader in grado di raggruppare tutti attorno a sé».
Bene, questo accadeva ad agosto. Prima, cioè, delle comunali di domenica scorsa e dell’asse saldatosi all’interno del blocco conservatore locale. La crisalide, probabilmente, non sarà ancora diventata una farfalla, ma nel processo di trasformazione da barricadero in Aula a coagulatore del centrodestra, Riccardi, in una decina di giorni, ha bruciato due tappe che possono pesare parecchio nella corsa alla poltrona di candidato alla presidenza della Regione.
I sorrisini di scherno degli avversari (esterni, ma pure interni) delle settimane precedenti il voto a Codroipo, infatti, si sono trasformati in silenzi assordanti dopo aver letto il dato di Fi nel Comune – “feudo” riccardiano da sempre – balzato al 27,49% dei consensi e vitale per l’allungo piazzato da Fabio Marchetti su Alberto Soramel al primo turno. E poi c’è l’asse, sotto gli occhi di tutti stando a quanto visto martedì in Consiglio regionale, stretto con buona parte dei “sindaci ribelli” che lo ha portato a diventare l’uomo di riferimento di quell’area di centrodestra a piazza Oberdan nella battaglia politica sulle Uti e, soprattutto, sui fondi alla Protezione civile.
Certamente, come ricorda qualche forzista, il cammino è ancora lungo e nel “pazzo” mondo del centrodestra non c’è quasi mai nulla di sicuro. Soprattutto perché in piedi c’è sempre l’ipotesi che porta a Massimiliano Fedriga. Il capogruppo leghista alla Camera, non soltanto ha lanciato la propria candidatura – strategica o meno che sia – da mesi e si muove con l’avallo di Matteo Salvini alle spalle, ma può anche contare sui risultati ottenuti a livello locale, da maggio in poi, dal “suo” Carroccio. Buoni a Trieste e Codroipo, per quanto in entrambi i casi alle spalle di Fi, ottimi nella “Stalingrado isontina” e cioè quella Monfalcone in cui la Lega è diventato il secondo partito grazie al 14,47% dei consensi. Fedriga, in altre parole, resta sempre un nome molto più che papabile per la corsa a piazza Unità, mentre paiono in netta difficoltà gli altri, almeno teorici, competitors sul terreno.
Gli uomini di Ar, ad esempio, in questa tornata non hanno eccelso e Renzo Tondo, che in Aula è stato ai margini della lotta intrapresa dai sindaci di centrodestra con la Regione, sembra in calo di consensi complessivi. Ma soprattutto pare fantapolitica pensare che, se il trend attuale dovesse essere confermato anche alle amministrative del 2017, la coalizione possa convergere su Sergio Bini. Perché in uno scenario friulano in cui i partiti di centrodestra recuperano consensi invece di perderli, pensare di rivolgersi a un “civico” – per di più con Ar già fatta e disponibile in casa –, non avrebbe molto manico, come si dice in gergo, cioè ben poco senso politico.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto