Vescovi, in due anni tante nuove nomine Pellegrini, possibile una promozione

Limiti di età: dimissioni in vista a Trieste e nel 2023 a Udine Fra 2 anni lascerà Pizziolo, presule di Vittorio Veneto e Sacile
Enri Lisetto



Il prossimo biennio porta in dote il probabile cambio di guida per due delle quattro diocesi del Friuli Venezia Giulia: a settembre, come prevede il Codice di diritto canonico, al compimento dei 75 anni dovrà presentare le dimissioni il vescovo di Trieste, il prossimo anno sarà la volta di quello di Udine. Si apre, ovviamente, la partita dei “papabili” anche se il “metodo Francesco” degli ultimi anni non ha mancato di riservare molte sorprese: il pontefice, infatti, pesca spesso tra preti abbastanza giovani e, di solito, con «l’odore nelle pecore», ovvero provenienti dal mondo della carità. È stato così, quattro anni fa, anche a Pordenone dove, dopo decenni, la diocesi ha donato un presule: è monsignor Livio Corazza, già direttore della Caritas diocesana e poi nell’ufficio nazionale, destinato a Forlì Bertinoro dal 23 gennaio 2018.

Dunque, sono sedici i vescovi italiani che nel 2022 presenteranno le dimissioni per raggiunti limiti di età. Il primo della lista per anzianità è proprio il “capo”, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, presidente della Conferenza episcopale italiana, che compirà 80 anni il 7 aprile.

Ma nel giro di un biennio saranno cinque, quindi un terzo dei quindici, i vescovi che presenteranno le dimissioni nel Triveneto.

Intanto un arrivo: il 31 gennaio farà l’ingresso a Chioggia monsignor Gianpaolo Dianin, 60 anni tondi, nominato vescovo a novembre, che sostituirà Adriano Tessarollo, classe 1946.

Tre, invece quelli che nel 2022, al compimento dei 75 anni, presenteranno le dimissioni: il 7 marzo Giuseppe Zenti, già vescovo di Vittorio Veneto, a Verona dal 2007; il 15 giugno Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza dal 2011; il 29 settembre Giampaolo Crepaldi, a Trieste dal 2009. Tutte e tre le sedi vengono ritenute molto prestigiose.

Solitamente papa Francesco dispone nuove nomine, ma cerca anche di valorizzare coloro che, indipendentemente dal tempo di permanenza in una sede, lungo o breve che sia stato, hanno dato e hanno ancora da dare alle comunità.

In questa cornice, non ci sarebbe da meravigliarsi, ad esempio, di una promozione del vescovo di Concordia-Pordenone Giuseppe Pellegrini: in diocesi dal 2011, con una prospettiva pastorale di un decennio, in sintonia con Papa Francesco ha valorizzato le missioni, ha rilanciato il seminario, ha donato alle chiese sorelle diversi preti, ha potenziato il settore della carità destinandole addirittura il complesso della Madonna Pellegrina, ha avviato, con lungimiranza, il percorso sinodale ancora prima della chiesa italiana.

Il 2023, inoltre, porterà un possibile cambio anche nella arcidiocesi di Udine: il primo settembre, infatti, a presentare la rinuncia sarà monsignor Andrea Bruno Mazzocato, nel capoluogo del Friuli dal 2009. L’anno dopo chiuderà la partita il presule di Vittorio Veneto dal 2008, monsignor Corrado Pizziolo, che compirà 75 anni il 23 dicembre.

Il “giro” dei dimissionari per età si chiuderà così, dunque, essendo gli altri vescovi lontani dal termine di mandato, fissato appunto a 75 anni. Per la statistica, toccherà – ma solo tra sette anni – al vescovo di Concordia Pordenone Giuseppe Pellegrini, classe 1953, così come al patriarca di Venezia Francesco Moraglia; sono nati nel 1955 i vescovi di Adria Rovigo Pierantonio Pavanello e Padova Claudio Cipolla, nel 1956 quello di Gorizia Carlo Roberto Maria Radaelli e nel 1958 monsignor Renato Marangoni (Belluno Feltre). I rimanenti, sono addirittura nati negli anni Sessanta: nel 1962 Lauro Tisi (Trento) e Ivo Muser (Bolzano Bressanone) e, il più giovane a Nordest, nel 1965 Michele Tomasi, originario di Bolzano, nominato alla guida della diocesi di Treviso nel 2019. —



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