Vetroresina, spiragli dopo il fallimento

POVOLETTO. Confidano in una svolta, i vertici del Vetroresina group di Povoletto, fabbrica di cui il Tribunale di Udine ha sancito, venerdì, il fallimento. Le informazioni che trapelano sono, per...

POVOLETTO. Confidano in una svolta, i vertici del Vetroresina group di Povoletto, fabbrica di cui il Tribunale di Udine ha sancito, venerdì, il fallimento.

Le informazioni che trapelano sono, per ovvie ragioni, generiche, ma il senso è chiaro: ci sono alcune realtà industriali – non è ancora dato sapere se italiane o estere – che stanno guardando con attenzione all’azienda, fondata nel 1960 e forte, fino a poco tempo fa, di un ruolo di leader in Italia, ma pure su scala europea; non esistono, infatti, imprese capaci di produrre tubature con dimensioni e tecnologia pari a quella garantita dalla Vetroresina.

Uno spiraglio, insomma. «Vari soggetti – abbozza il direttore della produzione, Piergiorgio Domenis – hanno manifestato interesse». Uno, in particolare, sarebbe determinato a concludere l’affare e si troverebbe, dunque, più avanti dei concorrenti nell’iter del caso.

Già la prossima settimana, così, potrebbero esserci sviluppi positivi. Si vedrà.

Dal direttore Domenis arriva, nell’attesa, un auspicio: «Sarebbe davvero un peccato – dichiara – che questa impresa dalla storia lunga e prestigiosa dovesse svanire nel nulla, interrompendo la propria tradizione. Le credenziali vantate da Vetroresina sono eccellenti: lo stabilimento merita indubbiamente considerazione».

A cominciare – non dice, ma fa intendere – dalle istituzioni: «Il Friuli non può lasciar morire una ditta così importante, che ha sempre rivestito, nel suo settore operativo un ruolo da pioniere grazie alla realizzazione di serbatoi, tubi, tutti impianti assolutamente all’avanguardia».

«Ma non solo – aggiunge Domenis –: è stata costantemente impegnata a cercare nuove nicchie di mercato e non limitatamente al settore civile e industriale».

Il sindacato, nel frattempo, dovrà studiare possibili soluzioni per i dipendenti, 60 persone.

Il decreto di fallimento, infatti, ha complicato una situazione già piuttosto precaria.

Finora i lavoratori erano in regime di cassa integrazione ordinaria e di solidarietà, ma il fallimento, appunto, ha cambiato le carte in tavola.

Si tratterà pertanto di capire, quindi, se vi siano eventuali ammortizzatori alternativi. (l.a.)

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