Viaggio all’interno del nuovo ospedale

UDINE. Tutti in fila davanti allo sportello informazioni, dietro al quale due addette continuano a rispondere alla stessa domanda: «Mi scusi, ma dov’è il nuovo ospedale?».
Familiarizzare con un percorso che si va via via sostituendo al consueto tragitto lungo i vialetti del Santa Maria della Misericordia, qua e là sbarrati dalle transenne dei cantieri residui, è una pratica che richiede tempo.
Per tutti il tragitto passa attraverso una svolta a sinistra all’estremità del padiglione centrale, dove ci si inabissa lungo una rampa di scale tuffandosi in un dedalo di tunnel sotterranei. Qui la gente vaga, a volte, senza sapere dove si trovi. Eppure, le indicazioni non mancano: basta seguire i cartelli gialli con l’insegna “nuovo ospedale” e camminare.
Nei tunnel
Lungo quel percorso sotterraneo letti di pazienti traghettati da piccoli transpallet sfilano dinanzi a frettolosi dipendenti in camice, personale che pedala su una bici e visitatori vaganti dall’aria un po’ spaesata.
«Quando sarà completato il nuovo tratto di tunnel, che dal padiglione di ingresso si innesterà nei sotterranei già realizzati, il percorso sarà molto più semplice e breve» assicura il direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria Mauro Delendi, mentre fa strada nel viaggio alla scoperta del nuovo universo ospedaliero, fermandosi qua e là a dare indicazioni a chi si è perso.
A dire il vero ci sono molti modi di arrivarci, tant’è che la gente affluisce dai punti più impensati: dalle Nuove mediche soprattutto, imboccando l’ingresso da via Colugna e usufruendo del vicino parcheggio gratuito. Altri tentano il percorso in superficie imboccando una serie di svolte e aggirando il vecchio padiglione cinque, ormai quasi completamente svuotato.
Ingresso solitario
Una volta entrati nella palazzina arroccata a ferro di cavallo intorno a una piccola corte ci si immerge nel candore delle pareti bianche che si intervallano alle superfici finestrate. All’ingresso del complesso destinato a ospitare fino a 270 pazienti non c’è nessuno, pochi i dipendenti che si muovono al pianoterra dal quale partono un paio dei 24 ascensori, alcuni dei quali riservati al personale.
Un vasto pannello indica le diverse specialità dislocate ai piani superiori. Lo sguardo zigzaga verso l’alto, dove le rampe delle scale si intersecano in un gioco di luci. Su un lato di sviluppa la piastra ambulatoriale dell’Otorinolaringoiatria con una decina di studi e all’estremità opposta quelli della Clinica Maxillofacciale, i primi ad essere approdati nella nuova struttura un paio d’anni fa.
Al primo piano si aprono le degenze del Dipartimento di Chirurgia generale, diretto da Roberto Petri, che comprende la Chirurgia vascolare, la Gastroenterologia, la Clinica chirurgica e quella urologica. Tutto è immerso nel colore giallo, una sorta di codice che avvolge l’intero dipartimento.
Impossibile entrare nelle sale chirurgiche, cui si accede solo con un badge, perché, come spiega il direttore Roberto Petri «sono in corso degli interventi chirurgici e tutte le sale sono disposte sulla stessa piastra».
Si tratta comunque di sale di moderna concezione dotate di apparecchiature che permettono la consultazione dei referti radiologici direttamente in sala, dove pure può essere pure compilato il registro operatorio.
Completamente rinnovata l’attrezzatura all’interno delle sale, che come spiega il direttore generale Delendi, sono diventate una dozzina, mentre le otto preesistenti saranno utilizzate per il polo di Chirurgia specialistica che verrà ricavato al vecchio padiglione cinque.
Parenti in visita
Poco dopo mezzogiorno arrivano alcuni visitatori alla ricerca dei parenti ricoverati. Si dirigono alla reception dove il personale infermieristico è pronto a fornire informazioni sulla distribuzione dei pazienti.
«Per il momento gli orari di visita non sono stati modificati – premette il direttore del Dipartimento Petri – stiamo mantenendo invariate le fasce orarie fra le 12 e le 13 e fra le 17 e le 18, in futuro si vedrà». Le camere all’interno del reparto ospitano due posti letto e sono dotate di servizi, alcune sono già occupate. «Ma entreremo a pieno regime a partire da domani (oggi per chi legge ndr)» chiarisce Petri.
Box in Semintensiva
Ancora vuote le camerette della Terapia semintensiva, 13 box singoli e due doppie, immersi in un’atmosfera ovattata. All’interno di ciascuno di essi è raggruppata tutta la documentazione clinica e i farmaci destinati al singolo paziente. Le camere schermate da una barriera vetrata si organizzano intorno al banco del personale.
«Attraverso il monitor possiamo controllare i parametri e le condizioni di ciascun paziente» assicura la caposala. Nell’arco di pochi giorni, quando cioè all’attività d’urgenza si affiancherà quella programmata, i posti saranno occupati in fretta. Il personale approfitta delle ore di tranquillità per riordinare e controllare dotazioni e apparecchiature
L’area blu
Arrampicandosi lungo le candide scalinate fra ballatoi che si affacciano su ampie superfici finestrate ci si imbatte in qualche visitatore in attesa al secondo piano che ospita Ortopedia e Traumatologia alla quale a giorni si affiancherà la Clinica ortopedica. Anche questo piano, come del resto quello sottostante, comprende 76 posti letto.
Non tutte le stanze del reparto, contraddistinto dal colore blu che compare sia nelle camere sia nelle sei sale operatorie, sono occupate da pazienti visto che in vista del trasferimento l’attività è stata ridotta. Confortevoli salottini occupano le aree comuni. L’altra metà del piano sarà presto occupata dalla week surgery con camere riservate ai pazienti sottoposti a interventi chirurgici che devono essere dimessi nell’arco di una settimana.
I piani vuoti
Oltre la metà del personale destinato a trovare collocazione nel nuovo ospedale, circa 300 dipendenti, si muove già all’interno di questi due piani. A ciascun piano sono stati predisposti gli imbocchi della posta pneumatica che permette di far viaggiare fra un reparto e l’altro capsule con referti, documenti o campioni biologici da analizzare. Accedere al terzo piano, dove in capo a un mese dovrebbero essere trasferite l’Ematologia e l’Oncologia, non è altrettanto facile.
Nemmeno i badge riescono ad aprire tutte le porte dei reparti all’interno dei quali ci sono piccoli dettagli ancora da sistemare in attesa dell’apertura, stesso dicasi per il quarto piano, dove in capo a qualche decina di giorni si raggrupperanno gli studi medici ora disseminati da un capo all’altro del vecchio complesso ospedaliero.
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