Viaggio in Friuli con l’auto elettrica: le colonnine sono poche e la ricarica è un miraggio

Si fa presto a dire mobilità sostenibile. Il mercato delle auto elettriche, nonostante gli incentivi previsti da governo e Regione, non decolla come sarebbe stato lecito aspettarsi un paio di lustri fa, quando la propulsione a batteria pareva destinata a mettere a rischio l’incontrastato predominio delle vetture alimentate dai carburanti derivati dal petrolio. In Fvg sono appena 155 le auto elettriche “pure” immatricolate.
E, alla prova dei fatti, si capisce perché. Poche colonnine di ricarica per “rifornire”, mal segnalate e spesso attivabili soltanto con modalità farraginose. Guai a non fare bene i conti con l’autonomia della vettura, il vero scoglio (assieme ai tempi di ricarica) contro cui sbatte inesorabilmente l’entusiasmo di chi pensa ad abbracciare la causa “green” al volante. A bordo di una Nissan Leaf Tekna da quaranta cavalli, alimentata da una batteria agli ioni di litio da 350 volt, abbiamo attraversato il Friuli, trasformandoci per un giorno in automobilisti “convertiti” alla causa dell’elettrico.
Auto elettica, fermata Friuli: il nostro video reportage su una e-car
L'inizio del viaggio e l'autonomia fissa a duecento chilometri
L’appuntamento all’Autonord Fioretto è di buonora. Federico De Anna, addetto alla vendita del salone di Reana del Rojale, illustra con disinvoltura le caratteristiche della vettura scelta per la nostra prova su strada, diretta erede del modello che per primo ha sdoganato la trazione totalmente elettrica alla fine dello scorso decennio.
Il cambio è automatico e per accendere il motore basta premere un pulsante: se l’opzione Eco (che permette di contenere i consumi) è attivata, si perde qualcosa in fase di spunto, ma si riescono a superare i 200 chilometri prima di essere costretti allo stop per la ricarica. Lasciata alle spalle la concessionaria, puntiamo verso Tarvisio: l’obiettivo è arrivare nella Valcanale, scendere verso Pordenone e rientrare a Udine.
Guarda il percorso e segui gli spostamenti sulla mappa
Prima tappa, Gemona: nessun segnale e colonnina free
Il tempo di familiarizzare con la dotazione della Leaf ed è tempo della prima sosta. Per trovare le colonnine di ricaricare ricorriamo a una delle applicazioni per smartphone più affidabili tra quelle disponibili sugli store on-line, ovvero Nextcharge. Che ci segnala una colonnina della Tesla all’esterno del centro commerciale di via Taboga, a Gemona. E meno male che ci pensa l’app, perché – e sarà una costante che ci accompagnerà per tutto il viaggio – i segnali che indichino la presenza del punto di ricarica non esistono.
La mappa delle colonnine per caricare l'auto elettrica secondo l'app NextCharge
La colonnina fuori dal polo della Bravi consente la ricarica gratuita e veloce: per i modelli d’auto più recenti questo significa poter rifornire l’80 per cento del “serbatoio” in mezz’ora. Ricarichiamo il 5 per cento della batteria in una decina di minuti, semplicemente attaccando alla presa dell’auto (che si trova sopra la maschera dell’avantreno) il cavo della colonnina: un gioco da ragazzi.
Meno facile staccare lo spinotto: dobbiamo ricorrere al manuale d’istruzione per scoprire che il rilascio è governato dalla chiave elettronica. Chissà se lo sapeva, a differenza nostra, il vecchietto che ha osservato divertito la scena appoggiato per una decina di minuti sulla balaustra fuori dai negozi.
Verso Tarvisio e il modello Austria
Il capoluogo della Valcanale è fornitissimo, complice la vicinanza con l’Austria, dove le auto elettriche sono largamente diffuse e le colonnine spuntano come funghi. A pochi passi dalla stazione delle corriere c’è un punto di ricarica con sei postazioni, quattro delle quali consentono l’allaccio con le comuni prese schuko. Per ricaricare bisogna avere dietro il proprio cavo: il dispositivo si attiva con la carta di credito e la tariffa varia dai 2 agli 11 centesimi a minuto, a seconda della potenza erogata.
Curiosamente, il display propone traduzioni perfette in inglese e tedesco, mentre la versione in italiano è decisamente zoppicante («Il totale è fatto dopo che il cavo diventò tracciato», recita enigmaticamente una schermata). Il sistema, in ogni caso, funziona in maniera efficace: per un “pieno”, servono 24 euro, che vengono scalati dal conto a ricarica completata. Tornando verso Camporosso ci fermiamo al bar ristorante Dawit, che da qualche anno ha deciso di montare una colonnina di ricarica nel parcheggio.

Per attivarla bisogna chiedere una smart key ai gestori del piccolo ristorante: «Funziona? Insomma: vengono a ricaricare una volta ogni due settimane, in media», replica Gino Micossi, titolare del minimarket. «Ogni tanto mia moglie ancora borbotta - continua - ma l’idea è nata quando abbiamo cambiato gestore per l’elettricità. Abbiamo deciso di noleggiare le colonnine della Repower e fornire un nuovo servizio ai nostri clienti».
Viaggiatori e turisti si fermano al minimarket di Camporosso per una breve sosta o per mangiare un boccone e caricano qui l’auto elettrica. I guadagni arrivano quindi in maniera indiretta: il suo ristorante è segnato nelle app specializzate e chi si ferma a fare il “pieno” di energia è costretto ad aspettare almeno un paio d’ore. Qui può accedere allora al ristorante o al negozietto. «Con le consumazioni dei clienti rientriamo in qualche modo nelle spese di noleggio, gestione e bollette delle colonnine». In totale? «Ogni mese spendiamo sui 200 euro. Se “spalmiamo” il consumo, diciamo che ci costa due euro all’ora».
Tesla a San Daniele e il guadagno indiretto
Lasciamo la montagna e ci spostiamo verso la zona collinare, con Pordenone come obiettivo finale. Passaggio obbligato a San Daniele: fuori dal prosciuttificio Dok Dall’Ava ci sono gli erogatori della Tesla, anche in questo caso non indicati da cartelli stradali ma evidenziati dalle piazzole in asfalto verde con cui abbiamo imparato a familiarizzare. Come a Gemona, basta attaccare il cavo collegato alla colonnina e il gioco è fatto.
Stop a San Vito al Tagliamento e ritorno "forzato" a Udine
Fino a qui abbiamo macinato più di 180 chilometri, con il cruscotto digitale che ci garantisce un’autonomia residua di un’ottantina di chilometri. Rischiamo, in sostanza, di non riuscire a tornare a Udine. Nextcharge ci segnala una colonnina di ricarica rapida a San Vito al Tagliamento: sono le 14 di un rovente giorno infrasettimanale di fine luglio e nel parcheggio del Conad di via Oberdan non c’è praticamente nessuno.
La colonnina Enel X non vuole saperne di funzionare: all’interno del supermercato una commessa ci fa sapere che serve una tessera o, in alternativa, bisogna scaricare l’app. Per il download, forse a causa della scarsa copertura di segnale, ci mettiamo quasi mezz’ora: dopo aver associato al software i nostri dati, riusciamo a sbloccare il dispositivo di ricarica ma scopriamo, non senza preoccupazione, che l’attacco che serve a noi è fuori uso. Morale: dobbiamo tornare a Udine.
LE COLONNINE PER LA RICARICA
112 stazioni di cui
- 61 in aree pubbliche
- 51 in aree private
- 32 slow (potenza compresa tra 2 e 6 kW)
- 71 fast (potenza compresa tra 7 e 22 kW)
- 9 rapid (potenza maggiore di 22 kW)
Troppo legati all'autonomia e poche colonnine. La strada è ancora in salita
La sensazione è che la nostra regione (e, più in generale l’Italia) sia largamente sottosviluppata sotto il profilo infrastrutturale per garantire un efficiente funzionamento della mobilità green. In Fvg ci sono 112 stazioni di ricarica, di cui 61 in aree pubbliche e solo 9 che consentono di ripartire velocemente. Basta per l’uso quotidiano? Dipende dai chilometri percorsi normalmente, dalla possibilità di ricaricare la batteria a casa (nessun problema per chi abita in una casa indipendente, ma nei condomini?) o a lavoro.
E poi l’autonomia: una recente ricerca di Harris Interactive spiega che i dubbi sulla scarsa durata della batteria (anche se i nuovi modelli garantiscono fino a 500 chilometri di percorrenza) costituiscono uno dei principali freni all’acquisto, assieme ai prezzi ancora elevati rispetto ai modelli tradizionali. Insomma, la strada (batteria permettendo) è ancora lunga.
In Friuli Venezia Giulia per il secondo anno vengono erogati contributi da 1,5 a 5 mila euro per auto benzina/metano, ibride ed elettriche. Non solo per i veicoli nuovi ma anche per quelli a chilometro zero e usati. «Inoltre – spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Fabio Scoccimarro –, dopo il chiarimento del Ministero per lo Sviluppo economico, si è appreso che c’è la possibilità di cumulo tra le misure statali e regionali e quindi in Fvg un’auto elettrica potrebbe costare fino a 11 mila euro di meno».
Una misura che punta ad abbattere una delle grandi resistenze legate all’acquisto dei mezzi elettrici, ovvero il prezzo di partenza. Un altro vantaggio? Nella nostra regione chi acquista un’auto elettrica può godere dell’esenzione della tassa di circolazione (il bollo) per cinque anni.
Il Friuli Venezia Giulia punta a essere il primo ente di area vasta d’Europa a mettere in atto una seria rivoluzione culturale della mobilità sostenibile: «Con il progetto Noemix infatti – riprende Scoccimarro – verranno rottamate 800 vetture vetuste, inquinanti e sottoutilizzate della Pubblica amministrazione che faranno posto a 500 auto elettriche; progetto che prevede anche la realizzazione di 200 colonnine di ricarica e la produzione di 500 Kw di energia rinnovabile».
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