Viaggio nei quartieri, Sant’Osvaldo tra case popolari e nuove povertà

UDINE. Sant’Osvaldo è da sempre il quartiere delle case popolari. Se poi quegli alloggi vengono assegnati quasi tutti agli stranieri, la convivenza diventa complicata. I diversi usi e costumi mettono in difficoltà chi straniero non è, fino al punto da invogliarlo a cambiare casa.
Succede anche questo nel quartiere a ridosso del comune di Campoformido, dove si avverte la mancanza del Consiglio di quartiere. L’istituzione che si faceva carico di segnalare i problemi a chi di dovere viene rievocata come anello di congiunzione tra la gente e l’istituzione.
Martedì, alle 11.30, gli abitanti nel quartiere e tutti coloro che conoscono questa realtà sono invitati al Caffè con il Messaggero Veneto, alla trattoria “Al Contadino”, in via Pozzuolo 204. Sarà un momento di confronto per analizzare i problemi vecchi e nuovi in una periferia ancora in attesa di riscatto. Gli unici punti d’incontro sono l’oratorio gestito dalla parrocchia, la scuola materna con liste d’attesa lunghissime e l’auditorium situato nel polo scolastico.
«A Sant’Osvaldo, la chiusura delle Circoscrizioni e quindi il venir meno dei Consigli di quartiere, è stato un dramma». Lo dice Egidio Bertoli, uno che ha fatto il presidente per anni. Lo dice ora che non può essere più accusato di voler svolgere quel ruolo.
«Il Consiglio di quartiere era qualcosa che dava alla gente la possibilità di avere un megafono», spiega citando proprio il caso delle case popolari. «Negli alloggi Ater da diverso tempo fanno quello che vogliono proprio perché non c’è più un contraltare.
In passato se un inquilino creava disagi andavamo noi rappresentanti della Circoscrizione a trattare con i vertici Ater. Ora tutto questo non c’è più e soprattutto dagli anziani arrivano segnali di difficoltà. Molti se ne stanno andando», insiste Bertoli sottolineando che i consigli di quartiere non possono essere paragonati ai Comitati sorti in diverse zone della città, proprio perché i loro rappresentanti non vengono legittimati, attraverso le elezioni, dalla gente. «All’epoca - ripete Bertoli - dovevi esporti, farti eleggere e rispondere alla gente».
Sant’Osvaldo è il quartiere che ha accettato l’impianto di smaltimento rifiuti in via Gonars, che continua a sopportare livelli di traffico in via Pozzuolo, che avrebbe accolto volentieri l’hospice invece è costretta a fare i conti con la riqualificazione delle aree dismesse al di là da venire. «Non si può inserire tutto in un quartiere - sottolinea Bertoli - ci deve essere una distribuzione equa anche degli interventi che possono proÈvocare disagio». L’elenco è lungo.
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