Vicentini Orgnani: «Interpreto Mastroianni al cinema»

Ma sai che assomigli a... Ve lo sarete sentito dire, no? Chi c’azzecca, e ti si spalancano mondi nuovi, chi invece proprio s’inventa l’inventabile. Guarda, nemmeno di profilo. O dopo un photoshop. Eppure... Eppure nisba. Hai bevuto, forse? Situazioni così. C’interessa il primo caso, quello dei mondi nuovi, per capirci.
In effetti, a volte, eh, un caso più caso di così, forza le ante dell’armadio e ti ritrovi in una specie di Narnia. Lui, l’udinese Ferdinando Vicentini Orgnani, il fantastico del cinema lo mastica da una quindicina d’anni pur dichiarandone una cinquantina fresca fresca. Dietro la macchina lo sguardo è noto, per un regista. Quello fa. Stare davanti, però, implica una serie di sorprese.
«Con non pochi vantaggi» - ammette Vicentini Orgnani. «Non devi preoccuparti di alcunché. Aspetti il tuo turno e ti concentri solamente sul personaggio. Fine. C’è la scena tua e vai. Basta». Il bello della storia è che Ferdi (ricordiamo due dei suoi film, “Mare Largo” con Amendola-Ferrari e “Ilaria Alpi, il più crudele dei giorni” con la Mezzogiorno) mai nella vita avrebbe pensato di rispondere «si?» a chi lo chiama Marcello Mastroianni. Pura finzione, ça va sans dire, però è successo. «E si tratta pure di un debutto.
Doppio», spiega. «Mio come attore e nella parte di. Nessuno si è cimentato, finora. Una piccola partecipazione, un girato di dieci minuti, ma per la statistica si tratta di una primizia».
Manca ancora qualche tassello per la comprensione piena. L’opera s’intitola “Parajanov” ed è una biopic sul controverso maestro armeno, osannato e condannato, un’esistenza filmica già scritta per i tanti picchi e le tante cadute di un uomo che se non fosse nato, bisognava inventarlo.
- Dunque. Andiamo per ordine. Come hanno fatto da Kiev a scovarla, Vicentini?
«Complice un festival di Sofia. M’invitarono come produttore, ci andai. Un pomeriggio sorseggiavo un caffé nella zona calda, quella che favorisce gli incontri. Mi sentivo osservato e pure parecchio. Finché due donne di un certo appeal abbassarono la maschera, chiedendomi se potevano sedersi al mio tavolo. Da buon gallo italiano tirai su la cresta. “La somiglianza con Mastroianni è incredibile, dissero, avete lo stesso sorriso”. E mi sbattono sotto il naso un copione. “Lo legga e poi ci faccia sapere. Sappia che la parte potrebbe essere sua”».
- Ma va? E quindi?
«Marcello, quello vero, volle conoscere Parajanov. Volò al Nord e suonò il campanello della sua casa di Tbilisi. Questa è storia. E così il regista l’ha voluta ricreare la scena, ascoltando soprattutto i racconti di una signora, allora una ragazza, che una mattina fu svegliata da Mastroianni e svenne».
- Come come?
«Era un’amica di Sergei innamorata del bell’attore italiano. Una notte Parajanov chiese all’attore se gli andava di fare uno scherzo. In qualche modo riuscirono a entrare nella camera da letto della signorina che aprì gli occhi e si ritrovò a un metro il faccione del divo. Le venne un mezzo coccolone».
- Affascinato dalla Georgia?
«È un paese caldissimo, nel senso di umanità calda. Un po’ come la Sicilia, ecco. Se diventi amico ti danno il cuore. E devi bere e mangiare fino a morire per farli felici».
- E quando avremo il piacere di vederla sul grande schermo?
«In Italia, mah, chissà. La prima mondiale sarà fra pochi giorni al “Festival Karlovy vary” nella Repubblica Ceca».
- E il vero Mastroianni l’ha conosciuto?
«In una pausa di un film. Quattro chiacchiere e nulla più. Fra il divertente e il formale. Un gentiluomo, figure scomparse, ahinoi».
- Ci viene in mente Fellini, così per una associazione naturale.
«Lo incontrai al Centro sperimentale di cinematografia. Uno dei nostri professori era in dieta ferrea, ma era ghiotto di pizzette. A turno, per ammorbidirlo, andavamo al bar. Adorava mangiarle una sopra l’altra, tipo panino. Me ne stavo tornando in classe col gustoso malloppo in mano e lo vidi passeggiare nel cortile. Fellini notò il mio imbarazzo e mi rivolse lui la parola. Parlammo di cinema, ovvio, e le pizzette si raffreddarono».
- Ferdinando, sappiamo del suo “Vinodentro”, lungometraggio ormai concluso e pronto a saltare nelle sale. Peraltro illuminato dal grande Dante Spinotti.
«Siamo nella fase più ingarbugliata. La ricerca della distribuzione. Avere fiducia, in questi casi, aiuta».
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