Vidoni fa causa all’Anas: chiesti 84 milioni di euro

UDINE. L’impresa Vidoni chiede all’Anas 84 milioni di euro di risarcimento per illegittima risoluzione del contratto di appalto dei lavori di adeguamento della strada statale 534 “di Cammarata e degli Stombi”, in Calabria.
L’avvocato Alfredo Morrone, infatti, ha depositato ieri al Tribunale di Roma l’atto di citazione contro il gestore della rete stradale italiana tramite il quale chiede 84 milioni di euro di risarcimento più gli interessi «anche anatocistici considerato come la risoluzione del contratto abbia avuto effetti determinanti nella richiesta di concordato avanzata dalla Vidoni».
Morrone, per conto dell’azienda friulana, contesta ad Anas la risoluzione del contratto relativo a un mega-lotto lungo l’autostrada A3, deciso dalla società poco meno di un mese fa «per i gravi ritardi registrati nell’esecuzione dei lavori di adeguamento della strada statale 534 “di Cammarata e degli Stombi”».
Il progetto prevedeva l’adeguamento della statale come raccordo autostradale–collegamento tra A3 (svincolo di Firmo) e la statale 106 Jonica (svincolo di Sibari).
Le prime attività lavorative – secondo Anas – avevano avuto inizio a metà del mese di marzo 2014 con la società gestrice della rete che, a suo dire, avrebbe sempre sollecitato l’Ati appaltatrice (Vidoni spa-Consorzio stabile grecale ndr) «a incrementare la produzione per realizzare il completamento dell’opera pubblica nei tempi previsti e pur avendo concesso un differimento della data di ultimazione dei lavori al mese di aprile 2016, è stato accertato il persistere dei gravi ritardi sull’avanzamento delle attività dei cantieri».
Una ricostruzione, quella dell’Anas, del tutto infondata secondo l’impresa friulana. «Stiamo parlando di un appalto da 90 milioni di euro – ha spiegato l’avvocato Morrone –, la cui risoluzione è avvenuta quando i lavori erano già stati eseguiti al 50%.
Quanto ai ritardi, poi, nel corposo atto di citazione depositato in Tribunale (142 pagine ndr), abbiamo presentato una mole di 430 documenti che dimostrano come i ritardi non siano imputabili a Vidoni, ma alla mancata realizzazione di una serie di opere da parte di Anas, necessaria a permettere all’impresa friulana di terminare i lavori.
Tenendo in considerazione, poi, come nel lotto ci fossero riserve economiche importanti, valutate in circa 35 milioni di euro, e il danno causato dall’indebita risoluzione ai bilanci della Vidoni, abbiamo definito la richiesta di risarcimento in 84 milioni più l’ammontare degli interessi».
Ma sull’azienda friulana pesa la richiesta di concordato presentata dall’impresa. «Il nostro è un atto dovuto – ha concluso il legale –, non una semplice mossa per guadagnare tempo.
La Vidoni vanta già altri 80 milioni di crediti dall’Anas e se a questo sommiamo l’ingiustizia subita con l’indebita risoluzione del contratto in Calabria, la citazione in sede civilistica diventa obbligatoria.
I tempi? Sono quelli della giustizia italiana, ma è indubbio che la causa avrà effetti anche sulla richiesta di concordato perché si trasforma in un asset aziendale che dovrà essere valutato e di cui sarà necessario tenere conto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto