Vienna salva la Carinzia dopo il crac Hypo Bank

Accordo tra Governo e creditori per il pagamento del debito da 10 miliardi. Chi ha obbligazioni incasserà il 90% del valore ma dovrà acquistare titoli di Stato
Outside view of the headquarters of Hypo Alpe Adria Bank in Klagenfurt, Austria on Monday, Dec. 14, 2009. Early Monday it was announced that Austria has moved to nationalize Hypo Alpe Adria, a unit of German public-sector bank BayernLB. Austria is taking its 67.08 percent stake in Hypo Alpe Adria for the symbolic price of 1 euro (US dlrs 1.46). (AP Photo/Gert Eggenberger)
Outside view of the headquarters of Hypo Alpe Adria Bank in Klagenfurt, Austria on Monday, Dec. 14, 2009. Early Monday it was announced that Austria has moved to nationalize Hypo Alpe Adria, a unit of German public-sector bank BayernLB. Austria is taking its 67.08 percent stake in Hypo Alpe Adria for the symbolic price of 1 euro (US dlrs 1.46). (AP Photo/Gert Eggenberger)

KLAGENFURT. Segnali di scampato pericolo per la Carinzia: verranno tempi duri per le casse del Land, ma il fallimento sarà evitato.

La bella notizia l’ha data il ministro delle Finanze Hans Jörg Schelling: dopo una lunga e laboriosa trattativa, è stato raggiunto un accordo con i creditori di Hypo Bank, che sembra la quadratura del cerchio: i titolari delle obbligazioni rimaste (per 10,2 miliardi) incasseranno il 90% del loro credito, ma lo Stato almeno apparentemente non spenderà un euro in più. La nuova soluzione è stata accolta finora da quasi la metà dei creditori.

Perché diventi efficace serve il consenso di almeno due terzi, che tuttavia Schelling dà per scontato, perché questa volta tra gli obbligazionisti che hanno detto “sì” c’è anche il gruppo più consistente e organizzato di banche e società che fa capo all’amministratore della tedesca Dexia, Friedrich Munsberg, e che alla precedente offerta (82%) si erano opposti.

Se questa volta hanno accettato, è probabile che anche gli altri seguiranno. La felice conclusione dell’operazione sembra quasi un miracolo, dati i tempi.

Tra due giorni in Austria si va al ballottaggio per l’elezione del presidente della Repubblica, che ha visto al primo turno la disfatta clamorosa dei due partiti di governo, a cui anche Schelling appartiene. Nel frattempo un cancelliere si è dimesso ed è stato appena rimpiazzato da uno nuovo, che ha anche rimescolato le carte nel Governo, sostituendo quattro ministri.

Come abbia fatto il ministro Schelling, in mezzo a queste turbolenze, a tenere dritta la barra e a condurre in porto la trattativa con i creditori di Hypo Bank ha del sorprendente. Il nuovo accordo prevede, come il precedente, che gli obbligazionisti debbano accontentarsi di ricevere il 75% dei 10,2 miliardi loro dovuti: il Land Carinzia verserà 1,2 miliardi (soldi che non ha, ma che si farà prestare dal Governo), il resto verrà messo dallo Stato, che finora, come è noto, ha già tappato buchi della banca per 5,5 miliardi.

Questa volta, tuttavia, lo Stato non userà più i soldi dei contribuenti, ma anticiperà soltanto le somme che Heta Asset Resolution (la bad bank nata dalle ceneri di Hypo) ricaverà dalla “valorizzazione” del suo patrimonio di non performing loans e beni confiscati a clienti insolventi. Dove sta dunque la differenza con la precedente offerta bocciata dai creditori? Nel “capitolo aggiuntivo”, che prevede che i creditori reinvestano immediatamente quanto incassato in una sorta di titoli di Stato.

Nell’offerta che Schelling aveva fatto a marzo i titoli avrebbero avuto una scadenza di 18 anni, consentendo ai creditori di recuperare l’82% del dovuto; ora, invece, la scadenza è stata ridotta a 13 anni e il vantaggio finanziario porta al recupero del 90%. Naturalmente il caso non è già chiuso. Ci vorranno alcuni mesi, almeno fino ad ottobre, per definire i dettagli. Ma almeno sono stati congelati tutti i contenziosi giudiziari in corso.

La bella notizia giunge alla vigilia del voto definitivo per la presidenza austriaca, che si terrà domenica. Sono rimasti in corsa il candidato della destra, Norbert Hofer (35% al primo turno), e l’indipendente (ex leader dei Verdi), Alexander Van der Bellen (21,3%). Nonostante il vantaggio del primo, i giochi sono ancora aperti e nessuno azzarda ipotesi sull’esito finale del confronto dopo i sondaggi effettuati al primo turno che si sono rivelati assolutamente inaffidabili.

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