Villaggio turistico abusivo, Pm: condanna per tutti
LIGNANO. Un anno di arresto e 35 mila euro di ammenda l’uno: è la richiesta di condanna con la quale il pm Marco Panzeri ha chiuso la requisitoria, nel processo che vede Stefano Gigante, 50 anni, di Lignano, Pietro Gigante, 76, di Ronchis, Fedele Buffon, 83, di Latisana, e Alberto Menazzi, 77, di Udine, accusati di concorso in lottizzazione abusiva dell’area del “Villaggio Casabianca”, di fronte al Golf club di Lignano.
Ieri, davanti al giudice monocratico del tribunale di Udine, Roberto Pecile, la lunga discussione. Unanime la conclusione del collegio difensivo: assoluzione per tutti con la formula “perchè il fatto non sussiste”, oppure, in subordine, “perchè il fatto non è previsto dalla legge come reato”.
È stato il pm a ricostruire l’impianto accusatorio e ribadire la tesi secondo cui gli imputati - i Gigante nelle rispettive vesti di presidente e consigliere delegato della “Villaggio Casabianca srl”, Buffon come mediatore immobiliare e Menazzi nelle proprie funzioni di notaio - avrebbero modificato l’originaria destinazione d’uso di “villaggio turistico” assegnata all’area, alle unità abitative e ai posti auto in essa ricadenti, in quella “residenziale”.
Ponendosi così in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti (Piano regolatore generale comunale e Leggi regionali del 1998 e del 2002) e che, tra l’altro, prevedevano come caratteristica comune ad aree con tale destinazione il fatto di essere «strutture aperte al pubblico».
Tutt’altro, per il magistrato, il risultato ottenuto dall’operazione posta al centro del procedimento: la stipula con una sessantina di acquirenti - inconsapevoli dell’illegalità dei documenti negoziati - di altrettanti atti di cessione da parte della srl di quote millesimali indivise del complesso turistico, in virtù delle quali sarebbe stato attribuito loro l’uso esclusivo e permanente sia delle villette, sia dei posti auto. Il tutto fino al 28 aprile 2010, data di stipula dell’ultimo atto, e attraverso rogito a cura del notaio.
Massiccia la difesa opposta in quasi quattro ore di arringhe dai difensori. «Opera lecita fin da principio - ha affermato l’avvocato Maurizio Conti, legale dei Gigante - e a maggior ragione dopo l’introduzione della modifica della legge regionale che non prevede più l’uso esclusivo dei singoli alloggi. Se lo è ora e non lo era allora, il comportamento anteriore non è punibile, trattandosi di desistenza volontaria».
Un’opera realizzata «in buona fede» e «senza violare alcuna norma urbanistica», insomma, tanto più alla luce del parere legale chiesto e ottenuto al Comune di Lignano sulla fattibilità delle cessioni. «Poi, quando nel 2010 il Comune cambiò idea - ha osservato il legale -, non si vendette più niente». Simili le argomentazioni portate dall’avvocato Nicola Caruso in difesa di Buffon, «che mai partecipò - ha precisato - alla stesura degli atti».
Assai ampia e articolata anche la difesa dell’avvocato Giuseppe Campeis, al fianco del notaio Menazzi. «Cosa c’entra lui con tutta questa storia - ha esordito -? La temporanea destinazione diversa, se vi è stata, non è dipesa dagli atti notarili: al notaio non compete l’obbligo di certificare la congruità urbanistica ed edilizia degli atti emessi dal Comune, dal quale è stato evidentemente indotto in errore. Nè lui partecipò all’esezuzione di opere e frazionamenti o vendite di terreni». Il giudice ha rinviato le parti al 22 marzo per la sentenza.
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