Vino a rischio per la siccità: in 20 anni le viti hanno perso il 15% del prodotto

Piano del Consorzio di bonifica per i Colli orientali. Dodici invasi d’acqua per irrigare in sei comuni

MANZANO. La siccità mette a serio rischio il vino friulano. In collina le viti, nel corso dell’ultimo ventennio, a causa dei mutamenti climatici, hanno perso il 15% del prodotto, circa 12 quintali a ettaro sugli 80 quintali di produzione media. In termini economici, ogni viticoltore ha rimesso di tasca propria 1.200 euro a ettaro. E quest’anno potrebbe andare ancora peggio.

I due mesi “tropicali” in pieno inverno, con precipitazioni nulle a dicembre e a gennaio, rischiano di creare numerosi danni all’agricoltura. Neanche le piogge delle ultime settimane non hanno dato benefici.

Per correre ai ripari, il Consorzio di bonifica Pianura friulana ha attuato il progetto denominato “Irrigazione vigneti”, in collaborazione con le Università di Udine e di Tel Aviv. Con un finanziamento regionale di 300 mila euro è stata mappata da parte delle società Idristudi e Gekmok l’intera area dei Colli orientali per poter individuare gli invasi d’acqua utili all’irrigazione.

Dodici i bacini collinari che potrebbero essere sfruttati dai viticoltori dei territori comunali di Corno di Rosazzo, Buttrio, Cividale, Premariacco, Manzano, San Giovanni al Natisone. Ma per aver approvvigionamento idrico dalle mini-dighe servirebbero circa 12 milioni di euro.

La siccità e i danni

Per fare un breve raffronto con il 2012, uno degli anni più siccitosi, tra ottobre e gennaio di quell’anno nella stazione di Enemonzo erano state rilevate precipitazioni a fine gennaio pari a 478,9 millimetri, mentre nell’attuale stagione il valore è ammontato a 301,4, rispetto a una media di 816,8 (-63%). Analogamente per la stazione di Gemona del Friuli, tra ottobre e gennaio 2012 il dato era pari a 490,6 millimetri, mentre nell’attuale stagione il valore riscontrato è stato di 441,6 (peraltro influenzato da un evento intenso del 5 novembre che ha apportato circa 90 millimetri di pioggia), rispetto a una media di 822,6 millimetri (-46%).

«Le minori precipitazioni rispetto alle medie dei mesi di ottobre e di novembre e la completa assenza di precipitazioni di dicembre e gennaio, accompagnate da temperature basse per numerosi giorni consecutivi – afferma Massimo Canali, direttore generale del Consorzio di bonifica Pianura friulana –, hanno generato per mesi una situazione di crisi che è stata paragonabile, se non peggiorativa, rispetto all’inverno 2012».

E non è ancora arrivata l’estate. Il trend di aumento è di un grado ogni dieci anni e si è passati nell’ultimo ventennio da 35 a 50 giorni di media con massime oltre i 30 gradi.

I “laghetti” salva-viti

I tecnici hanno stabilito che i siti potenziali nei sei Comuni potrebbero interessare una decina di viticoltori per ogni territorio comunale. L’impianto ipotizzato risulterebbe, a detta dei progettisti, conveniente rispetto alla perdita media di prodotto. Il costo a carico dei privati sarebbe di circa 6 mila euro per ettaro, comprensivo dell’impianto di irrigazione a pioggia che ogni viticoltore installerebbe. Considerata la vita media del vigneto di 30 anni e il costo di utilizzo medio dell’acqua, l’opera inciderebbe di 400 euro per ettaro a ogni viticoltore. Con un guadagno quindi di 800 euro, considerata la perdita economica che si ha oggi.

«Negli ultimi 20 anni la media perdita del prodotto legata alla siccità è aumentata, soprattutto nell’ultimo periodo, e la tendenza sarà sempre più negativa – afferma Canali –. Siccità significa anche perdita della qualità del prodotto, che viene meno soprattutto su certi vini».

«Per fare agricoltura di qualità serve acqua – sintetizza il vicepresidente del consorzio, Tiziano Venturini –. Una necessità che emerge nell’area collinare e che 30 anni fa non era neanche immaginabile in Friuli».

Il comitato promotore

Grazie a questo progetto aumenterà il valore economico del vigneto dal 10 al 15% e la sua produttività qualitativa, con la garanzia di una produzione costante, anche in annate siccitose. Il progetto friulano, che prende le mosse dall’esperienza israeliana, è online sul sito dell’ente di bonifica friulano, a disposizione di tutti coloro che vorranno apportare il proprio contributo con suggerimenti e integrazioni.

Laddove emergerà l’interesse delle aziende vitivinicole, lo studio si concentrerà su un sito in particolare, di cui si valuteranno costi e benefici.

«Tutto dipende dalla volontà dei proprietari a partecipare alla gestione dell’irrigazione, per i quali si cercheranno comunque finanziamenti – specifica Venturini –. L’attuale impegno è di costituire un comitato promotore che raccolga firme tra i viticoltori, da presentare poi ai rispettivi comuni, per portare avanti l’istanza alla Regione, la quale a sua volta si prenderà carico della fattibilità anche dal punto di vista economico, per poi dare delega amministrativa al Consorzio che provvederà alla realizzazione dei invasi irrigui e delle opere di adduzione».

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