Vino comune “taroccato”: il processo rischia lo stop

AZZANO DECIMO. Vino “taroccato”: il processo, appena cominciato, rischia lo stop sotto i colpi delle eccezioni delle difese.
In sette (due posizioni erano state già stralciate) sono accusati di avere messo in vendita vino comune da tavola con documentazione contraffatta attestante che si trattava di Prosecco o Pinot ad indicazione geografica tipica.
Questo, attraverso una complessa operazione commerciale e contabile volta a “trasformare” il vino comune proveniente dalla Puglia o dall’estero in vino igt del Trevigiano che, come tale, veniva poi venduto a inconsapevoli acquirenti italiani e stranieri. Episodi che, secondo la procura di Pordenone, sarebbero avvenuti dal 2005 al 2007.
Sono sette gli imputati (altri due sono già stati giudicati) a processo davanti al giudice monocratico del tribunale di Pordenone Eugenio Pergola: Alfeo Ciani, 60 anni, di Faenza, legale rappresentante dell’azienda agricola I mulini, secondo l’accusa “cartiera”, ovvero fornitrice di documentazione falsa da usare per trasformare il vino; Gaetano Minno, 63 anni, di Brindisi, trasportatore del vino; Tommaso Corvasce, 50 anni, di Reggio Emilia, ritenuto «l’ideatore dell’attività criminosa» e amministratore della Cantina vinicola La sociale srl, della Delta Trading srl e della Simghi spa (queste due aziende avevano fornito in locazione alla Vive srl di Azzano Decimo capannoni e impianti di stoccaggio del vino); Chiara Maria Barbieri, 45 anni, di Bologna, collaboratrice di Ciani e detentrice di documenti e timbri; Luigi Bonato, 55 anni, di Ponte di Piave, titolare dell’azienda agricola Le Rive di Piazzola sul Brenta, che avrebbe effettuato la stabilizzazione tartarica del Prosecco (in realtà vino comune); Roberto Baretta, 43 anni, di Savigliano, amministratore della Cogen Commerciale Generale srl, intermediario della vendita di vino; Antonella Da Re, 52 anni, di Conegliano, venditrice di vino igt. L’ipotesi di accusa è di concorso in frode nell’esercizio del commercio e vendita aggravata di prodotti industriali con segni mendaci.
I reati si sarebbero consumati tra Azzano Decimo, Ovada, Piazzola sul Brenta e l’Emilia Romagna.
Nell’udienza di ieri l’avvocato Paola Tanzi, in sostituzione di Federico Capalozza, difensore d’ufficio di Corvasce, ha eccepito la nullità della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari all’imputato in quanto effettuata a Reggio Emilia, dove non era più residente, anziché a Milano. Il giudice ha accolto l’eccezione, stralciando la posizione e disposto la restituzione degli atti al pm.
Gli altri difensori hanno concordemente eccepito la nullità del decreto a citazione a giudizio per indeterminatezza dell’imputazione nonché l’incompetenza per territorio del tribunale di Pordenone a favore o del tribunale di Alessandria o del Tribunale di Ravenna. Il giudice si è riservato di decidere, rinviando il processo al 22 novembre.
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