Vino, entro il 2017 un solo Consorzio delle Doc

Resteranno le denominazioni tradizionali, ma sarà tagliato l’apparato per razionalizzare. Fuori, per adesso, solo il Collio

UDINE. Cambia la geografia del vino in Friuli Venezia Giulia. Entro la fine di quest’anno sarà creato un solo Consorzio delle Doc (Denominazioni di origine controllata), grazie alla fusione di 6 dei 7 Consorzi attuali. Resta alla finestra, per il momento, solo il Collio, che comunque non ha bocciato a priori la proposta.

L’obiettivo che si prefiggono produttori e operatori è quello di razionalizzare le procedure, di integrare meglio le varie zone vitivinicole della regione, di avere più peso nei confronti degli interlocutori (in primis la Regione e quindi il Ministero delle Politiche agricole) e di lavorare al meglio sul fronte della promozione, che rappresenta ancora un tallone d’Achille per il settore.

Non spariranno le denominazioni tradizionali: in etichetta resteranno quindi i nomi ai quali siamo abituati, Colli Orientali, Annia, Grave, Isonzo e così via. La semplificazione sarà esclusivamente burocratica, saranno tagliate diverse “poltrone” di presidenti, vice e consiglieri dei vari enti. Sulla falsariga di quanto si punta a fare per le Camere di commercio, per le Confindustria e così via: progetti di unione per contare di più.

«Stiamo lavorando all’integrazione dei Consorzi - conferma il presidente delle Doc regionali e direttore della Cantina di Casarsa Paolo Biscontin -. Le sensazioni sono buone, molti operatori sono convinti di questo passo, vediamo quale può essere il percorso migliore.

La fusione comunque si realizzerà in tempi abbastanza brevi, entro l’anno dovremmo farcela. E’ un’esigenza sentita da tutti, da sei vecchi soggetti ne resterebbe uno solo, mi sembra un passo avanti importante. Il Collio per ora va per conto suo, ci hanno detto che preferiscono aspettare e vedere come si svilupperanno le cose, ma non hanno chiuso a priori. Con l’avvio della Doc Friuli è doveroso aprire una strada di più stretta collaborazione in questa regione. Ci sono aspetti tecnici su cui lavorare e poi c’è la promozione da portare avanti con forza per farci conoscere di più all’estero».

I vini Doc e Docg della nostra regione, in tema di export, vanno bene e lo conferma anche l’ultimo rapporto Ismea riguardo i prezzi delle varietà. Sembravano due vini destinati alla decadenza, invece il 2016 ha ridato, a sorpresa, impulso al Friulano (il vecchio e mai dimenticato Tocai) e al Cabernet.

I prezzi al quintale di queste due uve hanno ripreso una forte tendenza al rialzo, dopo continui ridimensionamenti. Nella categoria Doc/Docg il Friulano è tornato sopra quota 100 euro per quintale, per la precisione 105, con un più 23,1 per cento rispetto al 2015. Ottima pure la performance di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon che da 78 è balzato a 95 euro il quintale. Segno positivo, anche se con aumenti meno eclatanti, per Pinot grigio (130 euro a quintale, più 5,5 per cento), Sauvignon (125 euro, più 6,9 per cento) e Merlot (80 euro, più 7,2 per cento).

Stabili lo Chardonnay (95 euro, più 0,5 per cento) e il Pinot bianco (80 euro, - 1,2 per cento). Resta molto sostenuto il prezzo del Prosecco che nel 2016 ha toccato i 207 euro per quintale, con una crescita del 17,4%. E ciò non è sfuggito al presidente del Veneto Luca Zaia (padre della grande Doc) che pochi giorni fa, in un’affollata riunione, ha invitato i produttori a calmierare il mercato delle uve.

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