Vino, il Friuli non teme l’avanzata del Prosecco
UDINE. Il Friuli non teme l’avanzata del Prosecco. E solo 5 residenti su 100 credono che l’ampliamento dei vigneti significhi spreco di territorio.
E’ quanto emerge da un report di ricerca Swg commissionato dal Consorzio di tutela del Prosecco Doc e intitolato “I territori e la produzione vitivinicola”. Un campione significativo di 900 persone residenti nell’area della grande Doc (nove province tra Veneto e Friuli Venezia Giulia) ha risposto su identità e riconoscibilità del vino, salubrità, immagine, sviluppo e valore aggiunto delle bollicine per il territorio.
Le varietà più conosciute. Se a Treviso l’82% degli interpellati quando vede una vigna pensa subito al Prosecco, dalle nostre parti la situazione cambia radicalmente. A Trieste, dove c’è il toponimo che ha dato il nome alla Doc interregionale, il 35% pensa al Prosecco come primo vitigno.
Cambiano le percentuali nel resto della regione, evidentemente più legate ad altre varietà. Per esempio a Gorizia un vigneto è identificato, per l’84% del campione, al Collio, mentre a Pordenone il 60% lo associa alle Grave. Se consideriamo tutta la zona della grande Doc, il vitigno più conosciuto in assoluto è comunque il Prosecco (39%), seguito dall’indicazione tipica Delle Venezie con il Pinot grigio (14%), dal Collio (14%) e dalle Grave del Friuli e Piave (7%).
Quanto vale l’immagine. Forse un po’ a sorpresa, ma le province che credono di più nel Prosecco, come immagine positiva per il territorio, sono Trieste e Gorizia con un identico 73%. Appena più tiepida Udine (65%), seguita da Pordenone (63%): curiosamente proprio in queste due province viene coltivato più Prosecco.
Sviluppo e attrattività. Sono ancora i triestini a ritenere che il boom delle bollicine sia molto o abbastanza importante per lo sviluppo economico del territorio: 67% degli intervistati da Swg. Seguono Udine e Gorizia con il 63%, appena un punto sotto Pordenone. I più scettici in tutto il Nordest sulle potenzialità del Prosecco sono i goriziani: il 15% ritiene “per niente” importante la produzione dello spumante.
La provincia che al contrario ci crede più di tutti è Treviso (87%), seguita da Venezia (81%) e Padova (79%). Belluno e Vicenza, invece, viaggiano sugli standard di Trieste e Udine. Se consideriamo le capacità di attrazione delle bollicine, cioè la possibilità di fare business con turismo e accoglienza, sono sempre i triestini che ci contano più di tutti in Friuli Venezia Giulia, il 76%, seguono i goriziani (67%). Più freddi udinesi (58%) e pordenonesi (53%).
Ambiente e salubrità. Il Consorzio ha di recente eliminato tre molecole, utilizzate nei diserbanti, che hanno causato problemi sociali e ambientali, nelle zone di Treviso, Conegliano e in provincia di Padova e Venezia. Secondo il campionato Swg però le coltivazioni di viticoltura rappresentano solo il 3% di cause che incidono in modo negativo sulla salute del territorio.
Agenti “killer” invece sono considerati il traffico (40%), l’inquinamento industriale (25%) e la scarsa manutenzione e cura di boschi e fiumi (13%). Se analizziamo invece le cause degli sprechi territoriali, solo il 5% del campione le imputa all’ampliamento della viticoltura, mentre il 50% crede che sia dovuto alla costruzione di nuove case, invece del recupero delle vecchie abitazioni. Appena il 3% infine è convinto che la viticoltura sia responsabile del degrado dell’ambiente.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto