Vita e cibo da cani al microscopio uno studio per farli vivere meglio

È friulano il progetto Dogbiome sull’intestino degli animali. Tutti gli interessati possono partecipare



Le patologie gastrointestinali che interessano i quattro zampe sono uno dei problemi più comuni e diffusi con cui devono fare i conti i proprietari di animali. Arriva dall’Università di Udine, dopo anni di ricerche e approfondimenti, il primo studio sul microbioma (flora batterica intestinale) del cane, ovvero l’insieme delle popolazioni microbiche che abitano l’intestino e che ormai sono riconosciute fondamentali per diversi aspetti della salute, in risposta a vari tipi di alimentazione in termini di composizione e biodiversità.

L’innovativo progetto, che prende il nome di Dogbiome, supportato dall’Università di Udine e portato avanti in collaborazione con Nutrigene, una giovane azienda friulana, nasce nella nostra regione e si avvale della collaborazione di alcuni veterinari locali, tra cui lo studio Schiavi, e di altre regioni italiane. Agli inizi degli anni 2000, il gruppo di ricerca dell’Università friulana, coordinato da Bruno Stefanon, ha iniziato, primo in Italia, a studiare il ruolo molecolare di alcuni alimenti e dei loro composti funzionali nell’animale, coniugando la scienza dell’alimentazione con l’applicazione delle tecnologie di genomica funzionale.

L’équipe è formata da Elisa Scarsella, studente di dottorato di ricerca, Misa Sandri, nutrizionista, Sandy Sgorlon, Michela Cintio e Bruno Stefanon, ricercatori di genetica. Secondo gli esperti, per alimentare in maniera corretta un cane è necessario considerare anche l’aspetto genetico. «Si tratta – spiega Stefanon – di uno studio per conoscere i batteri intestinali utili e dannosi per il cane. I microrganismi che popolano l’intestino dei quattro zampe sono in numero altissimo e svolgono un importante ruolo nel mantenere alcune funzioni fondamentali dell’organismo. Gli studi hanno puntualizzato come il microbioma intestinale giochi un ruolo chiave nell’insorgenza di gravi patologie».

In base ad alcuni studi recenti, condotti anche all’Università di Udine, il microbioma è influenzato dalla dieta, dall’età, dal sesso e dalla razza. «Capire qual è la composizione del microbioma ideale, ovvero quello di un cane sano – chiarisce Misa Sandri –, non è facile in quanto è necessario misurare le eventuali differenze che esistono in relazione ai fattori menzionati. Nasce da questi presupposti il progetto Dogbiome, che si prefigge di raccogliere un numero consistente di campioni fecali da analizzare al fine di costruire un database della composizione delle popolazioni microbiche di soggetti sani. Oltre ai campioni, sono raccolti e catalogati i dati anagrafici dei cani, le informazioni sul tipo e sulla modalità di alimentazione, lo stile e l’ambiente di vita del cane e del proprietario».

Sono stati già raccolti e analizzati oltre 400 campioni e alcuni risultati, seppure preliminari, evidenziano “firme microbiche” tipiche per tipo di alimentazione e sesso. «I cani alimentati con crocchette – chiariscono i ricercatori – hanno un microbioma diverso da quelli alimentati con la base, un alimento complementare alla carne prodotto da Nutrigene. Inoltre, le femmine e i maschi castrati presentano un microbioma diverso da quelli interi. Se questi primi risultati saranno confermati, sarà possibile avere valori di riferimento diversificati per tipo di alimentazione e sesso e probabilmente per età e gruppi di razze.

Oltre ai campioni provenienti da cani sani, inizieremo a raccogliere campioni di cani con patologie gastroenteriche e con dermatopatie per verificare le variazioni del microbioma in relazione a specifiche malattie». I proprietari di animali che desiderano partecipare al campionamento possono rivolgersi al proprio veterinario. —

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