«Vittima di una guerra nella Banca di Cividale»
CIVIDALE. «Non ho mai pagato nessuno, io. Nel modo più assoluto». Risoluto e deciso nel costruire capannoni e centri commerciali, altrettanto risoluto (anzi, di più) nel demolire le accuse di corruzione che gli muove la Procura di Udine.
Gianni Moro non ci sta, parla di «una guerra interna alla banca di Cividale» che ha finito per coinvongerlo. Era indicato come «il grande accusatore» dei vertici dell’istituto di credito friulano, ora si trasforma in presunto correo, secondo la Procura.
Lui si toglie entrambe le etichette. «Macché grande accusatore, io sono stato sentito come persona informata dei fatti, ma non ho accusato nessuno. Ho solo detto quello che so».
Cioè? «Cose che non posso dire, cose che ho sentito dire e ho riferito ai magistrati. Ma che non riguardano me in prima persona». Ora però l’accusano di corruzione tra privati. «Ma cosa significa? Io non ho mai pagato tangenti a nessuno, nel modo più assoluto».
Il suo impero è cresciuto in simbiosi con due banche, Cividale e Friuladria. «Sempre in maniera lecita, sono rapporti che vanno avanti da anni. Ma ripeto, e lo scriva chiaramente: mai nulla di illecito. E sono pronto a querelare chi dice il contrario».
Moro, dice, non sapeva di essere finito sul registro degli indagati. Spiega di essere stato sentito solamente come persona informata sui fatti. I fatti, ma quali? Si ipotizzano tangenti. «Tangenti? Tutto da dimostrare», dice l’immobiliarista trevigiano, «hanno fatto di ogni erba un fascio. Sono stato tirato dentro in una logica di giochi di potere all’interno della banca, e la cosa mi disgusta».
I conti e le procedure per i prestiti concessi dalla Banca di Cividale, compresi quelli a Moro, verranno passati al setaccio nell’ambito di una consulenza tecnica che la Procura di Udine intende nominare. Secondo il gip, Moro «non pare proprio essere la vittima di un’estorsione. Se ha pagato Di Bernardo (ex direttore dell’istituto di credito, ndr) non era per ingraziarselo, ma perché sapeva, secondo il costume italico, che una volta effettuato il primo pagamento, si sarebbe “comprato” il direttore della banca». Accuse pesanti, che Moro respinge con fermezza al telefono e intende fare lo stesso nelle cosiddette sedi opportune.
Da imbianchino a muratore a Ponzano, nell’adolescenza, poi in un’azienda di prefabbricati di Codroipo. Ci arriva come muratore nel 1974, ne diventerà proprietario. Da un viaggio in America l’idea: costruire centri commerciali. «Moro è fortemente sostenuto da due banche: la Friuladria e la Popolare di Cividale.
«La fedeltà a questi due istituti è chiara», dice l’interessato, «mi hanno sempre favorito, dato consigli e anche mi forniscono servizi sempre aggiornati».
È uno stralcio preso da un’intervista rilasciata da Moro al periodico “Veneti nel Mondo” nel 2007. Fedeltà o rapporto che ha sconfinato nell’illecito, questo l’interrogativo della Procura di Udine.
Ricordiamo che l’’impianto accusatorio ruota attorno all’ipotesi che Di Bernardo, Pelizzo e Cibin abbiano costretto, in momenti e occasioni diversi, Pirelli Marti e Moro al versamento di tangenti in cambio della concessione dei finanziamenti chiesti.
Le indagini avrebbero portato a calcolare “bustarelle” per un milione di euro. I fatti contestati vanno dal 2004 al 2008. (f.p.)
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