"Viva l’Italia", a Gemona il Rossellini restaurato
Domani al cinema Sociale il film che il maestro del neorealismo girò nel 1961 a Calatafimi e negli altri luoghi della spedizione dei Mille.

GEMONA. Tra i molti progetti cinematografici in relazione alle celebrazioni del primo centenario dell’unità nazionale italiana l’unico realizzato fu Viva l’Italia di Roberto Rossellini, uscito all’inizio del 1961, che riporta sullo schermo l’impresa dei Mille, l’episodio risorgimentale che maggiormente si era radicato nell’immaginario degli italiani. Quale tono dare a un film appositamente commissionato, in cui il regista si trova affiancato da ben quattro sceneggiatori (Sergio Amidei, Antonello Trombadori, Diego Fabbri e Antonio Petrucci)? Rossellini vuole prendere le distanze dai toni retoricamente eroici, agiografici e oleografici di precedenti film di argomento risorgimentale, ma anche da tutta una tradizione diffusa attraverso il patriottismo scolastico e da una vasta pubblicistica di stampo propagandistico e apologetico.
Decide, quindi, di affidarsi al racconto dei cronisti dell’epoca, come Giuseppe Bandi, aiutante di campo di Garibaldi durante la spedizione, Giuseppe Cesare Abba, Alexandre Dumas, nonché a lettere private, documenti personali e immagini del tempo. Vuole dare al suo film il tono di una “cronaca vera” di un’impresa di cento anni prima, ricostruendo i fatti e riportando i “detti memorabili” secondo le piú accreditate versioni. Un film senza forzature romanzesche o invenzioni che, pur non rinunciando allo spettacolo, lo inquadra in una dimensione didascalica. La figura centrale del film è naturalmente quella di Garibaldi, interpretato da Renzo Ricci, grande attore di teatro e membro di una lunga dinastia di attori (genero di Ermete Zacconi, padre di Nora Ricci e nonno di Paola Gassman), di cui viene ripetutamente sottolineata la semplicità, l’estrema frugalità, la quotidianità, la bonomia, la saggezza, la calma.
Rossellini sembra affascinato dal personaggio, che in certi momenti pare simile al suo Francesco, giullare di Dio (1950); infatti il generale spesso compie gesti o dice cose che sembrano rientrare in una sorta di iconografia cristiana. Ma nel film prevale una dimensione corale; il racconto non si sofferma mai troppo sulle altre figure, spesso solo abbozzate (come Nino Bixio / Paolo Stoppa e Giuseppe Bandi / Franco Interlenghi). Viva l’Italia fu girato nell’estate del 1960 negli stessi luoghi in cui si verificarono gli avvenimenti narrati: Calatafími; Palermo (Porta Carini, Piazza Pretoria); il forte di Milazzo; Torre Faro (a nord di Messina); Napoli; reggia di Caserta; Acquedotto Carolino (nelle scene della battaglia del Volturno).
Il film non raggiunge pienamente gli obiettivi che il regista si era proposto, in quanto il tono didascalico risulta talvolta pesante, la visione di un Risorgimento “conciliato” nelle sue diverse componenti si rivela oggi semplicistica e quel tono celebrativo che si era ripromesso di evitare riappare in alcune sequenze. Comunque, Viva l’Italia rappresenta un momento di svolta nel percorso artistico di Roberto Rossellini nel senso che apre la strada a quel cinema di informazione, divulgazione e documentazione, a quel grande progetto enciclopedico che lo avrebbe impegnato, soprattutto in ambito televisivo, negli anni successivi.
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