Vivere con la paura: le testimonianze dei molti friulani che lavorano in Cina

Mentre le notizie che arrivano dall’Organizzazione mondiale della sanità contribuiscono ad aumentare la paura per il Coronavirus («il rischio passa da medio ad alto a livello globale»), un po’ più confortanti sono i racconti di alcuni nostri connazionali in Cina, per lavoro o per studio.
Raggiunti telefonicamente raccontano di un clima diverso da quello che sta terrorizzando l’Europa e non solo. «Quando c’è un problema, un epidemia, un’insurrezione, un terremoto, il governo manda messaggi a tutti. All’inizio erano abbastanza inquietanti: “Non muovetevi”, “State chiusi in casa”, “È vietato andare in bar, cinema, ristoranti, centri di aggregazione” – racconta l’udinese Piero Paolini, per tutti Ghigo, che in Cina si occupa di ristorazione ormai da otto anni –-. Ora invece tranquillizzano e invitano a non farsi prendere dal panico. I negozi sono stati riforniti di cibo, fino a qualche giorno fa erano deserti. L’accesso ai palazzi è controllato, non lasciano entrare chiunque. Molte multinazionali stanno rimpatriando i dipendenti e le loro famiglie».
«I parenti del mio coinquilino sono di Wuhan (metropoli di oltre 11 milioni di abitanti nella Cina centrale da cui ha avuto origine l’epidemia, ndr) – racconta Stefano Dal Forno di Marano Lagunare, che si trova a Singapore per un dottorato di ricerca in fisica –. Hanno fatto la spesa per i prossimi tre mesi e si sono barricati in casa. Hanno detto che non usciranno fino ad allora. A Singapore la vita non è cambiata: durante il giorno le persone prendono la metropolitana e vanno nei luoghi pubblici.
La Nanyang Technological University, un paio di giorni fa ha inviato una comunicazione in cui invita gli studenti a fare dei controlli per verificare lo stato di salute. Una specie di protocollo da seguire».
«Quello che sta facendo il governo cinese dopo l’avvento della Sars (in virus comparso nel 2002, ndr) è esemplare. Lo sforzo per contenere la diffusione dell’epidemia è colossale, così come lo è il modo di fare informazione.
Ogni giorno rilascia un bollettino con l’andamento della situazione – afferma Michele Minisini di Colloredo di Montalbano, a Shanghai per occuparsi di apparecchiature biomedicali per le farmacie ospedaliere –. Come misure di prevenzione consigliano di posticipare i viaggi non necessari e altri spostamenti, evitare posti affollati, mantenere alto il livello di igiene e pulizia (soprattutto delle mani) ed evitare il contatto ravvicinato con altre persone utilizzando la mascherina».
Dello stesso avviso la vicepresidente del Fogolâr Furlan di Shanghai, Martina Venchiarutti, che da Osoppo è volata lì per dirigere il reparto vendite, logistica e controllo qualità per un’azienda di moda. «Dalla Sars hanno imparato tanto, le misure di sicurezza sono state implementate – riporta –. Nelle varie chat di friulani si condividono link di aggiornamento. È notizia di ieri che le ferie nazionali cinesi siano state prolungate fino al 9 febbraio e che le scuole riapriranno il 17.
Il nostro consolato ha diramato un avviso con un numero di telefono da contattare in caso di emergenza. È alto il livello di controllo negli aeroporti: entrano con tute anti-contagio, controllano la temperatura a tutti quelli che si devono imbarcare e se hai qualche linea di febbre rischi che mettano in quarantena te il resto dell’aereo».
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