Volpe Pasini: io diffamato I vertici Anpi a processo
UDINE. Da diffamatore a diffamato. Non c’è pace tra Diego Volpe Pasini, leader di Sos Italia giudicato colpevole dal tribunale di Udine del reato di diffamazione nei confronti del compianto onorevole Mario Lizzero, e l’Anpi, che nel procedimento si era costituita parte civile, insieme al figlio del partigiano “Andrea”, Luciano Lizzero.
Dopo la sentenza di condanna a 1.500 euro di multa e al risarcimento dei danni (5 mila euro l’uno e ulteriori 2 mila a testa, come sanzione pecuniaria prevista dalla legge sulla stampa), Volpe Pasini non si era limitato a presentare appello, ma aveva anche rispolverato uno degli articoli del “Messaggero Veneto” che avevano raccontato la “querelle” giudiziaria nei mesi del dibattimento e, sottolineati i virgolettati ritenuti offensivi per la propria immagine, aveva a sua volta sporto denuncia. Centrando l’obiettivo.
La Procura di Gorizia - territorialmente competente, da quando il Centro stampa del quotidiano friulano è stato spostato nel capoluogio isontino - ha infatti chiuso le indagini preliminari con un decreto di citazione diretta a giudizio per entrambi i denunciati.
Ossia, per l’onorevole Elvio Ruffino e per il presidente dell’Anpi di Udine, Federico Vincenti. Considerando fondate le questioni sollevate da Volpe Pasini e dal suo difensore, avvocato Francesco Luigi Rossi, il pm Valentina Bossi ha dunque ipotizzato a loro carico la stessa accusa che i partigiani avevano contestato al leader di Sos Italia. E cioè di averne offeso la reputazione. L’articolo finito sul tavolo del magistrato porta la data del 12 luglio 2011 e si riferisce alla cronaca della prima udienza del processo celebrato contro Volpe Pasini davanti al giudice monocratico, Carla Missera.
A mettere nei guai Ruffino è stata la frase con la quale aveva attribuito a Volpe Pasini la colpa di avere provocato, con le proprie affermazioni su Mario Lizzero - cui aveva attribuito la responsabilità politica del massacro di Porzûs -, «un vulnus alla memoria collettiva». Interpellato sulla decisione dell’Anpi di costituirsi parte civile, Vincenti aveva invece affermato che «non è tollerabile che la Resistenza anche nei suoi uomini migliori che sono stati all’origine della Repubblica e della Costituzione italiana, sia oggetto di attacchi infamanti ingiusti e senza alcun fondamento storico».
Di queste dichiarazioni risponderanno davanti al giudice monocratico di Gorizia, nel processo al via dal 6 novembre. Una scadenza che non preoccupa più di tanto il loro difensore, avvocato Rino Battocletti. «La difesa - ha detto il legale - sta tutta nella sentenza del tribunale di Udine, di cui ho già depositato copia al pm».
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