«Voragine nel bilancio, pronto a lasciare»
DOGNA. Si dice pronto a rassegnare le dimissioni e affidare il Comune alle “cure” di un commissario. Una provocazione? «Non direi. Sono stufo di lavorare in queste condizioni. Sto in municipio 8 ore al giorno, faccio gli stessi orari dei dipendenti, ma opero ormai per risolvere problemi, non per realizzare progetti».
Il sindaco di Dogna, Gianfranco Sonego, rompe il silenzio. A poco più di due anni dalla scoperta della “voragine” da mezzo milione a carico del bilancio, il primo cittadino si dice pronto ad alzare bandiera bianca. Impotente.
L’insoddisfazione è figlia dell’attuale impossibilità per l’ente locale di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento giudiziario. Non essendo state chiuse le indagini, a oggi non vi sono rinvii a giudizio.
La Procura sta ancora esaminando le gravi irregolarità contabili, reiterate in diversi esercizi prima dell’avvento in municipio di Sonego e causa di pesanti squilibri (per 444 mila euro) a danno delle casse comunali.
«Non abbiamo ancora risposte», ripete a più riprese Sonego, che le vorrebbe non tanto per sé, quanto per i suoi concittadini. Duecento residenti chiamati a sopportare parte dell’operazione di risanamento dei conti condotta, tra l’altro, innalzando alle stelle le tasse.
Come l’Irpef, portata allo 0,6 per mille. Il massimo. Una mazzata per i bilanci delle famiglie già messi a dura prova dalla crisi, che tuttavia «i miei concittadini hanno compreso». Residenti che Sonego ringrazia, ma ai quali vorrebbe dare risposte.
«Vorrei fosse garantita trasparenza. Vorrei sentirmi tutelato». E poter operare da sindaco.
Il programma elettorale della sua lista civica è, infatti, ormai chiuso nel cassetto da un pezzo. Soldi per opere non ce ne sono. Bastano appena (al prezzo dell’ennesima economia) per qualche intervento di manutenzione.
Anche se a guardare il piccolo paesello nascosto sotto il viadotto dell’autostrada non si direbbe. Intorno al municipio tutto è in ordine. Falciate e curate le aree verdi, attrezzate di giochi in ottimo stato.
«Ci diamo parecchio da fare», dice concedendosi un mezzo sorriso il sindaco. È l’unico che gli scappa nell’ora che trascorriamo con lui ieri. Il 2 giugno. Festa della Repubblica che Sonego trascorre in Comune.
In forze, all’ente locale, sono rimasti ormai due soli dipendenti. Andato in quiescenza il ragioniere - unico indagato alla Procura per il buco da mezzo milione -, «il servizio è divenuto part-time, in convenzione con il Comune di Chiusaforte, così come l’ufficio tecnico. Abbiamo solo un impiegato all’anagrafe e un operaio. Ho ridotto anche la giunta, facendomi carico in prima persona di deleghe ulteriori. Tutto quello che si poteva limare in termini di spese l’ho limato, ma non basta».
«Siamo ingessati da un piano di rientro decennale per l’assorbimento del buco che impegna circa 50 mila euro di nostre risorse, 200 mila di fondi regionali da restituire in 10 anni e ancora ulteriori 200 mila che dovremmo garantirci attraverso la dismissione di parte del nostro patrimonio immobiliare. Se la vendita non dovesse riuscire, qui non si pianta un chiodo per i prossimi 10 anni».
Morale: al Comune ridotto - «da altri», tiene a sottolineare Sonego - in queste condizioni può anche pensare un commissario. «Dal canto nostro - conclude - abbiamo fatto tutto quello che potevamo».
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