Vuole un figlio, si fida del web e usa il ghiaccio: virilità ridotta
UDINE. Stava tentando di tutto pur di riuscire ad avere un figlio, così, quando ha letto su internet che anche il ghiaccio poteva aiutare a recuperare la fertilità, non ha esitato a sottoporsi a delle docce gelate che però potrebbero avergli causato la torsione e la conseguente perdita di un testicolo.
Quando poi il trentenne si è rivolto al pronto soccorso di San Daniele lamentando dei forti dolori, è stato dimesso dopo esser stato visitato senza che il chiururgo lo sottoponesse a un ecocolordoppler, un esame non invasivo che permette di visualizzare i principali vasi sanguigni e studiare il flusso ematico al loro interno.
Per questo motivo la dottoressa Samantha Marcuzzi era stata rinviata a giudizio per lesioni personali colpose, ma il giudice Paolo Lauteri l’ha assolta perché il fatto non costituisce reato.
Contrariamente alla prima perizia disposta dalla Procura infatti, la seconda affidata dal giudice al medico legale De Maglio e al primario di Urologia dell’ospedale di Udine, Ficarra, ha evidenziato che la Marcuzzi ha operato correttamente nel rispetto del protocollo.
«Quando la dottoressa ha visitato il giovane il 17 luglio del 2011 - riferisce l’avvocato difensore Tiziana Odorico - non c’era alcuna torsione in atto. Il testicolo era dolente, ma mobile. L’alternanza di caldo e freddo alle quali si era sottoposto l’utente probabilmente avevano portato il muscolo a ritrarsi causandogli un forte dolore.
La dottoressa ha evidenziato che c’era ancora flusso sanguigno e gli ha diagnosticato un’infiammazione invitandolo però a ripresentarsi il giorno seguente, cosa che poi non è avvenuta.
Il giorno successivo l’uomo è andato in auto fino a Bologna e il 19 luglio è tornato al pronto soccorso dove è stato sottoposto a un ecocolordoppler che ha rilevato la presenza di flusso sanguigno escludendo che ci fosse una torsione in atto. Cosa sia successo da lì ai primi giorni di agosto non è certo responsabilità della Marcuzzi».
Fatto sta che poi il 4 agosto il trentenne è stato sottoposto a un intervento chirurgico per la necrosi del testicolo causata da una torsione dello stesso. Inutile dire che la perdita del testicolo ha ulteriormente ridotto le possibilità dell’uomo di avere un figlio.
Da qui la richiesta di risarcimento di 250 mila euro avanzata nei confronti della dottoressa alla quale si è aggiunta anche quella dell’ex moglie, per ulteriori 35 mila euro. «In sede di dibattimento - spiega l’avvocato Marina Pitton, che ha assistito entrambi nella costituzione di parte civile -, un consulente ha confermato che se si fosse intervenuti con tempestività, forse si sarebbe potuto anche salvare il testicolo.
Ci sono state due perizie che hanno ricostruito in modo diverso l’accaduto e questo non ha facilitato l’individuazione di eventuali responsabili.
Aspettiamo di conoscere le motivazioni per decidere se appellare la sentenza, ma in ogni caso in settimana presenterò l’istanza di mediazione propedeutica alla causa in sede civile nella quale chiederemo un risarcimento all’Azienda sanitaria». La battaglia per il testicolo insomma non si ferma.
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