Walter Siti: la mia scrittura è un eterno confronto con la realtà

Il vincitore dello Strega al festival con Il realismo dell’impossibile: «Il romanzo moderno gioca tra verità e finzione»

«Mi sarebbe piaciuto essere uno di quegli scrittori che riescono a inventarsi un mondo alternativo». Invece Walter Siti, premio Strega 2013 con Resistere non serve a niente, edito da Rizzoli, scrive «ma sempre costeggiando la realtà». A Pordenonelegge ha presentato Il realismo è l’impossibile, edito da Nottetempo, sollecitato dalle domande di Chiara Valerio.

Critico letterario, ha pubblicato il primo romanzo dopo 12 anni di lavoro: «Avevo l’impressione di non avere fantasia - ha raccontato -, scrivevo quello che davvero succedeva».

Il suo scrivere è un continuo confronto con la realtà «a cui chiedevo - ha proseguito - di essere qualcosa di piú brillante, invece aveva sempre avuto qualcosa di grigio, di penoso. E pensavo che fosse colpa mia. Sono diventato scrittore con l’impressione di non avere mai fatto i conti con la realtà».

Ha ripreso la vera vocazione del romanzo moderno «che era quella di ingannare tra il vero e il finto».

La sua è una realtà che deve tenere in tensione il lettore con le sorprese che la realtà stessa riserva: cosí, a esempio, invece degli aggettivi usa delle piccole frasi «perché gli aggettivi non ti sorprendono, mentre se la metti tra parentesi, una frase ti colpisce».

Nello scrivere usa il modus operandi dal potere «che si regge sul glamour, sul brillante, sul clamoroso e anche i vip e i personaggi famosi devono essere tutti brilluccicosi. Io cerco di tirare fuori il brillante dalla realtà. Uso gli strumenti del potere per scrivere ed è l’unico problema etico che mi sono dato. L’unica differenza è che io spero che il lettore se ne accorga».

Un romanzo, inoltre, «è interessante quando ci costringe a cambiare punto di vista e quando ci sorprende».

La realtà, che lui odia, ma soprattutto ama, devi aspettarla al varco «e nel momento in cui succede il fatto sorprendente è come se il mondo si annullasse in quel momento». Poi anche il realismo «piano piano si sedimenta». Allora bisogna che il lettore ti segua e, quindi, «tutte le volte che la realtà diventa un cliché hai bisogno di altro».

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