Zaino in spalle e si parte: tra laghi, cervi e sentieri: alla scoperta (in bici o a piedi) del Tarvisiano

Tarvisio è immersa nella sua foresta. E a questa foresta appartiene. Bisogna passeggiare, prendere la bicicletta, usare le proprie gambe per conoscerla. Osservare gli alberi, sentire i profumi dei prati stabili, ammirarne i colori, la varietà dei fiori spontanei. Scoprire le tracce degli animali selvatici. Poterli vedere. Sentire. Gli stambecchi sulle cenge di roccia. I fischi delle marmotte. Il battito ritmico del picchio. Il canto dei cervi in amore. Le occasioni per vivere la foresta di Tarvisio (grazie anche alla card creata per l’occasione) sono davvero tante. Ci sono i sentieri, ben segnalati. I percorsi ciclabili. Dal capoluogo, da Camporosso, Fusine e Cave del Predil, percorrono la Val Bartolo e la Val Rio del Lago, entrano nella Valle di Riofreddo e salgono fino alla Val Saisera per ammirare i panorami incomparabii delle Alpi Giulie. Montagne iconiche, magnifiche, che, lo ricordiamo, dall’anno scorso sono diventate Riserva di Biosfera Unesco.
Il consiglio è dunque di lasciare parcheggiata l’auto e muoversi altrimenti. Già dal capoluogo, la passeggiata che dalla via Romana tocca le pendici del monte Borgo, offre un assaggio delle specie arboree e di panorami più ariosi: i secolari abeti rossi e faggi, il pino silvestre e il sorbo, sullo sfondo i contorni del Mangart e delle Ponze, dei monti Prasnig e Florianca.
Laghi di Fusine
Ai laghi di Fusine si può arrivare in bicicletta, se ne può noleggiare una elettrica, così si fa meno fatica. Dal lago inferiore una camminata di un’ora immersi nella faggeta (il sentiero è il Cai 512) porta al belvedere del monte Svabezza. Un panorama impareggiabile quello dei laghi di Fusine dall’alto, fra i più belli delle Alpi. Nessun drone può eguagliare quel che si vede con i propri occhi. Andando più su, si cammina fra gli abeti rossi, poi fra i larici.
Fino al rifugio Zacchi ci sono altre due ore. Da quassù, poi, si possono imboccare il sentiero naturalistico dell’Alpe Vecchia e dell’Alpe Tamer per restare in quota, oppure seguire nuovamente il Cai 512 che scende al lago superiore in circa un’ora e trenta. Restando a valle, la passeggiata attorno ai laghi offre, con la salita all’Alpe del Lago e alla Sella Colrotondo, i paesaggi maestosi della foresta che si alternano ai pascoli con i grandiosi massi erratici portati dai ghiacciai. I riflessi dell’acqua al tramonto sono impagabili.
L'Alpe Adria Trail
Lo Zacchi (ha 20 posti letto, ricordatevi che ora è obbligatoria la prenotazione) è anche uno dei punti di arrivo dell’Alpe Adria Trail, un cammino che va dagli Alti Tauri al mare Adriatico (finisce a Muggia) e contorna Tarvisio in quattro tappe. C’è la possibilità di farsi trasportare gli zaini dalla partenza all’arrivo di ogni tappa, così si viaggia leggeri. Un’altra tappa sale al Monte Santo di Lussari per il celebre Sentiero del Pellegrino, storica via di fede alla quale giunge anche il Cammino Celeste.
Il castoro
La foresta di Tarvisio è attraversata dalla ciclovia Alpe Adria, che proprio qui ha i suoi percorsi più belli, realizzati sul sedime dell’antica ferrovia e dunque riservati esclusivamente alle due ruote. In una settimana si pedala da Salisburgo a Grado, valicando il confine a Coccau. Oppure s’imbocca la via della Slovenia, la strada è sempre quella di Fusine. Il percorso costeggia magnifici prati stabili. Nel biotopo della torbiera dello Scichizza ha trovato casa il castoro. Mica una notizia da poco, e infatti ne hanno parlato le cronache di mezza Europa. Era da secoli che il mustelide non dava segni di vita. Ora ha fatto la sua bella diga nei pressi della torbiera. Gliel’avevano abbattuta per sbaglio: l’ha rifatta. Segno che è tenace. E che gli piace stare qui. Così facendo, ovvero rispondendo al suo istinto di alacre boscaiolo, ha creato un habitat ideale non solo per lui, ma anche per il germano reale, per il gambero di fiume e per altre specie delle zone umide, che sono ricomparse. Cose che non succedono neanche nelle favole.
Verso la Val Bartolo
La rilassante Val Bartolo si imbocca da Camporosso. Si può percorrere in bicicletta salendo fino alla Sella e poi scollinando in Austria, oppure a piedi lungo l’omonimo rio Bartolo, dove ha trovato casa il sentiero degli gnomi, amatissimo dai bambini. La Valle di Riofreddo, silenziosa e remota, si raggiunge dal piccolo abitato di Riofreddo, seguendo la strada che si addentra fra magnifici abeti monumentali e il fiume. Sul greto, vale la pena fermarsi per osservare i massi colorati: rosso mattone, violaceo, verde. Sono le vulcaniti di Riofreddo, preziose testimonianze geologiche dell’attività magmatica del Triassico, che si osservano anche sull’Orrido dello Slizza, a est di Tarvisio: un itinerario, quest’ultimo, celebre fin dall’Ottocento. La passerella, quest’anno rinnovata, fiancheggia la parete di roccia, il corso d’acqua scorre nella gola fra riflessi verdazzurri.
Tra linci, cervi, camosci
Addentrandosi nella valle di Riofreddo, immersi fra alberi altissimi, nel silenzio, si può immaginare di incontrare l’elusiva lince. Bellissimo animale, il muso che sembra disegnato, il mantello maculato con riflessi dorati, le orecchie appuntite, abitudini solitarie. A Tarvisio ha trovato casa assieme agli altri grandi carnivori, come l’orso, il lupo. Sono presenze rare, non si fanno vedere, avere la fortuna di osservarli è frutto di lunghi appostamenti. Più facile è vedere gli ungulati: cervi, caprioli, camosci, stambecchi. Dove, altrove nelle Alpi, è possibile incontrarli tutti? I cervi lasciano i segni del loro passaggio: mangiano gli alberi giovani, sfregano i palchi sulle cortecce. Viaggiano in branchi.
Non i caprioli, timidi e solitari. O le femmine dei camosci con i piccoli, che dopo il parto si isolano per svezzarli. Gli stambecchi, re delle altezze, albergano sulle rocce, le possenti corna ricurve si notano a distanza. Rivolgendo lo sguardo al cielo, l’aquila reale volteggia a grandi altezze, conviene avere il binocolo. Ogni coppia ha scelto la sua valle: i piccoli, nati il mese scorso, si preparano al primo volo. E se nel cielo vedete ali ancora più grandi, avrete avvistato il grifone. L’occhio attento di buone guide aiuta a riconoscere le tracce degli animali selvatici, a sentire la loro presenza. È questo uno dei momenti più emozionanti che si può vivere fra queste montagne.
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