Zoncolan, niente funivia: l'ira di sindaci e albergatori FOTO
RAVASCLETTO. La decisione di Promotur di non aprire per l’intero periodo estivo le strutture che portano in quota, con eccezione di Sella Nevea, fa arrabbiare gli albergatori della Carnia. La località più colpita risulta Ravascletto, dove il turismo estivo ha una rilevanza minore rispetto a quello invernale.
La non apertura della funivia che porta sullo Zoncolan potrebbe determinare un disinnamoramento verso la val Calda da parte dei villeggianti che in montagna ricercano passeggiate ed escursioni verso le malghe alpeggiate. Meno impatto la chiusura ha per Sutrio, sull’altro versante dello Zoncolan.
«Abbiamo avuto incontri fra amministratori e albergatori – afferma il sindaco Manlio Mattia – per chiedere al presidente Serracchiani di rivedere la decisione della Regione e di Promotur. Per Sutrio la decisione non rappresenta un grande handicap, in quanto i turisti che frequentano i nostri hotel possono facilmente recarsi in quota grazie alle strade che portano in montagna. Speriamo di raggiungere un accordo proficuo con la Regione, in particolare per ciò che riguarda la stagione invernale».
Flavio De Stalis, sindaco di Ravascletto, denuncia la mancanza di coordinazione fra Promotur e operatori locali. «Gli albergatori sono agguerriti se non altro per il danno di immagine che la chiusura nel mese di luglio della funivia comporta all’intera valle. Certe decisioni non possono essere calate dall’alto». In pericolo l’utilizzo dei 350 posti letto alberghieri della località, che fanno più difficoltà a essere occupati specie in estate. «I nostri turisti amano le malghe, passeggiare in quota, che se raggiunta in cabinovia risulta meno faticosa in quanto si svolge quasi in piano, e porta alle malghe, dove i villeggianti amano rifornirsi di prodotti tipici locali».
Oltre che agli albergatori, la chiusura degli impianti di risalita comporta meno occupazione per gli addetti alla stazione e minore economia per gli agriturismi e casere. Paola Schneider presidente di Federalberghi, conferma la difficile convivenza con Promotur.
«Non si riesce a dialogare e a programmare il turismo fra Promotur e operatori locali. Non si capisce perché Sella Nevea resta aperta e Zoncolan, Varmòst e Piancavallo no: chiediamo che in luglio almeno si apra durante i fine settimana».
Più svantaggiato della chiusura Forni di Sopra: «Gli albergatori non hanno protestato – ammette Schneider – ma per il polo dolomitico e le strutture in quota sul Varmòst la chiusura delle seggiovie rappresenta un serio problema».
Schneider chiede si riveda la programmazione. «Ogni euro investito da Promotur muove sul territorio una somma tre volte maggiore: i 3 milioni di deficit della società, ora ente, portano in montagna 9 milioni di euro. Calcolando che siamo tassati quasi per il 50%, nelle casse dell’erario regionale e statale rientrano 4 milioni, molti di più di quelli che Promotur spende. Non è quindi il caso di tagliare su investimenti che creano profitto non solo agli operatori, ma alle stesse casse dello stato e regione».
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