A Fiume tra amore libero e voglia di uguaglianza: fu come un Sessantotto

Lo scrittore Donfrancesco nel “romanzo dei ribelli” evidenzia gli aspetti inediti dell’impresa Rivive l’atmosfera libertaria ed eccentrica del 1919. Presentazioni a Udine, Gorizia e Trieste 

“Disobbedisco”

Elena Commessatti

Il primo’68 fu a Fiume e fu D’Annunzio a proporlo. Il primo ’68 di libertà, fermento e fantasia si consumò a Fiume quasi cent’anni fa, il 12 settembre 1919, quando il Vate partì dalle nostre terre, da Ronchi dei Legionari appunto, con tremila soldati italiani, ormai disertori, per occupare la città adriatica dell’odierna Croazia e annetterla al Regno d’Italia. “Disobbedisco” era il loro fulgido motto, e “disobbedisco” e anche il motto della vivida scrittura di Orlando Donfrancesco, che con “Sulla cima del mondo. Il romanzo dei ribelli di Fiume” (Historica, 254 pagine, 18 euro) dà alla luce un originale romanzo storico, fuori dagli schemi e al di là della tradizione storiografica che vede spesso in questo evento la genesi del fascismo e lì si ferma.

Nulla è fermo invece, in questa liquida onda futurista, dove in prima persona, il tenente Saverio Gualtieri reduce di guerra, fugge dalla Roma borghese, l’Italietta giolittiana, e si butta vorticosamente nell’avventura di Fiume dove tutto è possibile. Laddove si vive e si sogna la rivoluzione.

«Da molto tempo volevo raccontare questa storia – ci confessa l’autore –. Ho studiato per due anni le fonti tra biblioteche e archivi. I discorsi di D’Annunzio, i giornali del tempo. Ho ritrovato documenti, ho vissuto sorprese archivistiche e ho capito che bisognava trovare un altro modo di narrare questo tempo». «“Ci sono momenti nella storia che non tornano più – prosegue – e l’impresa di Fiume rappresenta l’irripetibile».

«Si usciva dalla Prima Guerra Mondiale, dall’Ottocento ci si era allontanati in maniera brutale, il ’900 doveva ancora nascere, c’era appena stata la Rivoluzione Russa; tutto era un grande magma che ribolliva», contestualizza Don Francesco, autore del precedente “Il Sole ad Occidente”, (da poco tradotto in francese per le edizioni La Tour Verte), ambientato tra Venezia e Parigi, e dentro l’onda del decadentismo.

«Non sono orge, è amore libero», fa dire a Keller, uno dei protagonisti de “Sulla cima del mondo”, «è amore futuro». Ed è questo uno dei temi del lavoro di Donfrancesco e della sua inesauribile bravura: farci entrare con ritmo sensuale in una piega della storia che non ha virgole o punti, ma allitterazioni e ricchezze linguistiche che profumano di ideali e generano nuove convivenze. A Fiume in quegli anni si vuole essere tutti uguali.

«Presto non ci saranno più differenze – continua Keller –, e noi qui non siamo che una fulgida anticipazione di un futuro non troppo lontano».” Una fiducia in un’uguaglianza, purtroppo, ancora lontana, a cento anni di distanza.

L’epigrafe recita un importante stralcio del famoso Manifesto del Futurismo, datato 1909. «Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle». Ed è di stelle lessicali che è costellato questo audace mondo di funamboli, dove Donfrancesco inserisce i suoi di ribelli, che poi sono “i reduci”, sputati via dalla guerra, menomati nel fisico e nell’animo, e che sperano di risorgere al fianco di D’Annunzio perché bramano di essere di nuovo vivi.

Ci sono molti modi di leggere il lavoro di Donfrancesco. Uno di questi è quello di assecondare il suo coraggio nel far rivivere con precisione l’atmosfera libertaria ed eccentrica di quegli anni, e di dichiarare ammirazione per una scrittura fluida e tempestosa, capace di abitare incontenibili complesse figure femminili, come l’indimenticabile Caterina nella prima parte del romanzo, e la nobile Eva De Wilde, regina spirituale nella seconda parte.

«Mi piace raccontare le donne – ci confessa –. Sono caleidoscopi che si prestano a narrazioni ampie». E poi aggiunge: «Le ho create, ricordando anche i due momenti dell’atteggiamento di D’Annunzio in questa impresa. C’è un primo momento in cui è bellico, poi diventa idealista. Come c’è una prima Fiume in cui la città è in festa, e una in cui è più spirituale». “Sulla cima del mondo” ci porta dunque alla scoperta, attraverso le fonti che sono in parte pubblicate nel romanzo stesso, di un modo nuovo di visitare la storia, in cui il «perché sono anarchico? perché voglio vivere» che compare a pagina 195, si presta alla metafisica senza retorica di una domanda comune a molti lettori. –



Orlando Donfrancesco sarà in regione a settembre. Tappe a Gorizia (9 settembre alla libreria Leg), a Trieste (14 settembre al Caffè degli Specchi). A Udine presenterà il suo libro a Casa Cavazzini il 10 settembre alle 18.



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