A Lezioni di storia la guerra dei sessi tra Antigone e Creonte: «Una tragedia per riflettere sulla giustizia»
La storica Laura Pepe protagonista domenica 14 del primo appuntamento al Teatro Giovanni da Udine

Antigone, l’eroina tragica che per dare sepoltura al fratello sfida il divieto di Creonte di seppellire chi come Polinice aveva marciato contro la città di Tebe, è entrata nell’immaginario collettivo come colei che si oppone al tiranno invocando le leggi del sangue e dell’amore, perché più forti di qualsiasi giustizia umana. Ma è davvero così? Insomma chi è davvero Antigone?
Risposte ce le darà sicuramente Laura Pepe, docente di diritto greco alla Statale di Milanon autrice di numerosi saggi e appassionata divulgatrice di storia greca e romana in molte trasmissioni tv.
E lo farà nella prima delle Lezioni di Storia, curate dall’editore Laterza con la collaborazione della Fondazione del Teatro Giovanni da Udine, il sostegno di Confindustria Udine e la media partnership del Messaggero Veneto, in programma al teatrone domenica 14, alle 11. Lezioni dedicate quest’anno alla Guerra dei sessi, partendo proprio dallo scontro che vede Antigone contro Creonte.
È davvero tutta limpidezza di cuore Antigone? e il suo gesto è così intriso di umana pietà, tale da porsi come superiore all’arroganza della ragion di Stato?
«Forse è Antigone l’arrogante – ci spiazza subito Laura Pepe – perché dare un’etichetta di buon o cattivo ai personaggi di una tragedia greca è fuorviante, nel senso che la tragedia greca presenta sempre un conflitto sempre inconciliabile, in cui non si sono buoni e cattivi ma persone che hanno ragioni opposte e appunto inconciliabili».
E allora, come la mettiamo con Antigone esempio illuminante di giustizia giusta?
«Contro la visione che vede sempre Creonte un tiranno cercherò di dimostrare che Creonte diventa tiranno ma in realtà non lo è. Il suo primo atto di governo di proclamare la non sepoltura di Polinice è un dato che servea a difendere la città, addirittura un atto democratico.
Quella che è fuori dalle leggi è Antigone, una donna che non è un personaggio politico, dato che nell’Atene del tempo le donne non avevano alcun diritto, non avevano una personalità giuridica.
Antigone infatti combatte una lotta non per il diritto di sepoltura di tutti quanti gli esseri umani, ma solo ed esclusivamente per la sepoltura di suo fratello. Lei difende la famiglia e leggi ancestrali.
Questo non vuol però dire che Antigone sia cattiva e Creonte buono. Ognuno ha dalla sua ragioni che sono inconciliabili con quelle dell’altro».
Quindi che tipo di guerra tra i sessi è quella ingaggiata da Antigone contro Creonte?
«La guerra tra i sessi prevede un momento finale che comporta il soccombere dell’uno o dell’altro sesso. Alla fine Creonte trasformatosi di fatto in tiranno per i suoi atteggiamenti riconosce che le leggi di Antigone devono essere raccolte all’interno della città: è il suo un ravvedimento finale quando è ormai troppo tardi e Antigone è già sepolta viva. In questa guerra si può dire che ci sono solo vinti e non vincitori».
Che cosa può insegnarci oggi questo scontro e questa eroina di Sofocle?
«Tante cose e non è un caso che la tragedia è un insegnamento, una riflessione sul fatto che posizioni troppo dure portano sempre a soccombere. Il fatto è che la tragedia una risposta non ce la da, la tragedia non è una favola che ha una morale. La risposta se la deve trovare ciascuno.
La tragedia è il più grande capolavoro della letteratura greca perché pone delle domande e mai risposte assolute, invita a riflettere sul potere sulla necessità di tutelare i diritti delle minoranze: una città giusta deve essere in grado di ascoltare ciò di cui le minoranze si fanno latrici».
C’è un passaggio nelle tragedia in cui Antigone dice di non essere nata per condividere l’odio ma l’amore. Poi diventa lei stessa una che questo odio fomenta.
«E quel passaggio sarà il fulcro della mia lezione, perché quel passaggio è intraducibile in italiano. Il termine greco philos è molto ambiguo perché può voler dire amore, voler bene, trattare o accogliere con amorevolezza, favorire, proteggere una persona cara che ci si è scelti, ma anche una persona che ci è vicina per parentela di sangue.
Quindi Antigone, che è personaggio tetragono, spigoloso non sta dicendo io voglio amare il mondo ma voglio amare mio fratello e quindi lo voglio seppellire. Il suo gesto non è un gesto di imperativo etico».
Per concludere?
«Questa tragedia di Sofocle agita temi molto complessi e, tra le altre cose, ci invita a riflettere sulla giustizia e l’amministrazione della città».
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