A Pordenone Docs Fest voci e immagini con i Shh...Diam: dove la violenza uccide i desideri

Nella serata di venerdì 4 aprile il documentario e il concerto live. Una band con il frontman in trasformazione

Gian Paolo Polesini
Il gruppo musicale “Shh…Diam” che si esibirà alla terza serata di Pordenone Docs Fest
Il gruppo musicale “Shh…Diam” che si esibirà alla terza serata di Pordenone Docs Fest

È una specie di eredità coloniale a infliggere disagi alla comunità LGBTQ della Malesia. Il governo usa una specie di violenza legalizzata per disinnescare i desideri di chi si dichiara perso nel proprio corpo naturale.

Nonostante il pugno di ferro applicato dal Palazzo, la protesta non si nasconde affatto. Anzi, si levano i cartelli al cielo durante sfilate a dire il vero piuttosto ordinate.

Una band con il frontman in trasformazione, tale Faris non ancora del tutto uomo — ma il percorso prosegue seminato di testosterone — propone un’alternativa artistica alla solita alzata di voci. L’insegna del gruppo è quanto mai efficace: “Shh…Diam”, che nella lingua di Sandokan significa zitto.

Ecco, “Queer as Punk” di Yih Wen Chen è il singolare docu proposto per venerdì 4 apirle alle 21 nella sala Grande di Cinemazero, terza serata del “Pordenone Docs Fest - Le voci del documentario”. Seguirà concerto live.

Cominciamo a conoscere Faris. Già dalla modalità sovrappeso della sua auto si coglie quanto la vita si svolga più fra i sedili della sgangherata quattroruote, e col volante ricoperto di soffice pelo rosa, che in una casa. La rimozione di un cartone con dentro gli effetti personali raccolti il giorno dell’allontanamento della fabbrica significa o pigrizia, ma non pare proprio il tizio che posticipa, o mancanza di sollecitazioni concrete. Già ci stiamo avvicinando al corretto identikit del soggetto protagonista, uno che lotta preferibilmente col sorriso. E con la chitarra che penzola dalla spalla. Il gruppo prevede anche un bassista e un batterista, oltre a un secondo chitarrista.

Come vive Faris? Di risparmi, dice lui. Con le premesse sin qui raccolte, immaginiamo per una tipa che sta per diventare un tipo, con quell’aria malsana sospesa nel cielo di Kuala Lumpur non sia affatto facile ritrovare un lavoro dignitoso. Eppure, quando il ragazzo, lui si sente esattamente così, passerà accanto a un collega che strimpella per strada, metterà subito mano al borsellino. «Tra musicisti senza soldi c’è solidarietà», dice.

Assistiamo dalla poltrona a un comprensibile saliscendi temporale, anche per far espatriare l’idea di una stabilità politica, almeno fino al 2018. Una terra governata da una singola coalizione da oltre sessant’anni, sempre inchiodata su ferrei principi di discriminazione ed estremizzazione. Le persone LGBTQ sono criminalizzate dalla legge.

La prima esibizione musicale risale al 2009, quando Faris guidava le ambulanze. «Quanto avrei voluto essere un musulmano osservante», pensa a voce alta con i baffetti che lambiscono le labbra. Beh, i testi delle canzoni pigliano una direzione soltanto: certo non esaltano l’amore ricoperto di cuoricini, sdolcinato e tanto meno eterosessuale. La musica parla di chi cerca di sfuggire da una condizione fisica sbagliata.

Cadrà finalmente il potere alla fine del 2018 e c’è una certa emozione in famiglia. Ma non pare migliorare di molto l’esistenza generale. Anche perché negli anni successivi altri saliranno e altri cadranno, lasciando più o meno intatto il senso: a chiunque sieda sugli scranni reali se la metamorfosi è un desiderio, non sarà una passeggiata vivere.

Il tour dei “Shh… Diem” ha una scaletta internazionale: arriva in Gran Bretagna e, quindi, nel Nord Irlanda. Nel frattempo in Patria una coppia di lesbiche viene presa a bastonate per punizione. I ragazzi si attivano e verrà fuori uno spettacolo a sostegno dello scempio. Certo che di coraggio questi ne hanno, per fortuna. Ci sarebbe da imparare.

Salta fuori un altro atto di repressione nei confronti di un’imprenditrice che ha osato vestirsi da donna durante l’Umrah, il pellegrinaggio alla Mecca. Nur Sajat è scappata, ma c’è una taglia su di lei. Così funzionano le cose in certi luoghi del mondo.

Ci permettiamo di suggerire altre due proposte intriganti per oggi: “Louisiana: The Other Side”, alle 15 in sala Pasolini (Omaggio a Roberto Minervini). Negli Usa c’è un confine non scritto sulle mappe, oltre il quale abita una comunità indigena dimenticata da Dio e dalle Istituzioni. Infine alle 16, in sala Grande, sarà proiettato “Rules of Stone”, di Danae Elon: un piano preciso, fra bellezza e abuso, che si svela per la prima volta. Gerusalemme moderna è architettonicamente figlia di una ideologia, in un silenzioso ma efficace processo di colonizzazione. Il programma completo è su www.pordenonedocsfest.it. 

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