A Tolmezzo il ricordo di Umberto Candoni, l’anarchico pacifista che fotografò la Carnia
Nelle sue immagini una terra «povera ma dignitosa»

Tolmezzo ricorda mercoledì 7 dicembre, Umberto Candoni a mezzo secolo dalla scomparsa, con tre mostre fotografiche, “Immagini della Carnia degli anni Sessanta” (Funerali e matrimoni, al Centro servizi Museo carnico, Istruzione lavoro all’Istituto Fermo Solari e Le età della vita al Museo dell’orologeria) e un convegno nella sala conferenza della Biblioteca, alle 18, al quale interverranno Tarcisio Not, Dino Zannier, Marco Puppini, Marco Aganis e Marco Lepre (che qui presenta l’iniziativa).
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Il 5 dicembre del 1972, esattamente cinquanta anni fa, si spegneva a Tolmezzo Umberto Candoni. La sua è stata un’esistenza particolarmente lunga ed intensa. È stato, infatti, un emigrante, costretto a cercare lavoro dapprima in Germania, poi in Piemonte, in Veneto ed in Svizzera, mentre nel 1912 si trasferisce con sua moglie Maria Monai negli Stati Uniti.
L’anno seguente è in Sicilia, prima di rientrare nel 1914 ad Amaro. Candoni è stato poi un anarchico insurrezionalista, per poi convertirsi, dopo gli anni trascorsi in Francia, ad un’idea pacifista e alla predicazione della fratellanza universale.
È stato, infine, un fotografo originale, capace di raccontare un periodo fondamentale della nostra storia.
Candoni era nato a Cedarchis di Arta nel 1883. In questa località ha trascorso l’infanzia e ha imparato il mestiere di meccanico. Dopo aver svolto il servizio militare si segnala per la divulgazione di idee anticlericali, internazionaliste e pacifiste in alcune conferenze. Questa attività non passa inosservata ai carabinieri e alla prefettura che redigono preoccupati resoconti.
Dopo la Prima guerra mondiale, la prospettiva di una nuova massiccia ondata migratoria per i lavoratori carnici crea notevoli tensioni. Il Ministero Terre Liberate si rifiuta, infatti, di pagare i lavori di ricostruzione di varie infrastrutture effettuati dalle Cooperative Carniche di Lavoro. Il rischio è che venga messa in crisi l’intera esperienza avviata da Riccardo Spinotti e Vittorio Cella. Candoni è particolarmente attivo nelle manifestazioni e nel 1919 diventa il primo presidente della Camera del Lavoro di Tolmezzo.
Deve però dimettersi dall’incarico per aver assunto posizioni troppo rivoluzionarie. Nel 1920, quando una ventina di Comuni carnici vengono occupati, Candoni risulterà tra i fermati. Per la sua attività politica verrà poi condannato nel 1921 a scontare alcuni mesi di carcere.
Dopo l’avvento del fascismo, emigra una prima volta a Parigi nel 1924, poi è in Campania e, rimasto vedovo, nel 1928 si sposta ad Imola, dove gestisce uno studio fotografico e sposa l’insegnante Paola Beltrame. Nel 1932 espatria, questa volta clandestinamente, in Francia, dove è in contatto con molti friulani emigrati e con gli ambienti anarchici e antifascisti.
È qui che perfeziona la sua tecnica, specializzandosi nel ritocco e nella colorazione a pastello delle fotografie in bianco e nero. Rientrato in Carnia dopo la guerra, si stabilisce a Comeglians e apre il suo studio fotografico, cominciando a oltre sessant’anni una nuova vita. Ritratti, foto tessere, ricordi della prima comunione presentati su appositi cartoncini, diventano la sua produzione prevalente, procurandogli immediatamente fama.
L’anziano fotografo è un “maestro”, che insegna anche ai giovani Gino Del Fabbro, Luigi Gardel, Mauro Agarinis e Dino Dario ad attenuare o cancellare dai volti delle persone i difetti che i fari da 300 watt, che adesso si utilizzano, portano inevitabilmente ad evidenziare.
La parte più interessante ed originale della produzione che Candoni ci ha lasciato è però quella che, ormai ottantenne, ha realizzato con la sua fida Rolley, percorrendo le polverose strade della vallata. È il momento in cui alle foto in posa, fatte in studio, si sostituisce la ripresa diretta di tutte le fasi di un avvenimento, sia esso un matrimonio, una prima comunione o un funerale. Si tratta di immagini straordinarie, scattate in modo non convenzionale, che documentano anni densi di cambiamenti e di contraddizioni.
Quella che emerge è una Carnia “povera ma dignitosa”, in cui permangono elementi di una società tradizionale, mescolati agli aspetti di modernità figli del boom economico. Citiamo le immagini delle donne di Cedarchis, che portano a spalla la bara di una loro compagna o il modo in cui i giovani trattavano il “nuvic” se veniva da fuori a portare via la ragazza del paese.
Candoni frequentava anche le prime sale con il juke-box, dove i giovani ballavano il twist e si fermava divertito a ritrarre i figli del proprietario del Bar Martinis attorno alla sagoma di cartone del cuoco che esibisce un succulento pollo arrosto.
Nel 1995 il Comune di Tolmezzo ha dedicato a Candoni una grande retrospettiva, curata dal Gruppo Gli Ultimi e ospitata a Palazzo Frisacco.
Nel 1999 il Coordinamento dei Circoli Culturali della Carnia e Forum diedero alle stampe Così vicina, così lontana. La Carnia di Candoni, che contiene dei bellissimi testi di Giorgio Ferigo. Prometeo, uno dei figli vecchio anarchico emigrante, che era rimasto privo della vista in gioventù a causa dello scoppio di un residuato bellico, è stato l’industriale che fondò la Seima; ancora oggi, con un nome diverso, la fabbrica che assicura il maggior numero di posti di lavoro in Carnia
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