A Udine Montesano porta in scena il conte Tacchia

Il popolare attore protagonista da giovedí 7 a sabato 9 con la commedia musicale. Un suo desiderio: «Vivere prima o poi in un posto con aria tersa come in Friuli, a Roma oggi è tutta ’na caciara»

UDINE. Sogna di vivere in una bella vallata del Friuli o del Trentino, nel verde, con l’aria pulita. Perché Roma è na caciara, dice, ma intanto celebra Romabella con una delle sue storiche maschere, il conte Tacchia.

Dopo l’appassionato Rugantino, il caustico Marchese del Grillo, il mattatore Enrico Montesano ritorna al teatro Nuovo Giovanni da Udine con la sua strepitosa verve, protagonista di un un’esilarante commedia musicale in scena dal 7 al 9 febbraio con inizio sempre alle 20. 45.

Ricchissimo – 25 elementi in totale – il cast di attori e di danzatori acrobati che lo affiancano in scena, questi ultimi diretti da Manolo Casalino. Le scenografie fastose di Carlo De Marino, i sontuosi e accurati costumi d’epoca di Valeria Onnis, la colonna sonora originale di Maurizio Abeni completata da una canzone di un altro artista d’eccezione, Armando Trovajoli, e ancora gag a non finire, comicità e tanto divertimento fanno del Conte Tacchia uno spettacolo fra i più attesi della stagione di prosa del Teatrone, già record di presenze al Sistina di Roma e nelle maggiori città italiane.

Montesano, dunque, dopo circa 30 anni, dopo il film di Sergio Corbucci a cui la commedia è ispirata, rindossa i panni di Francesco “Checco” Puricelli. Perché ha deciso di ridiventare il conte Tacchia? «Perché è una cosa che feci e mi divertiva.

L’epoca nella quale è calata la storia va dal 1910, a pochi decenni dall’Unità d’Italia, fino al 1944. Siamo dunque nel periodo in cui l’Italia è tutta da costruire, e in quello in cui Roma viene liberata. E proprio nel’44 Francesco Puricelli ritorna nei luoghi del primo amore, in divisa da sottufficiale dell’esercito americano.

Poi si apre questo grande ricordo e quindi è lui che ritorna con la mente agli anni passati. E la commedia finisce quando il ricordo termina e torniamo nella Roma liberata dove il Conte Tacchia, dopo 30 anni, incontra la sua amata».

Una commedia musicale molto corposa e dove sicuramente c’è tanto amore: «La vita a volte ci separa. Passano 30 anni in cui ognuno poi fa la sua vita ma ci sono delle fiamme d’amore che non si consumano mai e rimangono anche se quella persona la vita l’ha portata da un’altra parte».

In un’epoca in cui l’intrattenimento è spesso fatto di violenza, cruda realtà, Montesano si sente un rivoluzionario «Non ne posso più dei film americani dove si sparano, sniffano cocaina. Noi facciamo altro, la nostra droga sono i sentimenti, l’adrenalina è la voglia di vivere e di fare le cose con il cuore».

Qual è la sua battuta preferita del Conte Tacchia? «Una battuta non mia, di Paolo Panelli: “A lavorà. Dovete annà a lavorà. Dovemo tutti lavorà. Bisogna lavorare che così il Pil cresce».

Anche a Roma, forse un po’bistrattata, bisogna lavorare: «Non mi faccia parlare. Poi sono tutti nervosi, con ’ste polveri, con ’sti rumori. Ecco per questo il mio sogno è di trasferirmi in una bella vallata del Friuli o del Trentino, con l’aria pulita».

Enrico Montesano e la compagnia dello spettacolo incontreranno il pubblico in foyer venerdì 8 febbraio, alle 17.30 per un nuovo appuntamento di Casa Teatro. Ospite Giorgio Placereani, conduce il giornalista Gian Paolo Polesini. –




 

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