Abbandonata al degrado la villa che ospitò la sorella di Napoleone e lo scienziato Pasteur

Nel 1816 Elisa Bonaparte acquistò una casa a Villa Vicentina. Questo complesso interessante e molto vasto rischia ora un degrado inarrestabile e potrebbe divenire un luogo di incontri scientifici

UDINE. Quando nel 1816 la sorella di Napoleone Elisa Baciocchi Bonaparte giunse a Trieste come ex Granduchessa di Toscana, la sua immagine politica era del tutto innocua e dopo aver preso residenza nel bel Palazzo di Campo Marzio appartenuto all’ex Generale russo Psarò volle acquistare una villa di campagna con ampio podere a Villa Vicentina, già dei Conti Gorgo.

Qui si compiacque di una ritrovata serenità come scrisse in una lettera alla sorella Paolina nel maggio 1817: «Tutto è perfetto qui... nessuno mi può togliere i miei privilegi perchè li devo a me stessa ed alla mia filosofia». Serenità che ritrovò anche la figlia Elisa Napoleona Contessa di Camerata che da bambina era tanto piaciuta alla nuova Imperatrice dei Francesi, Maria Luisa d'Asburgo, che così ricordava la cognata: “La Granduchessa di toscana è molto intelligente, è brutta, ma ha una figlia di 3 anni che è la più bella bambina che abbia mai visto.” Ci resta difficile pensarlo visti i ritratti della maturità.

La Baciocchi ormai diventata Contessa di Camerata non poteva più godere del Parco di Marlia in Lucchesia o dei magnifici Giardini di Boboli si trovò pertanto ad riorganizzare non solo dimora già dei Gorgo ma anche un magnifico parco preceduto da un giardino che allietava il cortile della prima villa adorno di vasi cinerari, anfore, frammenti di colonne di statue provenienti dagli scavi della vicina Aquileia.

Per questo si avvaleva dell'aiuto dell'ingegnere Charles de Sambucy a ci venne affidato anche il piano di ristrutturazione degli edifici e dell'antica “Commenda” giovannita.

Dopo la I Guerra Mondiale parte del parco fu ridotto a coltura per le esigenze economiche e la nuova gestione del competente nuovo proprietario Alessandro Ciardi.

Napoleona Elisa Camerata nel 1861 cedeva questa estesa proprietà a Napoleone III; alla morte dell'ultimo Imperatore dei Francesi avvenuta nel 1873 passò alla vedova l'ex Imperatrice Eugenia, quindi al Principe Luigi Napoleone, figlio del Principe Vittorio e di Clementina del Belgio; questi dopo la I Guerra Mondiale la alienò definitivamente e proprio durante la I Guerra fu residenza del Duca d'Aosta e brevemente occupata dai suoi soldati.

La memoria del parco rasserenò anche le ultime ore dei figlio di Napoleona Elisa che si suicidò a Parigi nel marzo del 1853. nel suo testamento infatti lo ricordava come un luogo di serenità che lo aveva accompagnato nella sua infanzia e giovinezza e colà volle essere riportato. Il suo cadavere imbalsamato si trova tuttora nella Cappella fatta erigere per contenerne le spoglie dove campeggia una pregevole tela del pittore Augusto Tominz.

I ricordi archeologici aquileiesi consistevano in ben 262 carri trasportati in villa dove c'era pure una “Galerie d’antiquités” organizzata fors’anche dall’amico, frequentatore della Villa, il Conte Francesco Cassis Faraone, conservatore della storica collezione di Giandomenico Bertoli. La popolazione di Villa Vicentina era affezionata all'ex Principessa di Lucca e Granduchessa di Toscana per la sua caritatevole prodigalità che avrebbe garantiti ai paesani anche un pubblico maestro per i fanciulli.

Questo complesso interessante e molto vasto rischia ora un degrado inarrestabile e potrebbe divenire un luogo di incontri scientifici, visti gli aspetti sperimental-agrari cui si interessò la stessa Contessa di Camerata, sia per quelli più propriamente storici dovuti a tali presenze che ne caratterizzarono il contesto.

Non va dimenticato che proprio qui trovò ospitalità il grande Louis Pasteur colà inviato da Napoleone III nel 1869 per ritrovare (anche lui!) calma e riposo dopo essere stato colpito da una paralisi. Proprio qui continuò i suoi studi sulle malattie dei vini e dei bachi da seta, potendo contare della presenza dell'assistente di chimica Raullin (poi professore a Lione).

Pasteur garantì a Villa Vicentina ed ai dintorni una grande quantità di seme-bachi da lui curati assieme all'amico Chiozza ed al bacologo ed enologo Alberto Levi di Villa Nuova. Una lapide fu apposta nel 1931 dalla Società Adriatica di Scienze naturali per ricordare il grande scienziato.

Delle testimonianze “materiali” degli arredi poco rimane al di là delle immagini fotografiche che comprendono quelli di un illustre presenza che molto gradiva l’ospitalità del luogo: era l'ex Regina di Napoli Carolina Murat, sorella di Elisa.

Arredi che provenivano dal Palazzo di Trieste ove si era installata con il nuovo nome di Contessa di Lipona, anagramma di Napoli, città che aveva molto amato. Superbo era l'obelisco donato ad Elisa dall’ex Imperatore Napoleone quando era stato esiliato all’Isola d’Elba.

Quasi come un bricoleur aveva fatto comporre l'obelisco di tutte le pietre ed i minerali dell'Elba, il suo nuovo regno. Alla base quattro iscrizioni in italiano, latino, francese e greco, celebravano l'illustre esiliata. Quella in italiano diceva: «Questa vaga congerie dell’opre di natura Elisa è della serie di tue virtù figura».

Fortunatamente con la vendita fatta dal Principe Vittorio Bonaparte l'obelisco venne acquistato da un possidente friulano ed ora si trova in collezione privata, rara e preziosa testimonianza dell'Imperatore dei Francesi.

La Villa, il suo Parco e le sue adiacente costituiscono un complesso paesaggio culturale che rappresenta una “memoria” da non disperdere, rendendo agli abitanti ed al territorio una pagina di cui diventare responsabili. —
 

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