Ad Aquileia scoperto un mercato di 1.800 anni fa

Un grande complesso commerciale, costituito da almeno quattro edifici paralleli affiancati, ognuno caratterizzato da un’area scoperta attorniata da portici e botteghe.
Aquileia continua a raccontare il suo passato grazie agli scavi. E questa volta a svelare un altro pezzo di storia sono le recenti scoperte dell’Università di Verona, durante i lavori questa estate nel Fondo ex Pasqualis, posto all’estremità sud-orientale della città.
Le indagini che si sono protratte per due mesi e che hanno coinvolto più di una ventina di studenti, dottorandi e giovani dottori di ricerca dell’ateneo veronese (il Dipartimento culture e civiltà, sotto la direzione di Patrizia Basso in collaborazione con Diana Dobreva) hanno riportato infatti alla luce un quarto lastricato, oltre ai tre già noti dagli scavi degli anni Cinquanta del Novecento e dalle recenti indagini.
Quest’ultimo è ubicato a est degli altri e a una quota più alta, perché secondo gli archoelogi probabilmente si adeguava al naturale andamento del terreno.
“Tale scoperta – spiegano Università di Verona, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e Fondazione Aquileia – indirizza verso l’ipotesi di un grande complesso commerciale, costituito da almeno quattro edifici paralleli affiancati fra loro, ognuno caratterizzato da un’area scoperta attorniata da portici e botteghe: si tratterebbe di un mercato davvero straordinario per monumentalità e ampiezza, unico nell’Impero, almeno allo stato attuale delle conoscenze, e quindi tale da attestare con particolare evidenza la vitalità di Aquileia come centro di scambi e commerci nel Tardoantico”.
Una sorta di grande centro commerciale di circa 1.800 anni fa, dunque. Un ulteriore tassello che si aggiunge nell’opera di recupero e restituzione della struttura urbanistica della città romana.
«I quattro edifici – spiegano in una nota gli archeologi – dovevano essere composti in modo modulare (due a due), lasciando uno spazio intermedio fra loro, ove nello scavo di quest’anno è stata individuata una strada acciottolata, che dal decumano posto a nord del mercato e quindi dall’area della basilica portava al grande centro commerciale.
Essa permetteva il passaggio dei numerosi avventori che quotidianamente popolavano questi spazi e dei carri per il trasporto delle merci, come confermano anche le tracce individuate sul suo piano di calpestio.
Come dimostrato nel corso degli scavi condotti in questi anni, al mercato si accedeva anche dal fiume, attraverso una serie di ingressi aperti sul più esterno dei due muri di cinta urbani portati alla luce a sud delle stesse piazze e correlati a rampe per il trasporto delle merci».
Non si tratta dell’unica scoperta del 2023. Lungo un muro perimetrale di uno degli edifici, gli archeologi hanno recuperato una decina di anfore poste, segate all’altezza della spalla e quindi mancanti del collo e dell’orlo.
«La loro funzione andrà chiarita con il seguito dei lavori, ma esse già da ora risultano riferibili a una fase precedente alla realizzazione del mercato, quando nell’area esisteva una banchina fluviale e altre strutture ancora individuate solo parzialmente, perché in gran parte coperte dalle piazze.
Di questa banchina nella campagna 2023 è stata messa alla luce una scalinata acquea composta da 4 gradini in arenaria che era funzionale proprio alla discesa verso il fiume ».
Parte fondamentale del lavoro sul campo è stata anche quella svolta negli archivi del Museo archeologico nazionale di Aquileia, dove è stato possibile riesaminare la documentazione grafica, fotografica e manoscritta che è stata lasciata dagli archeologici che avevano già indagato l’area.
«Alcune delle loro intuizioni sono state confermate dai nostri scavi, mentre per altre è stato necessario un’attenta lettura dei dati d’archivio. I risultati di queste ricerche hanno trovato spazio in un primo volume di prossima uscita, in cui si raccontano le vicissitudini di più di un secolo di scoperte archeologiche nell’area».
Un intervento che si poteva seguire: durante i mesi di lavoro, lo scavo è rimasto infatti sempre aperto al pubblico, che ogni giorno è stato coinvolto in visite guidate con gli studenti veronesi.
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