Al Far East Festival ecco The Stone: la Thailandia degli amuleti tra fede e superstizione
La proiezione dell’avvincente gangster movie sabato 26 aprile alle 11.30 al Giovanni da Udine. E poi i brividi di Death Whisperer 2

L’amuleto thailandese è una fede più che una superstizione. E conviene non fare troppo i bulli a tal proposito, scherzarci sopra, voglio dire, come farebbe chiunque nel mentre s’infila in tasca un cornetto napoletano cercando di frenare il malocchio e, magari, indirizzarlo a qualcun altro, semmai servisse.
L’interpretazione degli abitanti di Bangkok, Chiang Mai e Phuket, per menzionare tre centri essenziali del Paese, non assomiglia affatto al nostro “tocchiamo ferro”, è un qualcosa di ben più prezioso, complesso e profondo tanto da scomodare persino la criminalità organizzata e anche quella disorganizzata. Pensate un po’.
Per confermare il fatto che non scriviamo fesserie proprio sabato 26 aprile al Far East Film Festival — toh, la combinazione, alle 11.30 al Giovanni da Udine — toccherà a “The Stone”, uno dei tre film thailandesi in cartellone, esplorare la materia oscura e benedetta dai monaci buddhisti che contempla un’ampia scelta di oggettistica fatta su misura per soddisfare esigenze multiple.
Ancora qualche dritta prima di perlustrare l’opera di Phra-tae-Khon-gey. Esiste un mercato specifico a Bangkok, lungo la Maharat Road, e la mercanzia abbonda a uso e ad abuso delle centinaia di fedeli alla ricerca di talismani utili alla loro causa specifica. Sono altresì presenti alcune variabili legate alle influenze induiste o dell’Animismo (una concezione tipica di certi popoli convinti che fenomeni e cose possiedano un’anima) altrimenti stiamo nella norma con il solito volto di Buddha, che però ha un nome: Phra Kreuang. Tutto chiaro finora?
Se proprio vogliamo esagerare, esiste un amuleto che gli uomini prediligono: è il Palad Khik. Dicono sia una mano santa per accrescere il fascino a dismisura. Lo state già cercando su Amazon, vero?
Per il successo in ufficio, assicurandovi dunque un uppercut al vostro nemico di scrivania (e chi non lo ha?), fate scorta di Mai Mongkol, un aggeggio formato da nove amuleti con nove legni di diverse piante. “The Stone” analizza il fanatismo, certo, affiancando proiettili, sangue e tradimenti.
Ricordiamoci sempre che il cinema thailandese non è proprio romantico, predilige l’apprensione ai cuoricini. Fatevi un nodo al fazzoletto per i giorni seguenti. In “The Stone” accade che il giovane Ake tenterà di vendere l’intera collezione di amuleti segreti del padre sperando di coprire le fluttuanti spese mediche. Una buona causa, non vi pare? C’è un pezzo fra i tanti, il Somdej, appartenuto in passato a un tale Rat, assassinato da un gruppo di sicari. La follia dilaga se a serpeggiare nel buio domina la tratta dell’oggettistica sacra. Gli esperti cinematografici avvisano che prima della fine si presenta una sequenza di quaranta minuti interamente girata in un’unica stanza. Un capolavoro, dicono i guru. Ancora stasera sul tardi (alle 23.45), sorvolerà la platea del Nuovo uno spirito femminile già comparso nell’edizione del 2024 e fuoriuscito da “Death Whisperer”. Quello di stanotte sarà il sequel che ha fatto saltare i botteghini: 22,8 milioni di euro. Qui, al contrario, gli spiriti sono maligni forte. Al centro dell’universo ci sta un tizio, Yak, sempre sul pezzo, ovverosia con tacca e mirino rivolti al fantasma che non la smette d’infestare casa sua.
Questo offre di norma lo staterello del Sud Est asiatico, settantuno milioni di abitanti. L’industria cinematografica punta a non farti mai uscire sereno e riposato dalle sale, devi avere l’inquietudine addosso, altrimenti non li fai felici.
Al di là del sentimento, i numeri sono dalla parte del Regno, che è riuscito a ribaltare la tendenza classica, ovverosia il tradizionale dominio della filmografia straniera. L’anno scorso, per la prima volta, le pellicole nazionali hanno rastrellato più Baht di quelle importate con il 54 per cento degli incassi. Le produzioni hollywoodiane si sono accontentate di 45 milioni contro i 68 dei locali. Pochissime sono le offerte d’autore. Spopola la magia nera di una signora che si vendica del suo ex. E spunta timidamente la prima trama ("The Paradise of Thorns”) con un sostanzioso sottofondo LGBT: la lotta di un omosessuale non sposato che alla morte del partner perde tutte le proprietà condivise. Nella vita vera c’è una legge a proposito. In Thailandia. —
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