Alberto Moretti: «La fotografia è una lingua»

Inaugurata ieri al Tiare Shopping di Villesse una grande mostra del noto professionista friulano

VILLESSE. Un progetto di rilancio culturale che nasce da una collaborazione sui generis: quella fra un fotografo e un centro commerciale. Corpi. Sociali, urbani, naturali, umani è il progetto ideato dal Tiare shopping di Villesse (il primo Ikea Centre d’Italia) e curato da Alberto Moretti. Contattato lo scorso luglio dalla direttrice del centro Giulia Boiano, il fotografo friulano si è subito innamorato dell’idea di unire un luogo vissuto dalle famiglie e votato allo shopping con la fotografia.

È nato così un progetto visivo in cui sono stati coinvolti otto colleghi del Circolo Fotografico Friulano impegnati, come lui, nella diffusione dell’idea che la fotografia sia una disciplina complessa da non confondere con le centinaia di scatti che siamo comunemente abituati a condividere. Usando una metafora suggestiva, nella presentazione della mostra Moretti ha paragonato la fotografia professionale a una lingua rispetto alla quale le immagini amatoriali si pongono come semplici balbettii. E per dimostrare la validità di questo confronto è sufficiente soffermarsi sulle fotografie che giganteggiano all’entrata di Ikea, appartenenti al ciclo Come olimpici dei in cui Moretti ha immortalato la forza di corpi in movimento. Nella sala mostre al primo piano del centro commerciale la sezione a lui dedicata prosegue con Indian movie faces, progetto già esposto a New York nel 2011, Bamako de Nuit, dedicato alle contraddizioni visibili nella capitale del Mali e, di fortissimo impatto, Intra moenia, foresta di portafoto in cui l’immagine di una donna è affiancata da uno scatto in cui la stessa donna è vista dopo un’ipotetica violenza sessuale. Nella stessa sala e nelle varie aree relax distribuite nei corridoi del centro commerciale si possono poi ammirare le opere di Luca Meroi, Dario Buttazzoni, Maurizio Ciancia, Emanuele Savasta, Daniela delli Zotti, Daniela Roveretto, Ivano de Simon e Franca Filaferro che spaziano da suggestioni picassiane al rapporto con le architetture urbane, da immagini di New York a scatti rubati in Nuova Zelanda e Turchia, testimonianti in entrambi i casi delle realtà socialmente o politicante complesse. E ancora, le contraddizioni dell’Expo di Milano, il curioso abbinamento piedi-paesaggio, la desolante atmosfera dei luna park di notte.(e.m.)

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