Alessandra Viola racconta Linneo: al Giovanni da Udine la lezione dedicata al naturalista svedese

Domenica 8 febbraio alle 11 la giornalista e divulgatrice parlerà del padre della nomenclatura binomiale: «Pensava che gli studi dovessero avere un ruolo pratico»

Fabiana Dallavalle
Alessandra Viola, scrittrice, giornalista e produttrice televisiva protagonista della lezione di scienze al Teatro Giovanni da Udine
Alessandra Viola, scrittrice, giornalista e produttrice televisiva protagonista della lezione di scienze al Teatro Giovanni da Udine

Chi era Carlo Linneo, quanto straordinaria fu l’innovazione che permise alle scienze naturali di raggiungere un livello altissimo di rigore ed esattezza? Quale radicale trasformazione portò il suo metodo di classificazione per definire tutti gli organismi viventi? Domenica 8 febbraio– al teatro Nuovo Giovanni da Udine, va in scena alle 11 il nuovo appuntamento con le Lezioni di Scienze. Per “Carlo Linneo e la natura come sistema” salirà sul palco Alessandra Viola protagonista di un intervento dedicato proprio al medico naturalista svedese vissuto nel 1700.

Scrittrice, giornalista e produttrice televisiva, Viola insegna Comunicazione dell’ambiente al Master in Comunicazione della Scienza e della Salute dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e collabora con “la Repubblica”, “National Geographic” e “Il Sole 24 Ore”. Per la Rai ha scritto e condotto la trasmissione per ragazzi Clorofilla e la rubrica Racconti verdi (Rai3). È autrice di saggi di divulgazione scientifica, tra cui Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale (con Stefano Mancuso, Giunti 2013), Flower Power. Le piante e i loro diritti (Einaudi 2020) e Andare per orti botanici (con Manlio Speciale, Il Mulino 2021). Ha vinto due volte il Premio Gambrinus e due volte il Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica.

Professoressa Viola ci introduce a Carlo Linneo?

«Era un serissimo accademico e studioso con un “caratteraccio”. Noi oggi lo conosciamo per essere il padre della nomenclatura binomiale. Linneo non fu uno scienziato in senso proprio, ma un classificatore che diceva di sé stesso «di non poter capire niente se non è molto ben ordinato». Dobbiamo ricordare che quelli di Linneo sono gli anni in cui, dopo i viaggi di scoperta e le prime circumnavigazioni, cominciano ad arrivare in Europa tante nuove specie di piante e di animali portati come curiosità e anche per capire se potessero avere un utilizzo economico. Linneo è il primo a riuscire a far fiorire un banano e addirittura ad ottenere una banana e lo fa per la Corona Svedese perché lui ha molto chiaro che gli studi devono avere scopi pratici. A proposito del suo “caratteraccio”, tutte le nuove piante che nominò a volte furono omaggio a botanici di fama, ma altre volte quando i botanici si scagliarono contro di lui dicendo che il sistema sessuale per riconoscere le piante era immorale, dedicò loro delle piante brutte, puzzolenti. Era dispettosissimo e aveva un’altissima considerazione di sé stesso. Un personaggio curioso che spero ci farà divertire».

Per non anticipare troppo della lezione lei ha scritto che le piante andrebbero utilizzate in funzione riparatoria e che dovrebbero avere dei diritti riconosciuti.

«Siamo in piena emergenza e purtroppo continuiamo a comportarci come se potessimo disporre di tutto come e più ci pare e piace. In molte parti del mondo sta emergendo la convinzione che per fare rispettare la Natura dobbiamo riconoscerle dei diritti. Ci sono alcune nazioni che addirittura hanno inserito in Costituzione questi diritti. L’ultimo passo che manca è dire che la Natura è fatta di piante. Quando abbiamo voluto riconoscere i diritti degli animali abbiamo riconosciuto proprio i loro e non quelli dell’animalità. Quando abbiamo riconosciuto i diritti degli esseri umani non abbiamo riconosciuto quelli dell’umanità, ma di ogni singolo essere umano. Quindi bisogna riconoscere i diritti di ogni singolo albero, di ogni singola pianta. Non si può riconoscere un diritto generico perché nel mondo attuale non basta. Le leggi ambientali non bastano più per difendere la Natura che è sempre più sotto attacco».

Lei ha scritto “Chiedi a una pianta. Come semi, alberi e fiori ci insegnano a essere felici” edito da Laterza. Qual è il tema?

«È basato sull’idea un po’ curiosa che le piante avendo centinaia di migliaia di anni di evoluzione abbiano immagazzinato molta più esperienza di noi e che questa si possa consultare, entrando più in relazione con il mondo vegetale attraverso esercizi che provo a proporre nel libro. È un libro che mette insieme divulgazione scientifica e filosofia». 

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