Alla riscoperta degli affreschi dell’abbazia di Montecassino
A Roma la presentazione del volume. Bonomo: «Una vicenda artistica complessa»

UDINE. Dare “un nuovo cielo” all’abbazia di Montecassino, muovere le acque, fare uscire dall’attesa la messa in opera di un gigantesco lavoro pittorico che racconta vita e miracoli di San Benedetto.
È questo il senso dell’evento previsto per giovedì 15 febbraio, nel giorno dell’ottantesimo anniversario del bombardamento del Monastero, nella Sala Laurentina della basilica di San Lorenzo in Lucina a Roma, dove sarà ufficialmente presentato il volume “San Benedetto. Affreschi, dipinti e bozzetti per l’abbazia di Montecassino”, scritto da Sergio Favotto e pubblicato da Edizioni Chartesia. L’incontro sarà presieduto dal cardinale Mario Grech, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, e vedrà la partecipazione dell’autore, di Tommaso Stenico (Cappellano magistrale del Sovrano Ordine di Malta).
«Nel libro è tracciata una vicenda umana e artistica molto complessa – anticipa il critico d’arte e curatore Giancarlo Bonomo, che sarà presente all’evento con la collega critica d’arte e curatrice, Raffaella Ferrari –. Si tratta di un caso senza precedenti.
L’abbazia, secondo monastero più antico d’Italia, ha subito quattro distruzioni e altrettante ricostruzioni. L’ultimo sfregio in ordine di tempo il bombardamento del 15 febbraio 1944 ad opera degli anglo americani, che sospettavano erroneamente la presenza di reparti tedeschi.
La basilica fu ricostruita e consacrata da papa Paolo VI nel 1964, ma senza gli affreschi originali di Luca Giordano, irrimediabilmente perduti. Per colmare i vuoti della volta nel 2003, l’allora abate di Montecassino, Fabio Bernardo D’Onorio incaricò Sergio Favotto, (pittore nato a Musano, Treviso, nel 1945, non nuovo alla decorazione di edifici chiesastici), di eseguire gli affreschi per la basilica: un lavoro ciclopico, trattasi infatti di un ciclo di teleri, come nella tradizione veneta».
Purtroppo, la storia dell’arte non è nuova a storie di committenza e stalli, per difficoltà burocratiche e procedurali. Solo quattro grandi affreschi di Favotto sono stati infatti collocati nel transetto, mentre le 51 imponenti tele destinate alla volta (450 metri quadri di superficie dipinta) sono, abate dopo abate, ancora in attesa di essere posizionate.
«Ora – conclude Bonomo– attraverso un prezioso volume da collezione che racconta l’impresa di un grande pittore italiano, che dipinge alla maniera seicentesca, si cerca non solo di restituire quanto umanamente e artisticamente dovuto a un maestro ma di restituire luce alla volta dell’abbazia stessa».
«Le tele sono un’opera immersiva, il cui risultato stilistico è la somma dell’esperienza pittorica di Favotto. Un’occasione per portare alla luce il talento di un artista del nostro tempo, attraverso un’opera tecnicamente sublime, approfondisce Ferrari. Le tele devono solo “andare su”, perché sono già pronte. Basta dire sì».
Il libro presenta in anteprima assoluta il complesso percorso pittorico e le soluzioni definitive, attraverso un ricchissimo apparato iconografico di oltre 150 immagini e un testo bilingue in italiano e inglese. Raffinato gioiello editoriale di grande formato, è destinato a esperti e semplici appassionati. Degne di nota le quattro prefazioni a firma di Fabio Bernardo D’Onorio (arcivescovo e abate emerito di Montecassino), Tommaso Stenico, e gli stessi Giancarlo Bonomo e Raffaella Ferrari.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto