Beppe Carletti: «Rieccoci in Friuli qui siamo a casa»

UDINE. Il mitico gruppo emiliano dei Nomadi sarà in concerto, dopo un anno di assenza dalle scene regionali, alle 21 di mercoledì 26 marzo al Teatro Giovanni da Udine, per iniziativa di Azalea promotion, con le sue inconfondibili canzoni, rese note in buona parte dall’indimenticabile Augusto Daolio.
I Nomadi, che dal febbraio 2012 hanno come vocalist l’ottimo Cristiano Turato, 40 enne padovano, proporranno 51 anni di successi che sono nel cuore di tutti. Di musica e società parliamo al telefono con Beppe Carletti, fondatore del gruppo e leader storico dell’ensemble che annovera ora nelle sue fila lui, Turato, Cico Falzone alla chitarra, Daniele Campani alla batteria, Massimo Vecchi al basso e voce e Sergio Reggioli al violino e voce.
- Per i Nomadi tornare in Friuli è come ritrovare la seconda casa dopo l’Emilia?
«Sì, certamente, qui ci sentiamo come a casa. E questo accade da sempre, in quanto abbiamo da voi tanti amici. In particolare ci sentiamo legati al Friuli perché in tempi diversi abbiamo vissuto il dramma del terremoto, anche se per voi, alla prova dei fatti, è stato come vittime più catastrofico. Ma ci siamo rialzati alla grande, con orgoglio e determinazione. E i Nomadi, così come nel 1976 venimmo a trovare gli amici friulani dopo il sisma, si sono sempre dati da fare per alleviare le sofferenze dei terremotati. Nel giugno del 2012 io con il mio gruppo e tanti artisti emiliani, abbiamo organizzato un concerto a Bologna in collaborazione con il governatore Vasco Errani. Il risultato? Aiuti concreti ai comuni di Mirandola e Carpi, ma anche al mio paese natale, Novi di Modena. E a distanza di quasi due anni molto è stato fatto».
- Avete un album nuovo di inediti in cantiere dopo Terzo tempo, targato settembre del 2012?
«Un album no, ma abbiamo un singolo, Come va la vita, che uscirà venerdì 21 marzo. E molto probabilmente lo eseguiremo anche nel concerto di Udine, in modo che il pubblico possa ascoltare una primizia. Il concerto teatrale ha una dimensione del tutto particolare in quanto, oltre ad affiancare in due ore e mezza abbondanti i grandi brani lanciati da Augusto ad altri più recenti, propone nuovissime scenografie e delle luci molto suggestive».
- Matteo Renzi è l’uomo che può dare un contributo importante per salvare l’Italia?
«Mi auguro sinceramente di sì. L’importante è che alle molte parole lui faccia seguire fatti concreti. Ne abbiamo avuto già uno che per vent’anni ha soltanto promesso senza mantenere nulla e portandoci sull’orlo del baratro».
- Sanremo: dopo le partecipazioni del 1971, del 2006 e del 2010 (dove avete accompagnato Irene Fornaciari nella bella Il mondo piange vi vedrà in futuro ancora protagonisti? E come giudichi l’edizione di quest’anno?
«Ma certo, Sanremo se ben fatto è una vetrina significativa. Però il Festival 2014 mi è sembrato essere in tono minore rispetto al passato. Premetto che non ho avuto modo di seguirlo in diretta ma per quanto ho letto e sentito poi non mi convinto la formula, in particolare per il conflitto di interessi riguardante Mauro Pagani, co- organizzatore e al contempo direttore d’orchestra nella manifestazione. Con Gianmarco Mazzi, quando abbiamo partecipato noi, questo non succedeva».
- Concludiamo con una nota amara. Recentemente è scomparso Paolo Lancellotti, nei Nomadi per tanti anni e che nel 1989, come tutti (tranne Augusto e Dante Pergreffi, scomparsi nel 1992) lasciò spontaneamente il gruppo creandovi qualche problema. Come ti poni di fronte a questo lutto?
«Ho per Paolo il massimo rispetto e lo ricordo per ciò che ha dato alla musica. La morte ci rende tutti uguali».
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