Bianconi: «Racconto la Milano del futuro che è sempre Milano»

Milano 2020. Quella di un futuro troppo vicino per non essere scambiato con il presente è lo sfondo di “La resurrezione della carne”, romanzo di Francesco Bianconi, leader dei Baustelle alla sua piú...

Milano 2020. Quella di un futuro troppo vicino per non essere scambiato con il presente è lo sfondo di “La resurrezione della carne”, romanzo di Francesco Bianconi, leader dei Baustelle alla sua piú recente prova letteraria, pubblicata quest'anno da Mondadori e presentata ieri a Pordenonelegge. Piú che una semplice presentazione, una performance che ha unito le parole alla musica. Legame inevitabile quando si tratta dei Baustelle, cosí naturale da spingere Bianconi a precisare che nella scrittura, nella scelta della storia e nel modo di raccontarla ha cercato di essere «il meno Baustelle possibile, di dimenticare la cifra stilistica dei Baustelle per fare una cosa diversa, per instaurare un mondo a 360 gradi che fosse diverso da quello già frequentato con le canzoni». Una Milano del futuro, tremendamente simile alla Milano di oggi, con le sue ossessioni, quella della gastronomia per esempio. Perché, in fondo gli zombi, quei personaggi fantascientifici che hanno popolato l'horror fatto di sangue, bevuto e mangiato, non sono poi «molto diversi da certi individui di oggi, che mangiano continuamente». Divorano a ciclo continuo, qualunque cosa, dal glamour alla plastica ben confezionata, senza in fondo fare molta differenza. Scrivere? Per Bianconi è la passione da bambino, a chi gli avrebbe fatto la tipica domanda: “Cosa vuoi fare da grande?”, Bianconi avrebbe risposto deciso: “Lo scrittore”. Era questa la sua passione. Poi la musica, il rock, ha avuto il sopravvento: casualità, circostanze? Forse questo e tutto il resto, ma di fatto scrivere è il modo «per raccontare delle storie», una passione che non si è arenata, e quando il “mercato” l'ha chiesto, il cassetto si è aperto facendo comparire il lavoro che attendeva da tempo. Ma non solo. «Ci sono delle storie - precisa Bianconi - che hanno bisogno di tempi piú lunghi, di un respiro piú ampio di quello che può trovare in una canzone, e quindi, perché tenersele dentro?». Già, perché? Cosí ha poco senso nel suo caso, come in quello di altri musicisti scrittori, cercare per forza una distinzione, uno stacco, un mondo altro dallo scrivere di parole di musica. Perché in fondo, musica e parole, presente e futuro, in realtà non sono poi cosí diversi.

Gabriele Giuga

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