Bonacossi riscopre la piana di Gaugamela dove Alessandro Magno sconfisse Dario III

Il ricercatore friulano ha presentato a Roma i risultati di sette anni di scavi nel Kurdistan iracheno. Lo scontro nel 331 avanti Cristo
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«Abbiamo individuato il campo di battaglia in cui nel 331 avanti Cristo Alessandro Magno ha sconfitto definitivamente l’imperatore persiano Dario III: la piana della Battaglia di Gaugamela». È una scoperta straordinaria per la storia dell’archeologia ed è stata l’Università di Udine a compierla, dopo sette anni di scavi e studi nel Kurdistan iracheno, grazie alla missione archeologica “Terra di Ninive” (Land of Nineveh Archaeological Project) condotta dal professore Daniele Morandi Bonacossi dello stesso ateneo udinese.

La notizia è stata ufficialmente data ieri a Roma, a palazzo Ferrajoli, in piazza Colonna, alla stampa con interventi a nome dell’università da parte dello stesso Morandi Bonacossi e di Andrea Zannini direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale; dell’Assessore all’Istruzione Ricerca, Università Alessia Rosolen in rappresentanza della Regione Friuli Venezia Giulia, finanziatore del progetto assieme alla Fondazione Friuli; di Ettore Janulardo, per il Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale e di Ahmad A. H. Bamarni Ambasciatore della Repubblica dell’Iraq in Italia.

Il luogo della battaglia è stato identificato in Gir – e Gomel (letteralmente “collina di Gomel”), la piana situata ai piedi delle prime alture dei Monti Zagros, grazie a efficaci elementi di ordine linguistico prima d’ora mai considerati. «Il toponimo Gomel – così Morandi Bonacossi – in epoca medievale (IX dopo Cristo) si chiamava Gogemal che è una corruzione del toponimo greco Gaugamela e quest’ultima deriva dal toponimo di epoca assira (VIII – VII sec avantiCristo) Gammagara o Gamgamara».

Grazie agli scavi effettuati in questi anni dell’ateneo udinese si è potuto considerare che tale sito è protagonista di una grande espansione dalla fine del IV secolo avanti Cristo ovvero proprio dopo la vittoria di Alessandro: «Quella battaglia, con la vittoria definitiva di Alessandro, segna infatti la fine dell’Impero Achemenide e la nascita del nuovo impero, esteso dalla Macedonia fino alla valle dell’Indo, odierno Pakistan, passando per gran parte dell’Asia centrale. Nasce e si diffonde così quel momento straordinario che fu l’Ellenismo, in cui la storia cambia cavalli, Oriente e Occidente si incontrano la prima volta dopo le disastrose guerre persiane con l’innesto della cultura greca, globalizzata, sulle culture locali orientali».

A rafforzare questa tesi anche il ritrovamento, o meglio la rilettura di alcuni rilievi rupestri già noti, situati sulle prime alture a ridosso della piana.

Questi rilievi dimostrano una stretta relazione con la vittoria di Alessandro: «In un rilievo si può secondo noi identificare Alessandro a cavallo che riceve la corona della vittoria da una Nike. Il rilievo si trova forse proprio sotto la montagna che, secondo le fonti, dopo la battaglia fu ribattezzata Monte Nikatorion, “il monte della vittoria”, mentre un secondo rilievo è ubicato a 20 chilometri di distanza dalla piana – campo di battaglia, in un sito dove già i re assiri avevano scolpito i loro volti».

In sette anni di lavori il progetto Terra di Ninive ha individuato millecento siti e ha ricostruito un fitto paesaggio culturale e storico che racconta lo spessore di questi luoghi dall’antichità ai giorni nostri.

In questo ambito si svolge anche la valorizzazione del monumentale sistema d’irrigazione costruito dal re assiro Sennacherib nel 700 avantiCristo per portare l’acqua a Ninive: una rete di canali lunga 250 chilometri con acquedotti (i primi in pietra della storia), dighe, sbarramenti, argini, e grandi rilievi rupestri fatti scolpire dal sovrano sulle montagne nel punto in cui veniva deviato il corso naturale dell’acqua.

Operazioni culturali che porteranno vantaggi al turismo e all’economia, grazie alla collaborazione con gli operatori locali e con la formazione degli stessi sul solco dell’archeologia moderna e della cooperazione internazionale, a superare i quarant’anni di destabilizzazione provocata dalla guerra.
 

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