Brucia ancora quell’estate: il nuovo album di Paolo Paron racconta il tempo
Il polistrumentista friulano ha pubblicato il suo nuovo Ep, uscito per Resisto su tutte le piattaforme digitali. “Resistenza in Festa”, a Udine, venerdì 25 aprile , dalle 15.30 nel Parco Ardito Desio.

Un’estate che continua a bruciare, anche quando l’aria si fa fredda e la luce cambia inclinazione. Un’estate interiore, fatta di ricordi, di incontri, di parole dette e rimaste a metà. A raccontarla – o meglio, a cantarla – è Paoloparòn, al secolo Paolo Paron, cantautore e polistrumentista friulano, con il suo nuovo Ep “Brucia ancora quell’estate”, uscito alcuni giorni su tutte le piattaforme digitali per l’etichetta (R)esisto, con la produzione artistica di Michele Guberti (Massaga Produzioni).
Un viaggio nei piccoli grandi frammenti dell’esistenza, scanditi da un unico vero protagonista, il tempo. «Ho sempre scritto canzoni. Lo faccio perché ne ho bisogno», spiega l’artista. Un’urgenza. Le cinque tracce che compongono il disco – Vorrei avere vent’anni, Vaniglia (rosso, giallo, arancione), Freud e le anguille, Petricore e Bambini punk – nascono così, da uno sguardo attento verso il mondo e verso sé stessi. Dalla voglia di raccontare ciò che spesso non trova spazio nel rumore quotidiano.
«A volte mi imbatto in situazioni, persone, fatti di cronaca, che sento meriterebbero essere cantati. A cantarli si fa prima, si condividono meglio», racconta Paolo. Il tempo, dunque. Non quello misurabile con orologi o calendari, ma quello personale, esperienziale. «Non era per niente consapevole, mi sono accorto a posteriori che questo è diventato il filo conduttore. Forse perché lavoro con ragazzi giovani (è educatore nel campo della salute mentale e insegna musica ai bambini) e il loro rapporto col tempo è diversissimo dal mio».
Una consapevolezza che esplode nel primo singolo “Vorrei avere vent’anni”, in cui il passato si intreccia con l’oggi, domandandosi cosa direbbe l’uomo di oggi al ragazzo che è stato. “Il tempo del pensionato non è il tempo dell’operaio, e non è il tempo del ragazzo in cerca di lavoro. Il tempo davanti a uno schermo o davanti a un bicchiere…”, dice, tratteggiando un mosaico di vite.
Il disco è nato in un angolo di campagna ferrarese, lontano dalle montagne friulane di Paolo. «Quando sono arrivato lì, non sapevo di cosa avrei cantato. Quando sono tornato a casa era tutto intorno a me: le persone che incontro ogni giorno, le loro fragilità, l’incomprensione, il rifiuto o l’accettazione del tempo che è il nostro spazio».
“Brucia ancora quell’estate” segna anche un cambio di passo nella scrittura di Paoloparòn. Dopo anni di sperimentazioni teatrali, musicali, collettive – come l’esperienza con l’Orchestra Cortile o i progetti per il teatro e il circo contemporaneo – l’Ep è un ritorno alla forma canzone più tradizionale, più “pop”, più “rock”. «È un approdo, forse provvisorio, a una comunicazione più diretta. Ho scritto sempre senza regole, stavolta ho dato forma a canzoni più classiche nella struttura, ma senza perdere in autenticità».
L’osservazione è parte fondante della sua poetica. Ma c’è anche molto di autobiografico. «Direi entrambe le cose, ma in questo disco è più forte lo sguardo verso l’esterno. È un modo per condividere».
Nell’affollato panorama musicale indipendente italiano, Paoloparòn si ritaglia uno spazio suo. «Guardo a una scena che esiste ancora: i Tre Allegri Ragazzi Morti, Giorgio Canali…C’è ancora una nicchia di pubblico che cerca contenuti, non clic. Il paradosso è che oggi abbiamo accesso a tutto, ma questo ci impigrisce, ci appiattisce». Le influenze sono molte, ma il cuore è saldo. «Io ascolto molto Guccini. Sai com’è, quando uno vuole sentirsi a casa…». E forse è proprio questo che offre “Brucia ancora quell’estate”: una casa accogliente, fatta di parole sincere e melodie che sanno toccare corde profonde. Per chi volesse ascoltarlo dal vivo, Paoloparòn sarà tra gli ospiti di “Resistenza in Festa”, a Udine, venerdì 25, dalle 15.30 nel Parco Ardito Desio.
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