Buster Keaton e Charlie Chaplin: due giganti del Muto a confronto

Il clou delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone sono le proiezioni accompagnate da un’intera orchestra, e sabato 14 per la serata di chiusura l'Orchestra da Camera di Pordenone, diretta da Ben Palmer, ha magistralmente eseguito l’ottima partitura di Daan van den Hurk per due capolavori in successione: “The Pilgrim” (“Il pellegrino”, 1923) di Charlie Chaplin e poi “Sherlock jr.” (“La palla n° 13”, 1924) di Buster Keaton.
Due classici “a specchio”, perché proiettare insieme Chaplin e Keaton vuol dire mettere a confronto due giganti totalmente diversi. Il dickensiano Chaplin viene dalla povertà nei bassifondi di Londra, che ha conosciuto e mai dimenticato. Il “saltarello” Keaton viene dalla tradizione del vaudeville americano, in cui i suoi genitori, attori, lo fecero esordire a tre anni.
In “The Pilgrim” Charlot è un evaso, si traveste con gli abiti rubati a un pastore protestante, e il caso lo costringe a fingersi pastore in una piccola città.
Nel cinema di Chaplin, acutissimo osservatore del comportamento umano (sorridente osservazione sull'ipocrisia: l’anziano della severa chiesa protestante ha una bottiglia di whisky nella tasca dei calzoni), tutto è ricondotto alla sua straripante presenza. Parafrasando Protagora, “Charlot è la misura di tutte le cose”.
In “Sherlock jr.” Buster Keaton è un proiezionista e aspirante detective; accusato ingiustamente, sfoga la sua frustrazione entrando in sogno come investigatore infallibile nel film che sta proiettando al cinema.
Cantore dell’eterna lotta contro le cose, Keaton è autore di geniali geometrie di cui si potrebbe tracciare lo schema con squadra e matita. La superba scena della palla n. 13 (che è una bomba), sempre sfiorata e mai colpita nella partita a biliardo, potrebbe essere il simbolo di tutto il cinema keatoniano.
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