Capucci a Villa Manin: “Prospettive” di seta in mezzo agli affreschi
Si inaugura venerdì la mostra monografica dedicata allo stilista. L’Erpac sta pensando di dedicargli uno spazio permanente

Quella che si inaugura domani, venerdì, alle 18 è la prima mostra monografica che Villa Manin dedica al grande couturier romano Roberto Capucci.
In precedenza, nel 2012, erano state ospitate sue creazioni all’interno di un’esposizione di costumi teatrali di vari stilisti. Quindi, nel 2018, era stata la volta di un’altra iniziativa dal titolo “L’atelier dei fiori”, allestita di seguito anche ai Musei provinciali di Borgo Castello, a Gorizia: in questo caso, gli abiti di Capucci erano in dialogo con le fotografie di Max Gardone. Se l’inaugurazione di “Prospettive a Villa Manin” è ormai imminente, un altro omaggio è in corso a palazzo Attems Petzenstein, nel capoluogo isontino: la mostra “Italia Cinquanta Moda e Design.
Nascita di uno stile”, comprende infatti nel suo suggestivo percorso tra oggetti, arredi, accessori e moda, anche sette abiti firmati da Capucci negli anni Cinquanta, quando giovanissimo cominciava a creare le sue collezioni.
Non è tutto. Proprio negli ambienti di Villa Manin, l’Erpac, che li gestisce, sta pensando di dedicare uno spazio permanente a lui dedicato.
«”Prospettive” dovrebbe quindi essere un prologo, il preliminare di un omaggio a mio zio – racconta Enrico Minio Capucci, direttore della Fondazione Capucci, che ha sede proprio nella villa di Passariano –. Stiamo pensando a come realizzarlo.
Ci piacerebbe che fosse collocato nell’esedra o in una delle barchesse e che i suoi contenuti cambiassero ogni sei mesi di modo da proporre una lettura particolare, meno conosciuta, dell’opera di Capucci, per esempio evidenziando le connessioni tra il suo lavoro e i movimenti artistici degli anni Settanta.
Ciò sull’esempio di quanto si faceva a Villa Bardini, a Firenze (dove un tempo aveva sede la Fondazione, ndr). Certo, non si tratterebbe del Capucci maestoso che in “Prospettive” si può ammirare, che poi è anche quello che gli appassionati hanno potuto conoscere al Labirinto di Franco Maria Ricci a Fontanellato, nella mostra terminata da poco.
Personalmente, mi piacerebbe che emergesse il suo tratto sperimentatore, l’uso di materiali alternativi come la plastica, il bambù, la paglia, i sassi, l’ottone. In quest’ottica, si inserirebbe il cappotto creato del 1968, incredibilmente simile ai cretti di Burri che l’artista umbro iniziò a realizzare nel 1972.
Ciò a evidenziare come ci fosse nell’aria, in quegli anni, un certo spirito culturale, che metteva in relazione artisti che operavano in campi diversi».
“Prospettive” si articola in sedici creazioni in dialogo con gli affreschi del pittore settecentesco Pietro Oretti.
I pezzi, con molti abiti da sposa, appartengono agli anni Ottanta e Novanta, senza trascurare alcune sculture dei Duemila, quando lo stilista decise di uscire dal sistema moda, dal mondo delle sfilate, dei calendari obbligati.
A quel tempo, infatti, Capucci, non voleva più essere schiavo del mercato, preferendo orientarsi su ciò che amava profondamente. Si possono quindi ammirare opere che denotano una libertà maggiore.«In sostanza - aggiunge Enrico Minio Capucci - nel percorso si evidenzia la sua uscita dal sistema moda e la sua entrata in quello dell’arte.
Del resto, l’arte era un universo che gli apparteneva anche prima, avendola studiata a scuola, mentre alla moda si era approcciato in modo tutto sommato casuale».
“Prospettive” resterà visitabile fino a domenica 17 settembre da martedì a domenica dalle 10 alle 19. Per venerdì 2 giugno e per il giorno di Ferragosto sono previste aperture straordinarie.
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