Caravaggio friulano? Venezia lo promuove e Sgarbi: lo esaminerò

UDINE. Si riaccendono i riflettori sulla presenza a Udine di un dipinto del genio Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Si tratta del controverso San Francesco che riceve le stigmate custodito nei Civici Musei della città e considerato da diversi studiosi una copia di altissima qualità dell’originale custodito ad Hartford (Connecticut) nel Wadsworth Atheneum.
Sabato a Venezia, nella sede dell’Ateneo veneto, alle 17, sarà presentato il libro del pittore e restauratore Clauco Benito Tiozzo “Il San Francesco che riceve le stigmate del Caravaggio della chiesa di Fagagna”.
L’autore, incaricato di eseguire uno studio dal parroco di Fagagna, don Adriano Caneva, da sempre convinto sostenitore dell’autenticità dell’opera, propende decisamente per la paternità caravaggesca.
Nel luglio 2014 il dipinto fu oggetto di indagini tecniche approfondite e i risultati vennero in parte esposti in una mostra in Castello, curata da Linda Borean, titolare della cattedra di Storia dell’Arte Moderna a Udine, e dallo studioso udinese Massimo De Sabbata, dal titolo “Rebus Caravaggio”, che lasciò la questione aperta.
«I risultati del nostro studio sono in corso di pubblicazione» ha riferito la Borean, al telefono. Sulla questione, che per molti aspetti rimane ancora un vero e proprio rebus, abbiamo sentito Vittorio Sgarbi, chiedendogli un parere.
«Esporrò dal 21 novembre il dipinto nella mostra Caravaggio e il suo tempo al Castello di Miradolo, in Piemonte, mettendolo a stretto confronto con degli originali. Sarà dunque un’ottima occasione di approfondimento perché potrò valutarlo con piú attenzione da vicino».
Il dipinto venne realizzato quando Caravaggio era ancora vivo e fu una forma di riconoscenza da parte del banchiere ligure Ottavio Costa, mecenate di Caravaggio, verso l’abate friulano Ruggero Tritonio a cui lasciò il quadro per testamento nel 1606.
«ll libro che viene presentato - dice Sgarbi - serve a difendere il quadro dalla prevalente indicazione della critica che si tratti di una copia di quello di Hartford. C’è una linea prevalente abbastanza convincente che Caravaggio non abbia mai fatto repliche e invece ultimamente qualche replica si ammette (per il San Francesco del Caravaggio se ne annoverano a oggi in tutto cinque, compresa quella di Udine, ndr.).
Nel momento in cui ha prevalso la teoria che Caravaggio non faceva repliche - prosegue Sgarbi - il confronto con quella di Hartford ha fatto ritenere che fosse l’originale. D’altra parte la cosa non è legata a dei princípi oggettivi perché per ossequio al grande critico Roberto Longhi consideriamo da sempre che il “Fanciullo morso da un ramarro” presente nella sua collezione sia originale cosí come la versione che sta a Londra. Potrebbe essere lo stesso per il dipinto udinese e per quello americano».
Dunque due quadri entrambi autentici? «Al momento non posso esprimere un parere perché non me lo ricordo nel dettaglio. All’epoca in cui venivo a Udine e lo vedevo, si riteneva che il quadro fosse autografo invece in tempi piú recenti è passata in primo piano la teoria contraria.
È una storia che capita spesso ai quadri. È chiaro che il parroco di Fagagna lo difende, cosí come fecero gli studiosi del passato, tra cui il Fiocco, mio caro amico. Però a vederlo nell’immagine che mi han mandato è un’opera di buona qualità».
A lei riuscirà di confrontare la copia udinese con quella di Hartford? «No, perché avere quella di Hartford in mostra comporta costi troppo alti. Però un confronto aiuterebbe molto».
Nei risultati della mostra udinese del 2014 emerse che l’opera presenta diversi “pentimenti” o aggiustamenti sotto i primi strati di colore. «Normalmente considero le analisi scientifiche un modo per dare agli incapaci una compensazione scientifica alla mancanza di occhio, che distingue il vero conoscitore. Però la presenza di pentimenti è un elemento positivo a favore dell’autenticità dell’opera».
. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto