La casa di Zigaina acquistata dalla Regione: sarà un centro dedicato all’arte
L’abitazione cividalese del pittore e saggista ospiterà ricerche e riflessioni sulla creatività contemporanea. un luogo dove l’amico Pier Paolo Pasolini trascorreva lunghi periodi
Un centro di gravità culturale, un percorso di crescita artistica, un polo di ricerca dell’arte contemporanea. Casa Zigaina, una specie di Narnia, o Terra di Mezzo, e ve lo diciamo servendoci della ben nota letteratura fantastica, che si palesa in una esplosione di natura appena attraversata Cervignano in direzione Grado, per capirci — questo e forse molto altro diventerà con l’acquisizione da parte della Regione Fvg.
Un percorso voluto dal presidente Massimiliano Fedriga — «È come restituire alla comunità un bene fondamentale, un patrimonio cittadino e, perché no, italiano» — suggerito dalla figlia dell’artista Alessandra e sostenuto dalla politica con qualche iniziale contestazione da parte dell’opposizione per “spese non oculate”, 850 mila euro, come ha rivelato nella conferenza stampa di martedì 17 dicembre l’assessore Sebastiano Callari, allestita non a caso nella dimora più glamour della residenza dove l’amico Pier Paolo Pasolini sostava per lunghi periodi, riposando in un letto sul celebre soppalco.
La location decisamente appartata rispetta il sentimento di Giuseppe Zigaina, nato nel 1924 (e si avviano alla conclusione le celebrazioni per il centenario, compresa una mostra romana in corso, sotto l’egida del progetto firmato da Francesca Agostinelli e da Vania Strukelj, “Zigaina 100/Anatomia di una immagine”) e scomparso nel 2015, uomo piuttosto schivo, lontano dalle prime pagine, sebbene la sua magnifica abitazione abbia accolto amici, icone del cinema, del canto, dello sport, chiunque avesse il desiderio di immergersi in una specie di esistenza parallela con protagonista la chiacchiera colta e artisticamente intrigante.
Pasolini scelse la definizione di “ospitalità sincera” per descrivere il fantastico via vai (e qui c’è un altro titolo di film ad aiutarci) di personalità per nulla preoccupate dal farsi notare. Ora lo sappiamo, ma al tempo i loro profili marcati sfuggivano alla caccia dei paparazzi.
Lo ha ricordato il vicepresidente Mario Anzil: «Anche noi avremo la nostra Casa Zigaina, così come i francesi in Costa Azzurra esibiscono con orgoglio le visite nelle abitazioni di Matisse e di Picasso, per riportare due esempi eclatanti». Rinforza il pensiero Fedriga: «Vogliamo far vedere a chiunque lo desideri dove nasce l’arte».
Anna Del Bianco, direttore centrale di cultura e sport — con accanto il direttore centrale Patrimonio Marco Padrini e la nuova direttrice generale dell’Ente regionale per il patrimonio culturale del Fvg Lydia Alessio-Vernì — ha rievocato gli incontri preparatori con l’ex assessore Tiziana Gibelli e con Alessandra Zigaina «che si rivelarono lungimiranti. Ora tutto ciò è un regalo prezioso e inaspettato».
Per ricordare alcune generalità del quartiere Zigaina, inaugurato nel 1959, abitato dalla famiglia per oltre cinquant’anni, va detto il nome di colui che ideò l’originale complesso abitativo, l’architetto Giancarlo De Carlo, autore di una suggestiva planimetria della casa costruita su una geometria formata da cinque ottagoni irregolari. Lo stesso maestro friulano collaborò per stabilire con precisione i luoghi dove ogni suo gesto preciso sarebbe stato compiuto: il lavoro sulla tela, sulle cornici, lo svago, il fogolâr circolare incassato rispetto al pavimento, lo studio scelto in quanto tagliato da una luce particolare. Ed è ancora Pasolini a venirci in soccorso per la migliore descrizione: «Un piccolo campo di concentramento», scrisse il poeta di Casarsa.
«Stamattina — ha raccontato Alessandra Zigaina, giornalista Rai — mi stavo preoccupando di sistemare alcune piante, poi mi sono detta: sì, ma non è più tuo questo giardino. È difficile abbandonare i tuoi spazi dell’infanzia, me me ne rendo conto, come altrettanto complicato sarebbe stato occuparmi di tutto questo abitando a Trieste. Mi suggerirono di parlarne con il presidente Fedriga. Gli raccontai dell’archivio, che mai avrei voluto smembrare, e del resto. Ricordo la sua attenzione, come se in quel momento lui fosse con me e già immaginasse il futuro».
A fissare un passato indimenticabile, quello di un giovane ventiquattrenne già tra i protagonisti della XXIV Biennale internazionale d’arte di Venezia e a trentacinque nel gotha dei migliori pittori italiani. Incisore, fotografo, scenografo, Zigaina utilizzò più linguaggi espressivi che confluirono in un’arte orientata all’impegno civile, con la complicità di una visione esistenziale capace dei più profondi temi umani analizzati in rapporto alla storia e alla memoria.
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